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Road to Nordkapp – Cinquantaduesima tappa: Sodankylä

di Emanuele Mei

Venerdì ore 8.30

Mi affascio alla finestra e il sole non vuole proprio saperne di spuntare. Ogni giorno alla stessa ora fuori è sempre più buio.
La colazione al ristorante cinese non è  gustosa e neppure abbondante, ma ho terminato tutte le mie provviste e non posso pedalare al freddo senza aver mangiato. La colonnina segna -9 gradi alle 9 del mattino, ed è probabile che con il sole che sta sorgendo si abbassi ancora di più.
Carico i bagagli sulla bicicletta completamente ricoperta di ghiaccio. Mi copro come meglio posso, riconsegno le chiavi della stanza e continuo il mio percorso verso Nord. La destinazione è a 50 km in una vegetazione selvaggia e un ambiente che danno l’idea di mistico ad ogni km percorso. Ieri e oggi sono due giorni in cui non sarei dovuto partire a causa di un’allerta meteo importante riguardanti neve e ghiaccio, ma ho voluto osare per distanza brevi e sono riuscito a mangiarmi 100 km. Oggi la gelata però è straordinaria, le previsioni davano il temperature minime intorno ai -6 gradi, invece alle 13 pedalavo in una conca a -12. Il solito piede destro questa volta è davvero congelato, e comincia un principio d’ipotermia anche al piede sinistro.
Pedalo stringendo i denti, il dolore monopolizza tutte le mie sensazioni, non sono più in grado di ragionare. Neppure fermarmi e saltare serve a qualcosa.

Arrivo nel villaggio di Sodankylä alle 16 e comprendo subito che non potrò piantare la tenda con questa gelata e con una tempesta dichiarata. Sodankylä è un villaggio del nord. Non che io sappia come siano fatti tutti i villaggi del nord, ma questo ha una certa somiglianza con quelli che ho avuto il piacere di visitare in Siberia durante l’inverno. Forse dopo una certa latitudine di assomigliano tutti. Cardo e Decumano, palazzi grigi alti uguali e pochi negozi che vendono un po di tutto, una pizzeria, un piccolo fast food, un kebabbaro e due negozi di sport.
Quest’area in particolare non offre nulla! Una grossa caserma militare svolge da perno su cui ruota tutta l’economia del villaggio.
Mi fermo nell’unica stazione di servizio presente, mangio e chiedo dove poter soggiornare cercando una soluzione interna e sperando di risparmiare qualche soldo. In città c’è solo un albergo e costa troppo. Piuttosto che spendere 200 euro per una notte in un posto del genere mi faccio ibernare da madre natura come Ozi, sperando di venire risvegliato dopo 300 anni da una società più furba della nostra. Il commesso non sa come aiutarmi. Dopo un ora a zonzo individuo un altro albergo, un po’ nascosto che però lavora da lunedì a giovedì. Non capisco, ma incasso il colpo e continuo la ricerca. Prima o poi a qualcuno farò pena.

Nel frattempo cerco di trovare una soluzione alle gelate del piede. Entro in entrambi i due negozi di sport, deciso a ridurre ulteriormente il budget per investire in un paio di scarpe. I commessi mi suggeriscono un paio di calze impermeabili che costano 80 euro e una copertura per scarpe da sci di fondo. Sembra una soluzione intelligente e se pur dispendiosa rimane la più economica. Decido di provare e acquisto entrambi gli articoli. Continuo nella mia ricerca e finalmente vengo indirizzato in un ufficio senza insegne nel centro della città, di fronte al supermercato principale. Mi affittano una stanza terribile a 80 euro. Non ho alcun scelta, o me la rischio o li spendo. Da ligure mi girano le palle, ma la mia vocina interiore e quella da casa mi esortano, anzi mi supplicano di scegliere la stanza. Il problema non è rappresentato dagli 80 euro ma dal fatto che probabilmente dovrò fermarmi anche domani a causa di questa benedetta allerta meteo.
Ci penserò al risveglio. Per ora mi godo il terzo giorno rubato al meteo, forse riuscirò a guadagnarne uno anche domani.

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