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Road to Nordkapp – Quarantottesima tappa: Ossauskoski

di Emanuele Mei

Mi fermo in un stazione di servizio e bevo un caffè caldo, il tempo qui è variabile, da un cielo senza nuvole si può passare rapidamente ad una pioggia battente che può durare ore o solo alcuni minuti. Bisogna essere preparati. Nel villaggio di Tervola mi procuro del cibo, degli starter per accendere il fuoco e faccio alcune ricerche su dove passare la notte. Individuo una spiaggia a pochi Km dal centro con la solita capanna e il solito focolare. Una volta che scopri il calore del fuoco è impossibile farne a meno. La fiamma è una di quelle comodità che rendono la vita molto più facile e il sonno molto più sereno. Intanto ogni animale che vive nel bosco non sembra complottare contro di me. Riesco ad asciugare i vestiti bagnati dalla pioggia o dal sudore. Riesco a cucinare e il cibo caldo non è solo confortevole dopo una giornata di fatica al freddo, ma aiuta e facilita la digestione, permettendo un riposo sereno che mi farà essere più performante il giorno dopo. Il cibo caldo evita disturbi gastrici o altri fastidi di stomaco. Insomma, il fuoco mi permette di variare le mie abitudini alimentari in una situazione al limite. Oddio, limite! Il progresso e l’adattamento  della specie dovrebbero portarmi ad un livello nettamente superiore rispetto ai miei progenitori vissuti 12000 anni fa, ma evidentemente nel processo evolutivo una cosa ne esclude un’altra oppure mi sono perso qualcosa.

La fiamma fa luce quando tramonta il sole e posso avere il lusso di rilassarmi, di masticare al caldo. Se vivessi in un gruppo, questo sarebbe il momento più importante della giornata, sarebbe un momento fatto di condivisione delle esperienze quotidiane da cui tutti possono trarre beneficio, sarebbe il momento in cui ognuno può raccontare una storia per intrattenere gli altri, creando legami tra nuclei famigliari, accrescendo le orde trasformandole in tribù. Sarebbe un pò il Netflix moderno ma 10000 volte più stimolante. Insomma gli innumerevoli vantaggi del fuoco non si contano e senza di esso l’uomo non si sarebbe evoluto così in fredda. Posso azzardare che l’addomesticamento del fuoco, nella scala dei valori delle scoperte umane, occupa di certo uno dei primi posti e lo sto scoprendo sulla mia pelle. Quando arrivo nella spiaggia è la prima cosa che faccio! La fiamma mi scalda ma voglio montare la tenda prima di rilassarmi.
Le nuvole nere non mi mollano, e mi seguono da giorni, credo che questa notte scaricheranno un mare su di me, ma io ho il fuoco e una capanna di legno chiusa dove poter ripararmi guardando il fiume che scorre e mangiando salsicce arrostite alla fiamma con un bastoncino di legno.

Perché voglio fermare il tempo? Non si possono rivivere le emozioni, si crede di immortalarle in un momento ma si finisce sempre per registrare un ricordo. La vita è fatta di ricordi, senza di essi non ci saremmo e svaniremmo. Le esperienze sono i ricordi stessi, ma le emozioni e i momenti sono istantanei, passano e non tornano più. Non si può fermare un momento e non si può riprodurre, nonostante si cerchi di farlo stampando un’immagine 100 volte. Sono un po’ sballottato, vorrei ricordarmi le emozioni che sto vivendo, ma sono cosciente che queste rimarranno qui per sempre, e solo il ricordo in presenza dei luoghi può far rivivere a distanza di tempo sensazioni simili a quelle alle originali, ma comunque differenti perché intrecciate alla nostalgia che i ricordi portano sempre con sé. La prima via della conoscenza di sé passa sempre attraverso le percezioni sensoriali, ma poi si crede sempre a ciò che non si percepisce. E’ sempre cosi!

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