Giovedì ore 7.11
La mattina mi sveglio con l’unico pensiero di riparare la bicicletta. C’è un bel sole. Parto molto presto ma buco la ruota posteriore a 3 Km dall’officina. Vabbè, tanto sono arrivato ma perdo comunque un’ora.
Giunto a destinazione scopro che il meccanico non c’è, è in ferie. Il negozio è chiuso. Rimango per dieci minuti immobile. Non ci sono altri negozi in questo luogo e quindi nessuno che possa aiutarmi. Cosa fare? Potrei aspettare che il meccanico torni dalle ferie e dilapidare il mio budget in un anonimo paesino svedese del centro nord, ma non sarebbe una decisione saggia.
Respiro, cerco di trovare dentro di me la pazienza che ho messo da parte per momenti come questo. Per prima cosa mi siedo per terra e smonto la ruota posteriore. Cambio la gomma. Almeno questo posso farlo.
Guardo sulla mappa l’ubicazione di un’altra officina che si trova a Sundsvall, 150 km a nord lungo la E4. Non è che sia così felice. Pedalare per 160 km con tre raggi rotti e una bicicletta carica come un mulo non è uno scherzo. Se si romperà un altro raggio della ruota anteriore dovrò fare l’autostop.
Pedalo per tutti i 160 km in maniera composta, con la massima attenzione, cercando di evitare buche o qualsiasi tipo di vibrazione che possa causare ulteriori danni al mezzo.
Intanto la natura, potente come ogni giorno, scorre ai margini.
Cerco di dominare le emozioni e il mondo che mi circonda. Credo sia l’unico modo per riuscire a manipolare gli eventi, non sentire il dolore e liberarmi dall’angoscia che questo produce. Ma non si possono dominare gli eventi, si possono solo assecondare con coscienza.
Arrivo a Sundsvall decisamente tardi, compro qualcosa per cena e per la colazione di domani. Di solito non entro nelle città perché è difficile trovare un posto per passare la notte, ma domani mattina voglio essere scattante e non perdere ulteriore tempo in riparazioni.
Sundsvall è una città elegante, con palazzi davvero affascinanti in stile rinascimentale. I ristoranti danno l’idea di una vita vivace e sofisticata con prezzi adeguati all’offerta. Ma non lo scoprirò, la mia priorità è trovare un posto per dormire. A questa latitudine le temperature calano sensibilmente durante la notte e non è il caso di farsi trovare impreparati. Esco leggermente fuori dal centro e trovo un prato verde all’interno di un’area pubblica, proprio sotto il grande e moderno ponte che collega le due sponde del fiordo.
Bene! A quarant’anni sono finalmente finito sotto un ponte! Non credo si possa piantare un tenda qui, ma non mi vedrà nessuno, ormai è buio. Il panorama sulla città non è male, ma il rumore di camion e auto è terrificante. Poco male, sono talmente stanco che quasi mi dimentico di mangiare e mi addormento in un batti baleno.
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Vivo in un piccolo paesino della Liguria, in riva al mare, dove sono tornato dopo aver studiato archeologia, arte e fotografia a Genova, Roma e Milano. Da un decennio sono impegnato in progetti a lungo termine con finalità sociali e di approfondimento in est Europa, Asia e nell’area del Mediterraneo. Utilizzo la fotografia come strumento d’indagine nello studio di ciò che mi interessa e quel che mi circonda. Sono da sempre un sostenitore dell’originalità, riversata nel linguaggio contemporaneo che cerco nella mia scrittura, nelle immagini e nella vita. Sostengo l’editoria indipendente e amo il libro in tutto le sue sfaccettature.
Dopo alcuni corsi di tecnica fotografica a Genova durante gli anni dell’Università decido di approfondire le mie conoscenze sul linguaggio e mi trasferisco a Milano dove frequento l’accademia John Kaverdash. Successivamente, sempre a Milano, partecipo alla Bauer dove svolgo un Master in ritratto fotografico e un Master per Photo Editor, per poi passare all’academy dell’agenzia LUZ.
Infine mi accosto a Door a Roma, frequentando dapprima un Master internazionale sul libro fotografico e svariati workshop con autori internazionali, diventandone membro nel 2019.
Sempre nel 2019 svolgo un Master per curatela museale on line presso Artedata.
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