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SIGMA 14-24mm F2.8 DG DN | Art – Recensione di JuzaPhoto

di PHocus Magazine

SIGMA 14-24mm F2.8 DG DN | Art - Recensione di JuzaPhoto

Una nuova recensione di JuzaPhoto sull’obiettivo SIGMA.
Le sue recensioni sono il frutto di test in studio e all’aperto che servono a verificare sotto ogni aspetto la qualità costruttiva
e le capacità dell’obiettivo durante le riprese in diverse situazioni d’uso, anche le più estreme.

SIGMA 14-24mm F2.8 DG DN | Art - Recensione di JuzaPhoto
SIGMA 14-24mm F2.8 DG DN | Art - Recensione di JuzaPhoto
SIGMA 14-24mm F2.8 DG DN | Art - Recensione di JuzaPhoto
SIGMA 14-24mm F2.8 DG DN | Art - Recensione di JuzaPhoto
SIGMA 14-24mm F2.8 DG DN | Art - Recensione di JuzaPhoto
SIGMA 14-24mm F2.8 DG DN | Art - Recensione di JuzaPhoto

Il Sigma 14-24mm f/2.8 DG DN Art è un grandangolo che permette di coprire le focali più estreme, offrendo al tempo stesso luminosità f/2.8, un peso ragionevole e un prezzo attorno ai 1500 euro: una combinazione eccezionale che ho testato sul campo sia in versione L-Mount, sul sensore da 60 megapixel della Sigma FP L, che in versione Sony FE sulla A7r III da 42 megapixel.

Lo zoom grandangolare f/2.8 è un grande classico per i paesaggisti: permette di affrontare tanto foto in diurna come le notturne, passando al diaframma più aperto quando necessario. Col tempo, ho avuto l’occasione di provarne tantissime e seguirne l’evoluzione: ricordo bene i primi 16-35mm f/2.8 con cui ho scattato ormai quasi due decenni fa; ottiche professionali e costose, ma con qualità tutt’altro che impeccabile, specialmente rispetto al prezzo. Non c’è dubbio che progettare uno zoom grandagolare luminoso non sia impresa facile, e all’epoca la tecnologia non permetteva di arrivare a risultati eccelsi; gli angoli, in particolare, erano sempre abbastanza mediocri.

Col tempo, sono arrivate nuove focali e importanti miglioramenti ottici: nel 2007, Nikon è stata la prima a introdurre un 14-24 f/2.8, obiettivo molto migliore rispetto alla media dell’epoca e con una gamma di focali mai vista prima, ma dimensioni considerevoli e peso attorno al chilo. Anno dopo anno, la tecnolgia è andata migliorando, e l’avvento delle mirrorless ha permesso di progettare nuove ottiche con una nitidezza che in passato sarebbe stata impensabile.

Ed ecco il Sigma 14-24mm f/2.8 DG DN Art: con 795 grammi di peso, è uno dei 14-24mm più leggeri sul mercato; Sigma ha ridotto enormemente peso e ingombro rispetto al precedente Sigma 14-24 f/2.8 per reflex. Nikon è l’unico marchio ad avere un 14-24 più leggero (650 grammi), ma in una fascia di prezzo significativamente più alta.

Essendo un’ottica solo per L-Mount e Sony E-Mount, l’unico concorrente diretto è il Sony FE 12-24mm f/2.8 GM: un’ottica senza dubbio eccellente, ma con un prezzo elevatissimo, il doppio del Sigma. Per portarsi a casa il Sony dovrete spendere 2800 euro; il Sigma costa 1400 euro e con quello che risparmiate potete prendere un’ottima mirrorless o completare il corredo col Sigma 24-70mm f/2.8 DG DN Art II (che costa anche sui 1400 euro; in altre parole col costo del Sony vi portate a casa sia Sigma 14-24mm f/2.8 DG DN Art che Sigma 24-70mm f/2.8 DG DN Art II).

Le dimensioni sono abbastanza simili a quelle del 16-35 f/2.8: in altre parole, pur non essendo minuscolo, non è neanche esageratamente grande come alcuni dei suoi precedessori; è un obiettivo con cui si può facilmente viaggiare. La costruzione è solida e professionale; il barilotto dell’obiettivo è in buona parte occupato dalla ghiera zoom e dall’ampia ghiera di messa a fuoco manuale (focus-by-wire, come sulla maggior parte delle ottiche moderne: in altre parole, la ghiera non è collegata fisicamente alle lenti, ma è un controllo che fa muovere le lenti tramite il motore dell’autofocus).

E’ presente un pulsante di blocco messa a fuoco e il classico selettore AF/MF. Lo zoom è parzialmente interno: zoomando tra 14 e 24mm la lente frontale si sposta avanti o indietro di alcuni millimetri, anche se sempre all’interno della sagoma dell’obiettivo, che quindi non cambia la sua lunghezza. Il paraluce, come sulla maggior parte dei grandangoli estremi, è fisso e incorporato, e ha più la funzione di proteggere la lente frontale che di evitare i riflessi.

L’autofocus, tramite stepper motor, è velocissimo – anche grazie alle focali molto corte – e totalmente silenzioso. Non è presente stabilizzazione d’immagine, ma sulla maggior parte delle fotocamere moderne questa è disponibile sul sensore, il che compensa alla mancanza nell’obiettivo.

Ho testato il 14-24 DN sul sensore da 42 megapixel della Sony A7r III, scattando alle focali principali (14mm, 19mm e 24mm) e ai due diframmi che considero più significativi su un’ottica del genere: f/2.8, importante per l’utilizzo in notturna, e f/11, il diaframma che utilizzo di più nella fotografia paesaggistica in diurna, dato che offre un’ottima combinazione tra profondità di campo e nitidezza (da f/16 in poi sui sensori big megapixel si comincia a notare la perdita dovuta alla diffrazione). Vediamo come sempre i ritagli al 100% dal file RAW; cominciamo dalla resa al centro.

Come ormai mi aspetto dalle moderne ottiche Sigma DN, la nitidezza al centro è perfetta a tutte le focali e già al diaframma più aperto; chiudere il diaframma non porta miglioramenti, e anzi c’è una leggerissima perdita di contrasto dovuta alla diffrazione.

A tutta apertura, gli angoli più estremi sono discreti a 14mm, poco incisi a 19mm e buoni a 24mm. A f/11 abbiamo invece la perfezione assoluta a tutte le focali. Per le foto in diurna il 14-24 DN è quindi promosso a pieni voti; per le notturne bisogna accettare un po’ di morbidezza negli angoli a f/2.8, anche se quest’ultima tutto sommato non è particolarmente problematica: è presente solo negli angoli più estremi, e non dobbiamo dimenticare che stiamo osservano un’immagine enormemente ingrandita (42 megapixel!).

La distorsione è sorprendentemente corretta a 19mm e 24mm, mentre a 14mm è abbastanza marcata. La vignettatura a f/2.8 è chiaramente visibile a 14mm, mentre diventa meno pesante alle focali intermedie e lunghe. Sia distorsione che vignettatura possono essere corrette efficamente via software, e come quasi tutte le ottiche moderne anche il Sigma 14-24 DN è pensato per sfruttare le correzioni software, unico modo per ottenere una lente così leggera e compatta.

Il 14-24mm si può certamente definire “il re dei grandangoli”, tuttavia, non bisogna dimenticare le peculiarità di queste ottiche: parliamo di focali cortissime, con un angolo di campo enorme. Se sfruttato nel modo giusto, permette di creare foto con una forte tridimensionalità e paesaggi spettacolari; bisogna però fare attenzione (soprattutto nelle vedute cittadine e architettoniche) alle linee cadenti, e trovare scene che si adattato a un angolo di ripresa così ampio, altrimenti si avrà solo tanto spazio vuoto.

Nell’uso sul campo, ho sentito spesso l’esigenza di abbinargli uno zoom standard: certamente il 14-24mm non è un obiettivo da utilizzare come unica lente; è una gamma di focali che va completata con un 24-105 (o per i miei gusti sarebbe ancora meglio un 24-200mm di qualità, ma al momento manca ancora nella gamma Sigma, così gli ho abbinato il 28-105mm f/2.8 DN). Scattando con una big megapixel abbiamo un notevole margine di ritaglio e possiamo “stringere” l’inquadratura fino all’equivalente di un 35 o 40mm, ma comunque l’abbinamento a uno zoom standard rimane la soluzione migliore.

La minima distanza di messa a fuoco è 0.28 metri; tuttavia, scattando a diaframmi chiusi sarà possibile avere a fuoco anche zone più vicine, specialmente alle focali più corte; a 14mm la profondità di campo è estesissima e rende possibile inquadrare oggetti in primissimo piano per dare profondità alla scena.

Il diaframma f/2.8 mi è tornato utile in più occasioni. Nelle foto in notturna, come la seguente, scattare a f/2.8 permettere di mantenere gli ISO entro valori ragionevoli; per questa foto ho potuto usare 3200 ISO, mentre con un f/4 mi sarei dovuto spingere a 6400 e con un f/5.6 addirittura a 12800 (non potendo allungare ulteriormente il tempo di scatto, altrimenti le stelle sarebbero venute completamente mosse).

In altri casi, come abbiamo visto per la foto della cattedrale di Parma, il diaframma luminoso ha permesso di scattare a mano libera in ambienti poco illuminati.

Si può anche sfruttare l’enorme angolo di campo e la prospettiva per cambiare le proporzioni tra gli elementi della foto, come possiamo vedere nei due esempi seguenti. Nella prima, ho scattato sotto la superficie ghiacciata del lago di Resia, sfruttando una crepa tra le lastre di ghiaccio vicine alla riva. Pur essendo uno spazio molto piccolo, l’angolo del 14-24 ha reso possibile portare a casa questa foto, dove l’assenza di elementi che diano senso di scala crea un’immagine irreale che potrebbe essere tanto un minuscolo frammento di ghiaccio come un’enorme caverna.

Nella seconda foto, quasi ho appoggiato la fotocamera sul selciato e ho sfruttato una piccola pozzanghera per avere un po’ di riflesso; in questo caso la prospettiva fa apparire la pozzanghera molto più grande di come era in realtà, andando a occupare l’intero primo piano e bilanciando la composizione.

In termini di qualità ottica, direi che è ottimo, pur non raggiungendo la perfezione assoluta di zoom più moderni come il Sigma 28-45mm f/1.8 DN; mostra qualche limite negli angoli più estremi a f/2.8, ma nel complesso la nitidezza è molto soddisfacente, specialmente nell’uso in diurna.

La gamma di focali, abbinata al diaframma f/2.8, lo rende una lente da sogno per i fotografi paesaggisti; le dimensioni e peso non eccessivi (per un’ottica del genere) permettono di portarlo con sè anche nelle avventure zaino in spalla. Personalmente lo abbinerei, nell’uso paesaggistico, a uno zoom standard 24-105 o simile (al momento Sigma ha in catalogo solo il 28-105 F2.8; mi auguro che in futuro arrivi anche la versione DN del versatile 24-105 F4 Art).

Tenendo conto anche del prezzo, la metà rispetto al concorrente Sony, penso che il Sigma 14-24mm f/2.8 DG DN Art sia una scelta eccellente, il miglior grandangolo tuttofare che possiate acquistare per Sony o L-mount.

Non lo consiglierei solo a chi si vuole dedicare esclusivamente ai paesaggi notturni: in questo caso il Sigma 14mm f/1.4 DG DN Art offre certamente una maggiore nitidezza e ben due stop di luminosità in più; tuttavia quest’ultimo è un obiettivo estremamente specialistico, molto grande e pesante, che ha senso solo per chi fa quasi solo notturne. Per un uso generalista, il 14-24 f/2.8 è la scelta migliore.

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