
Giovedì ore 8.20
Le notifiche delle allerte meteo riempiono la home page del mio telefono, ma la giornata è luminosa. Ieri mi sono reso conto che la percorrenza giornaliera si riduce ad una cinquantina di Km, a causa delle gomme chiodate e del clima. Di più non posso dare e spero di non dover scendere ulteriormente. Sono stanco. Individuo una stazione di servizio a 45 km da qui e decido che quella sarà la mia meta odierna. L’equilibrio sulla bicicletta è molto precario e il portapacchi si muove visibilmente di lato toccando la ruota che rischia cosi di esplodere. Dopo 20 Km trovo un modo per far andare la bicicletta spostando i pesi delle valigie da un lato e facendo contrappeso con il corpo dall’altro. Non è certo il metodo più confortevole per pedalare fino a ai limiti estremi del pianeta, ma mi adeguo e vado avanti! Andare avanti è l’imperativo! Devo proseguire in qualsiasi caso e in qualsiasi condizione!
Il contorno naturale diventa sempre più potente, le distanze tra un anima e un’altra sono sempre più abissali. Sono solo lungo la direttrice che porta il mondo ai confini del mondo. Nella mia mente non c’è più spazio per la filosofia, sono iper concentrato su tutto quello che ho nell’immediato, sui colori, sui suoni, sulle luci, sulle forme. Tutto varia di continuo e la varietà è la condizione stessa della bellezza. Mi sento rapito. Ogni volta che osservo il paesaggio avverto i miei limiti, e ascolto il silenzio e il rumore come emanazione dello stesso. Tutto qui esiste ed è maledettamente reale. Il freddo è un nemico silenzioso ma temibile.


Dopo 30 Km me ne accorgo e se ne rende conto anche il mio piede destro che si blocca completamente. Ogni tanto sono costretto a fermarmi per saltellarci sopra. Anche il cibo cambia. L’acqua nelle bottiglie si ghiaccia e la mia disidratazione dovuta alla fatica e al sudore deve essere combattuta con bevande calde.
Non devo nemmeno spingere sui pedali anche se potrei, devo evitare di sudare troppo a queste temperature.
Dopo un paio d’ore percorro circa 45 Km sulla E75 e arrivo alla stazione di servizio. La prima cosa che faccio è controllare se è 24h, al massimo dormo su un tavolo, ma chiude alle 20. La stazione è un ristorante cinese. Eh si, ci siamo capiti! Un ristorante cinese in Finlandia a 80 km dal Circolo Polare Artico. Mangio qualcosa, e cerco di capire dove poter piantare la tenda. Per scrupolo chiedo il prezzo di una stanza del motel e la commessa, ovviamente cinese, mi offre una stanza a 40 euro con una bagno in comune e una sauna. L’offerta è super allettante, e a questa latitudine 40 euro li baratti volentieri con una notte al chiuso e una doccia. Il motel è una sorta di container allargato con delle finestre e diviso in stanze molto piccole. Gli spazi all’interno sono ottimizzati per recuperare più posti letto possibile. Il bagno in comune è un sgabuzzino senza una doccia. Quest’ultima è insieme alla sauna e vi si accede tramite una scala che porta ad un piano interrato. Attaccati al muro ci sono vedute cinesi e ovunque non mancano suppellettili orientali. Devo ammettere che il tutto è abbastanza inquietante, ma estremamente funzionale. Nella mia stanza una tenda a quadri e un copriletto con motivi floreali mi mettono un po di allegria. I miei bagagli non ci stanno! La sera il ristorante è chiuso e sono obbligato ad usare i fornelli da campo. Questa sera non è andata male. Mi trovo nella sospensione più totale, in un luogo che non ha ragione di essere, in uno spazio che è astrazione pura. Non saprei.

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Vivo in un piccolo paesino della Liguria, in riva al mare, dove sono tornato dopo aver studiato archeologia, arte e fotografia a Genova, Roma e Milano. Da un decennio sono impegnato in progetti a lungo termine con finalità sociali e di approfondimento in est Europa, Asia e nell’area del Mediterraneo. Utilizzo la fotografia come strumento d’indagine nello studio di ciò che mi interessa e quel che mi circonda. Sono da sempre un sostenitore dell’originalità, riversata nel linguaggio contemporaneo che cerco nella mia scrittura, nelle immagini e nella vita. Sostengo l’editoria indipendente e amo il libro in tutto le sue sfaccettature.
Dopo alcuni corsi di tecnica fotografica a Genova durante gli anni dell’Università decido di approfondire le mie conoscenze sul linguaggio e mi trasferisco a Milano dove frequento l’accademia John Kaverdash. Successivamente, sempre a Milano, partecipo alla Bauer dove svolgo un Master in ritratto fotografico e un Master per Photo Editor, per poi passare all’academy dell’agenzia LUZ.
Infine mi accosto a Door a Roma, frequentando dapprima un Master internazionale sul libro fotografico e svariati workshop con autori internazionali, diventandone membro nel 2019.
Sempre nel 2019 svolgo un Master per curatela museale on line presso Artedata.
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