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Ricordi – Martine Franck e Richard Kalvar

di Tiziana Bonomo

Ricordi - Martine Franck e Richard Kalvar.

Continuo ad attingere ancora immagini nascoste nel mio armadio di quando lavoravo in una azienda famosa anche per i suoi calendari. Momenti di lavoro in cui ho potuto esprimere parte della mia creatività e parte della mia sensibilità verso la fotografia. Momenti unici in cui, dentro di me si sono affollati una infinità di pensieri, percezioni ed emozioni. La fiducia che mi era stata data andava ripagata con attenzione per far crescere e vantare nel tempo, all’interno dell’azienda, un patrimonio culturale studiato, ragionato e valutato con cura.

Il ricordo è fitto di appassionanti momenti con due grandi fotografi dell’agenzia Magnum: Martine Franck e Richard Kalvar ma anche da imprevisti durante la preparazione e lo shooting degli scatti. Il primo momento particolarmente spiacevole: l’agenzia di comunicazione che avrebbe dovuto proporre il fotografo e l’idea per il calendario da disdetta. La mia proposta di affidarci agli scatti di Martine Franck, per loro è “fuori moda”: solamente fotografi glamour e patinati secondo l’agenzia avrebbero saputo realizzare un calendario all’altezza del marchio. Li pensavo veri professionisti. Invece non sono in grado di trovare una soluzione al problema. Scappano, evitano le responsabilità.

Sono dunque “a piedi’’ e ormai al limite della “dead line”. per realizzare il calendario allora decido di andare fino in fondo. Non ho dubbi: ho con me una eccezionale fotografa, donna della più famosa agenzia di fotografi al mondo, Martine Franck: amata da Henri Cartier-Bresson.

Mi hanno sedotto queste sue parole: “Penso di essere timida come una giovane donna e ho capito che la fotografia era un modo ideale per esprimermi, per dire alla gente cosa stava succedendo senza dover parlare” (Martine Franck a Louise Baring, 2007, Martine Franck, Phaidon Press).

Ero decisa a dare un taglio “umanista” al calendario che a mio avviso doveva suggerire fantastiche storie a tutti coloro che amano raccontare storie entrando in un caffè, un modo tra l’altro di creare anche un’identità diversa rispetto al marchio che già da anni utilizzava, con grande successo, nomi legati alla moda con modelle da fisici mozzafiato.

Naturalmente è sempre complicato sostenere le proprie convinzioni quando le aziende si affidano a dati scientifici di mercato, al marketing o semplicemente perché il mondo patinato ed eccitante di copertine di moda si presume sia il mezzo più efficace. La mia fiducia in Martine Franck di cui avevo ammirato gli scatti sui libri nasceva da una spontanea attrazione verso immagini discrete, delicate, composte, con uno stile ricercato verso la composizione. Avevo l’impressione che Martine riuscisse a cogliere l’incanto del momento. Inoltre ero confortata dai notevoli risultati con gli altri fotografi Magnum che avevano già partecipato alle edizioni precedenti.

Inizia così lo shooting a Parigi! Ed è lì che entra in scena Biba Giachetti a supervisionare il lavoro dalla parte dell’agenzia. Figura che ricordo come indispensabile per portare a termine il lavoro. Sì, la sua conoscenza dell’agenzia Magnum si rivelò provvidenziale quando l’elegante, colta Martine Franck dopo aver realizzato una parte degli scatti previsti, al mattino presto davanti ad una colazione francese mi disse: “Devo scappare da mio marito che non sta bene. Non posso finire lo shooting”. Ferma, convinta: non sarebbe rimasta per nessuna ragione al mondo.

Fu così che in quei primi giorni di agosto a Parigi il panico non prevalse sulla ragione perché al mio fianco avevo la lucida Biba a cui non mancavano le risorse. Una telefonata fu sufficiente: 24 ore dopo, arrivò Richard Kalvar che si trovava, credo in vacanza, in qualche parte della Francia. Un altro straordinario fotografo Magnum!

È stata una esperienza notevole quella di vedere all’opera prima una donna misurata, sensibile, imperscrutabile, intuitiva, affascinata dalla poesia, dalla dolcezza e poi un uomo ironico, passionale, sornione. In comune lo sguardo e l’esperienza in una agenzia come Magnum. Martine Franck all’epoca era una delle poche donne ad essere stata accettata in agenzia. D’altronde le sue origini e la sua famiglia l’avevano modellata come donna di grande stile. Era nata ad Anversa dal banchiere belga Louis Franck e dalla britannica Evelyn. Ho subito provato soggezione verso Martine Franck per quella compostezza e distanza che mi facevano sentire un’allieva. Ho seguito con grande ammirazione i suoi gesti, le sue pose, il suo modo di guardare e di ragionare. Una ferma delicatezza, un carattere posato sono le impressioni che avevo raccolto e che mi attraevano di Martine; oltre al fatto di sapere che era la moglie di uno dei più grandi fotografi al mondo. Non è facile rimanere vicino ad un uomo che ha così grande carisma e lei era sicuramente una grande donna. Per la sua devozione e naturale preoccupazione verso il marito fu costretta a lasciarci, a lasciarmi sola in preda allo smarrimento. La rividi qualche anno dopo a Milano ad una grande mostra… forse l’ultima di Henri Cartier Bresson… e mi dette la possibilità di stringere la mano e farmi parlare con un uomo che come lei trasferiva eleganza, immortalità. I brevi giorni al suo fianco mi avevano fatto capire, al pari della recitazione, quanta cura e quanta esperienza fossero ingredienti necessari a ricreare una situazione che restituisse l’impressione di “naturalezza”.

“Una fotografia non è necessariamente una menzogna, ma allo stesso tempo non è certo la verità. Si tratta più che altro di un’impressione, soggettiva e fugace. Quel che mi piace della fotografia è il momento preciso che non può essere anticipato; bisogna stare sempre all’erta, pronti ad afferrare l’inatteso.”

“Il mio desiderio principale è presentare immagini che creino riflessione.”

Quello che è certo è che anche Richard Kalvar conservò, come Martine, il suo riconoscibile stile: ironico, divertente, sorprendente per quella freschezza che lo contraddistingue. Il periodo storico in cui si formano e si muovono i due fotografi è lo stesso, così come l’influenza della visione fotografica “Magnum” eppure entrambi mantengono fede alla loro sensibilità e al loro sguardo. Un valore enorme che hanno le immagini è quello di poter riconoscere la mano dell’artista. Entrambi hanno ricreato per quel calendario il reportage di strada, quello che oggi è più diffuso sotto il nome di “street photography”. Ogni scena potrebbe essere stata ripresa spontaneamente dal fotografo e non costruita a tavolino con modelli che recitano una parte.

Richard Kalvar: americano con una formazione e un approccio fotografico molto diverso rispetto a Martine Franck. Un approccio fotografico venato di umorismo: la sua inquadratura e il suo tempismo sono impeccabili. Come scrive Gianluca De Dominici: “I primi tre aggettivi che mi vengono in mente per descrivere Kalvar sono: sfrontato, folle ed ironico”.

Durante lo shooting è sempre rimasto molto concentrato e quel lato del carattere che si riflette nelle immagini è stato trattenuto, probabilmente per l’imprevista situazione che non concedeva tempo: se non quello di rispettarlo senza alcun margine di ritardo. Ho rivisto anche Kalvar: al Forte di Bard nel 2013 quando è stata realizzata la mostra Magnum Contact Sheets. Una grande emozione sapere che ero stata l’ideatrice di un calendario precedente proprio con dodici fotografi di Magnum Photos  e ancora oggi quelle immagini hanno un valore senza pari. Sapevo che la fotografia umanista e il reportage erano una strada difficile da percorrere. La mia ferma intenzione era quella di lasciare delle immagini senza tempo, capaci di raccontare storie anche negli anni a venire e di far innamorare gli spettatori per la loro capacità narrativa, siglate solamente da chi fa la storia nel mondo della fotografia. Un calendario sicuramente all’avanguardia! L’agenzia Magnum Photos negli anni ’90 non siglava facilmente accordi commerciali e non aveva la stessa notorietà di oggi. Credo quindi che oltre naturalmente alle qualità aziendali anche la mia passione sia stata convincente.

Con Kalvar ci siamo riconosciuti immediatamente e probabilmente il ricordo così genuino della mia preoccupazione di allora in quel momento aveva suscitato un reciproco sorriso.

“Ho capito che stavo davvero cercando qualcosa di particolare nelle mie fotografie e ho iniziato a farmi un’idea di cosa fosse. Quando sono tornato a casa dall’Europa, dopo dieci mesi, ero totalmente ossessionato. Sapevo di essere un fotografo.”

 

Cercavo anch’io sempre qualcosa di particolare ossessionata dall’idea di “costruire cultura”. Ricordo ancora oggi le immagini di questi grandi fotografi raccolte a Milano. E le emozioni che spesso mi sovrastano e mi rendono errante nella ricerca di fotografie per conoscere il mondo.

Biografia

Martine Franck

Dagli studi geometrici dei paesaggi, ai ritratti espressivi e vibranti, la fotografia Martine Franck si serve del bianco e nero per liberarci dalla distrazione del colore e spogliare il superfluo. Nata ad Anversa nel 1938, Martine cresce tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra. Dopo aver studiato storia dell’arte all’Università di Madrid e all’Ecole du Louvre, comincia la carriera di fotografa come assistente di Eliot Elisofon e di Gjon Mili, presso la rivista LIFE. Fotografa ufficiale del “Théatre du Soleil” dal 1964, collabora come freelance per il New York Times e Vogue. Nel 1970 sposa H. Cartier-Bresson e diventa membro dell’Agence Vu, contribuendo alla fondazione dell’agenzia Viva. Nel 1980 è tra le prime donne ad entrare nell’agenzia Magnum Photos, diventandone membro effettivo tre anni dopo e per oltre 32 anni. Cofondatrice e presidente della Fondazione Henri Cartier-Bresson. Nel 2001 e nel 2002, Martine Franck ha concluso una serie di fotografie sull’isola di Tory, in Irlanda, e un’altra sui bambini buddisti tibetani in India e Nepal.

Nel 2002, il suo lavoro è stato esposto al Musée de la Vie Romantique, a Parigi. Le fu diagnosticato un grave male nel 2010 e morì a Parigi nel 2012 a 74 anni.

 

Richard Kalvar

Nasce a New York nel 1944. Dopo gli studi alla Cornell University, lavora come assistente del fotografo francese di moda Jérôme Ducrot. Nel 1966 un lungo viaggio in Europa, con macchina fotografica a seguito, lo convince a intraprendere questa professione. Nel 1972 partecipa alla fondazione dell’agenzia fotografica Viva a Parigi e nel 1977 diventa membro effettivo dell’agenzia Magnum, di cui sarà anche vice-presidente e presidente.
Kalvar ha lavorato in Francia, Italia, Inghilterra, Giappone e Stati Uniti, unendo alla ricerca fotografica incarichi da giornalista e da fotografo commerciale. Ha partecipato a numerose mostre collettive e nel 2007 la Maison Européenne de la Photographie gli ha dedicato una grande retrospettiva, accompagnata dal suo libro Earthlings.

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