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Road to Nordkapp – Quarantunesima tappa: Umea

di Emanuele Mei

Giovedì

Non ho scelto un posto silenzioso per dormire, benché lo sembrasse all’inizio. Uno strano via vai di macchine comincia già la mattina presto. Non riesco a dargli una ragione specifica, ma alla fine non è che me ne freghi più di tanto. Riassettare la tenda al mattino è una crociata. Chiunque non si sia mai trovato in una situazione come la mia, anche per pochi giorni, non può comprendere. Ci vogliono 5 minuti a piazzarsi e mezz’ora a ricostruire il tutto cercando di non sbagliare la distribuzione dei pesi sul mezzo. Ogni singolo giorno la stessa operazione va ripetuta con meticolosità.
Oggi voglio arrivare ad Umea, ultimo baluardo urbano svedese prima di Grande Inverno.

Dista solo una settantina di km, ma anche oggi la pioggia ha qualcosa qualcosa da dire riguardo la velocità di percorrenza sulle strade sterrate. E’ un ottima idea farle in questa stagione, ma quest’anno è nato tra mille difficoltà e si chiuderà tra un milione, devo chiuderlo sto cerchio! Quando un cerchio si chiude è per far nascere una nuova linea. Così continuo a disegnare cerchi non sapendo esattamente cosa e dove cerchiare, ma infinte linee curve partono per la tangente dandomi la possibilità di esplorare il modo. La linea curva è una scelta, in lei c’è la possibilità di racchiudere qualcosa se lo si vuole. Fuori da questi cerchi le immagini rimangono indefinite. Sono solamente forme e colori senza alcun contorno. Tutto questo mio mondo è fatto di cerchi formati da linee nascoste. E’ un universo realizzato con forme introspettive che si dilatano e sono lo sfondo di un ogni paesaggio che osservo. I cerchi all’interno del mio cosmo ruotano così da rendere la mia visione dinamica.

A metà del percorso intercetto la E4, percorro gli ultimi km con i camion che mi spostano con l’aria che generano passandomi accanto. Non c’è modo di evitarli. Il mio pensiero va a tutti coloro che hanno percorso questa strada con gioia prima di me. Un disastro.
Mi fermo nel solito fast food, le batterie sono cariche a metà e provo a dargli una carica prima di cercare un posto per accamparmi. Piove molto forte, ma le strutture di Umea sono tutte abbondantemente oltre il budget e i giorni che mi separano dalla meta si moltiplicano anziché diminuire. In futuro il freddo mi rallenterà ancora più di come sta facendo ora, devo tenere le risorse per superare momenti ben più difficili di questo, se mai ci saranno. Trovo ricovero in una foresta incantata ai margini della città.

Il posto è davvero molto bello, sulla riva del lago Nydalasjön. Il vento da una semplice bava diventa sempre di più teso, e la pioggia invece di diminuire aumenta d’intensità. La loro combinazione ha come ultima espressione il dramma musicale che non mi fa dormire di notte. Stasera testerò la qualità della tenda sotto la tempesta che sta arrivando.

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