“Tagliare il pane a cubetti o listarelle e bagnarlo con un bicchiere di latte tiepido. Tagliare lo speck a cubetti, mettendo da parte i cubetti di grasso. Dorare la cipolla tritata con i cubetti di grasso in un po’ d’olio e una noce di burro, lasciar raffreddare e unire al pane.
Aggiungere il resto dello speck, poco prezzemolo tritato, farina, sale, pepe, noce moscata e mescolarlo al pane.
Sbattere le uova in mezzo bicchiere di latte, versare sul pane e impastare bene con le mani”.
Ciao Laives! Mentre pedalo nella la terra dei laghi, delle vette che toccano il cielo, della birra fresca e del vino schietto, arrivo a Varna nel tardo pomeriggio. A Bressanone la pioggia mi sorprende rallentandomi notevolmente.
L’accoglienza al campeggio è quella tipica delle gente di montagna, dura, secca, ma efficiente. La pioggia mi dà un minuto di tregua, cosi decido di “provare” a montare la tenda per la notte. Non sono un campeggiatore esperto, ma credo che lo diventerò in fretta; devo, altrimenti sono rovinato.
Ovviamente il primo tentativo fallisce miseramente, finché non impietosisco un francese che mi fa vedere come si fa. Comincio a pensare che forse sarebbe stato meglio un ostello per via della pioggia, ma bisogna imparare a guardare stando in mezzo alle cose, essere partecipi e non solo spettatori.
Varna è la zona industriale di Bressanone, però dopo la rotonda sulla sinistra, ci si addentra nel bosco per arrivare sulla riva del laghetto dove ho piantato la tenda. Durante il viaggio ho usato spesso la scusa di non appesantire i bagagli per mascherare dimenticanze come un banale doccia schiuma. Piove davvero molto forte e di andare al market in bicicletta non se ne parla nemmeno. Nel lago vige il divieto di pesca e di balneazione, a causa del ritrovamento di materiale bellico, risalente a chissà quale conflitto. Sulla riva c’è un ristorante, provo la cucina locale, Tris di canederli e un paio di birre.
E’ la mia prima notte in tenda e piove. Coincidenza? Forse. Le luci all’interno del campeggio si accendono e sembrano tante lucciole in un prato. Il rumore della pioggia sul nylon è martellante.
Stanotte le stelle sono taciturne. Per la prima volta da quando sono partito mi accorgo di essere solo. Se mi fermo non faccio nulla e non succede nulla. Il tempo precipita trascinandomi verso il silenzio. Siamo noi a esistere nel tempo o il tempo esiste in noi? Questo viaggio è di sola andata o è un viaggio di ritorno? Per molto tempo ho confuso il bisogno con il desiderio, spesso mi sono convinto che mi era necessario una cosa che in realtà stavo solo desiderando. Ma non farò più questo errore. Il rumore della pioggia fa entrare la mia testa in loop: e se il tempo fosse circolare?
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Vivo in un piccolo paesino della Liguria, in riva al mare, dove sono tornato dopo aver studiato archeologia, arte e fotografia a Genova, Roma e Milano. Da un decennio sono impegnato in progetti a lungo termine con finalità sociali e di approfondimento in est Europa, Asia e nell’area del Mediterraneo. Utilizzo la fotografia come strumento d’indagine nello studio di ciò che mi interessa e quel che mi circonda. Sono da sempre un sostenitore dell’originalità, riversata nel linguaggio contemporaneo che cerco nella mia scrittura, nelle immagini e nella vita. Sostengo l’editoria indipendente e amo il libro in tutto le sue sfaccettature.
Dopo alcuni corsi di tecnica fotografica a Genova durante gli anni dell’Università decido di approfondire le mie conoscenze sul linguaggio e mi trasferisco a Milano dove frequento l’accademia John Kaverdash. Successivamente, sempre a Milano, partecipo alla Bauer dove svolgo un Master in ritratto fotografico e un Master per Photo Editor, per poi passare all’academy dell’agenzia LUZ.
Infine mi accosto a Door a Roma, frequentando dapprima un Master internazionale sul libro fotografico e svariati workshop con autori internazionali, diventandone membro nel 2019.
Sempre nel 2019 svolgo un Master per curatela museale on line presso Artedata.
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