Nel corso della sua carriera ventennale, Francesco Zizola ne ha viste di ogni.
Tra conflitti e società al collasso, storie d’infanzie perdute e crisi migratorie, dieci World Press Photo e quattro Picture of the year, il fotografo romano ha passato gli ultimi anni a lavoro sul progetto Sale Sudore Sangue.
La storiella che conosciamo tutti dice che durante una sessione subacquea, Zizola si imbatte nei tonni rossi intrappolati nelle reti di una tonnara sarda, e non può fare a meno di scattare una foto: la potenza di quell’immagine e la smodata passione per le immersioni, portano il fotografo a indagare a fondo e immergersi nel progetto che lo terrà impegnato per parecchio tempo, Sale Sudore Sangue.
Tre parole che lasciano in bocca il sapore di tempi ancestrali, eco di un retaggio antico quanto l’uomo stesso: tre parole che si riferiscono alla millenaria tradizione della Tonnara, la pesca ai tonni rossi.
Germinata in Italia grazie agli Arabi, la tonnara prevede l’utilizzo di immense reti per incanalare i tonni, che intrappolati continuano ad avanzare verso l’unica via possibile, quella che conduce alla camera della morte, il luogo della mattanza finale: a un cenno del Rais, capo supremo e sciamano del mare, una pioggia di arpioni scende inesorabile sui pesci in trappola, tingendo le acque di rosso.
È quasi superfluo evidenziare il fatto che dalla preparazione delle reti (lunghe anche 4km!) fino alla mattanza, il lavoro è lungo e laborioso, tramandato di generazione in generazione: siamo davanti a un vero e proprio rito, con tutta la sacralità che questo termine porta alla mente.
I tonnarotti, questo è il nome dei pescatori, riusciranno a vedere i frutti del loro lavoro dopo un anno.
Questi frutti però, anno dopo anno si vedono dimezzati, se non ridotti all’osso, e il problema ha due facce, una chiamata stato, l’altra capitalismo. Da una parte ci sono i governi, che limitano la pesca dei tonni a quote fisse che vengono poi distribuite (in particolare alle tonnare spetta l’8%). Questo avviene per evitare l’estinzione della specie, che è sia un grosso rischio per la biodiversità, sia un problema economico, dal momento che il tonno rosso è il più pregiato, e ha un mercato inimmaginabile.
Dall’altra parte la pesca industriale, che col suo freddo raziocinio fa piazza pulita di tutto quello che trova in mare, senza nessuna distinzione tra pesce maturo e precoce, razze e bisogni, eccetera eccetera.
Al netto di queste affermazioni, a chiunque dotato di minimo intelletto la domanda sorge spontanea:
È giusto, anzi, è lecito limitare (se non distruggere) una tradizione millenaria che ha regole di selezione sul pescato, dà lavoro in regioni dove ce n’è poco, e per ultimo incentiva il turismo?
E la pesca industriale, è giusto che continui indisturbata a cancellare l’ecosistema marino?
In effetti più che una domanda era un’invettiva contro il capitalismo, forse non legittima ma moralmente doverosa.
Fine del preambolo.
Sale Sudore Sangue.
Tre parole che racchiudono un mondo di significati: la durezza della vita di mare, l’uomo che sopravvive prendendo da madre natura, la fragilità di questo rapporto, il dualismo con cui dovremo confrontarci da qui alla fine dei tempi: l’irriducibile binomio uomo/natura.
Forse è questa la componente più pura dietro il lavoro di Francesco Zizola, l’urgente necessità di documentare un mondo ormai scomparso, che pur funzionando secondo le regole dell’uomo, ha sempre portato grande rispetto nei confronti della natura.
Nella mattanza dei tonni si pesca il necessario, si garantisce la continuità della specie e l’equilibrio dell’ecosistema, si prende quel che serve per sopravvivere e si riparte.
Forse Zizola è rimasto colpito dal retaggio ancestrale di questa tradizione, scolpito nei volti dei tonnarotti a colpi di sale, sudore, sangue.
Nei sette anni di lavoro, il fotografo si è addentrato nel mondo dei pescatori, facendosi accettare e diventando, come solo un bravo reporter sa fare, parte del branco.
Ha fotografato i pescatori sulle barche, il viaggio dei tonni verso la fine, ha ripreso dal cielo, ha ripreso dal mare; in qualunque modo si guardi, questo progetto è intriso di simbolismo fino al midollo.
Il bianco e nero, già ricorrente nel lavoro di Zizola, assume qui nuova valenza, sottraendo la storia al tempo per trasportarla verso i lidi del poema epico; a tutto ciò si aggiunge la narrazione introduttiva di Emilio Salgari, scritta quasi cent’anni prima ma mai più contemporanea di così. La sequenza che compone il libro vede le fotografie accostate in modo tale da esaltare la dimensione tragica del racconto: lo sappiamo dove andremo a finire, lo sappiamo sfogliando già le prime pagine… ma che epicità c’è in questa storia?
Studiando Sale Sudore Sangue ci troviamo davanti ad una narrazione documentaria di altissimo livello, una miscela perfetta tra storia locale e mondo contemporaneo, con fotografie che singolarmente sono opere d’arte, e insieme diventano un vero e proprio manifesto: Un testamento d’addio? Una denuncia? Un’invettiva per il futuro? Forse, più probabilmente tutte queste cose insieme, e tanto, tanto altro.
Francesco Zizola sarà con noi il 20 Maggio a parlare di Sale Sudore Sangue, e tanto altro.
L’evento è gratuito, previa prenotazione. Se non l’hai ancora fatto, registrati ora!
- Il volume Sale Sudore Sangue lo puoi trovare sul nostro sito, o direttamente in negozio.
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