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Road to Nordkapp – Quattordicesima tappa: Babenga

di Emanuele Mei

“Grandi alberi rigogliosi vi crescono, 

peri e granati, e meli con splendidi frutti,

fichi dolcissimi e piante rigogliose d’ulivo.

Mai il loro frutto marcisce o finisce,

né inverno né estate: è perenne  Sempre 

lo Zefiro gli uni fa crescere, gli altri matura, soffiando. 

Invecchia sulla pera la pera, sulla mela la mela, 

sul grappolo il grappolo, il fico sul fico. 

È piantata lì la sua vigna ricca di frutti:

una parte, esposta ai raggi su un aperto terreno, 

è seccata dal sole; le altre uve invece le colgono, 

altre ancora le pigiano . Davanti sono grappoli acerbi, 

che gettano il fiore e altri che imbrunano.”

Odissea VII

La mattina comincia immediatamente in salita, alle 7.50 perdo la connessione dati del cellulare. Probabilmente ho esaurito i minuti in roaming. Non ho impostato il navigatore e google non carica le mappe. Vado alla cieca per circa un ora, poi decido di risolvere il problema.

Dopo una misera colazione, torno indietro di qualche km nella città di Furth, per trovare un operatore telefonico.

Furth è una cittadina davvero affascinante. Il suo stemma è un trifoglio e lo si può vedere ovunque. Dai muri abbelliti da splendidi murales, alle bandiere sventolanti sui terrazzi.  Questa città è una sorpresa, come del resto lo è stata tutta la Germania finora. Un luogo brutto non sono riuscito ancora a trovarlo. Nel piccolo centro, ogni cosa è un monumento. Oasi verdi, i suoi 1000 anni di storia e un affascinate centro storico congelato nel tempo. Le case sono costruite nello stile Alemanno, in cui la struttura si mischia alla decorazione. 

L’edificio viene sorretto da un struttura lignea portante che in grado di sopportare forti sollecitazioni atmosferiche. Una volta eretta l’intelaiatura lignea, gli spazi vuoti rimanenti, vengono riempiti con un graticcio di canne e rami riempiti di argilla.

Il centro commerciale, separato da quello storico, è ricco di caffè alla moda e negozi di ogni genere. Il primo operatore che incontro è della Vodafone, pochi metri più in la ci sono Telekom e O2. Nessuno è in grado di aiutarmi. Purtroppo scopro che in Germania per avere un sim “dati” è necessario sottoscrivere un contratto con un indirizzo di residenza. L’alternativa è acquistare un sim “senza i dati” in un supermercato. 

Ho perso 1 ora del mio tempo. Poco male, avevo programmato una tappa relativamente corta per prendermi del tempo. 

Mi connetto al wifi di una gelateria, imposto sul navigatore Bamberga come prossima meta e riparto. 

La ciclabile costeggia il Regnitz, un affluente del Meno. La natura è idilliaca. L’esigenza di stare in mezzo alla natura è innata, tutti nei momenti più opprimenti della vita sentono la necessità di raggiungere un luogo ameno in cui ripararsi. È un bisogno eterno, perché svela la semplicità dell’origine e la complessità dell’essere. L’alta Baviera ha le caratteristiche dell’arcadia, un’ambiente paradisiaco a consumo ed uso di una comunità consapevole. Qui la natura non è mai fredda, condivide i sentimenti dell’uomo e le sue sofferenze. 

E’ il 15 di Agosto ed è festa nazionale. Tutto è chiuso come se fosse domenica. Rischio di fare la stessa fine di ieri. A 15 km da Bamberga faccio una deviazione e mi trovo ad una festa di paese. 

Entro in  grande beer garden gremito di gente che canta e beve fiumi di birra di ogni colore. Mi adeguo senza far troppa fatica. Ordino subito due Lager. Una la butto giù quasi in un sorso (è la birra più fresca e più buona del mondo), la seconda la sorseggio lentamente, mentre addento lo schnitzler con patate. Dopo aver provato a ballare lo Schuhplattler, rendendomi ridicolo difronte a tutta la popolazione locale,  ordino la terza birra. Al tavolo ci sono John e Tobia, per gli amici “Two Beers”. Intuisco di essere capitato nel posto giusto. Johan ha vissuto in Italia e me ne parla. Non gli è sfuggita la profonda divisione tra il nord e il sud della nazione. L’idea stereotipata dell’Italia e del “Made in Italy” è oramai acqua passata.  L’immagine che ne esce fuori è quella di un paese allo sbando, afflitto da un insanabile stagnazione economica, da un’elevata evasione fiscale, da una crescente disoccupazione e precarietà giovanile. Le secolari attività di  corruzione, criminalità organizzata, la lentezza burocratica, giudiziaria e la malasanità chiudono il quadro in bellezza. Yes we can’t!

Così finiamo con il parlare ognuno dei  problemi che affliggono i nostri paesi di origine, annuendo su quelli che accomunano gli esseri umani e stupendoci per cose che non riusciamo a concepire, a causa delle inevitabili diversità culturali.  “Andare via” è da sempre un’esperienza necessaria a toccare ciò che è diverso. Tutti i luoghi contengono delle storie che ho bisogno di ascoltare, tutti i luoghi sono abitati da persone che voglio conoscere. 

Dopo un paio d’ore, risalgo in sella alla mia Durendal e metto le ruote sulla direttrice per Bamberga. Oh si! Bamberga è un mito. Questa tappa corta non è casuale. La città è la capitale tedesca della Rauchbier, una birra affumicata nel legno di  betulla che si produce dal medioevo. A parte la simpatia del nome, nel 1993 è entrata nell’elenco dei patrimoni dell’umanità per la bellezza della città vecchia. E bella, lo è per davvero. Viene chiamata la città dei 7 colli come L’Urbe, ma è spesso associata a Venezia per l’esistenza, da alcuni anni, di un gondoliere. Di nuovo mi dimentico che oggi è il 15 di agosto. Nel centro rivivo l’esperienza della festa del paese di poche ore prima, ma i birrifici sono chiusi, come i supermercati. Finisco col mangiare un Kebab con una Friz cola senza zucchero. Che tristezza!

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