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Ricordi – Ferdinando Scianna

di Tiziana Bonomo

@Tiziana Bonomo Martinafranca 1996
@Tiziana Bonomo Martinafranca 1996

Attingo ancora immagini nascoste nel mio armadio di quando lavoravo in una azienda famosa anche per i suoi calendari.

 

È il 1996 e quell’anno si realizza un sogno. Il mio amore per la fotografia si accende nell’ultimo anno di liceo quando vedo, in un negozio di affiche di Torino, un poster con Marpessa appoggiata ad una barca di pescatori con le gocce di pioggia che sembrano accompagnare il silenzio della notte. Una rivelazione.

La compro. Immediatamente alcuni segni mi riportano alla mia Sicilia: il vestito nero, la bellezza intensa e ritrosa, l’imbarcazione dei marinai del paese dove andavo in vacanza, il buio e la luce di un bianco e nero oltremodo seducente. Quell’ affiche grande almeno 1 metro per 80 è ancora lì da me in campagna a tenermi compagnia come a ricordare il mio primo amore. Non scandalizzatevi, voi intenditori di fotografia, se non parlo di stampa “vintage”, di gallerie d’arte. Negli anni ’80 le immagini dei nostri più bravi fotografi erano conosciute dentro ai giornali, alle riviste, attraverso i poster, le “affiche”. Molte gallerie italiane non amavano ancora la fotografia, in particolare quella italiana, così tanto da inserirla sulle loro candide pareti.

 

Scopro che la “mia” fotografia è stata scattata dall’ormai famosissimo Ferdinando Scianna. Da quel momento inizio ad indagare: compro libri e cerco (non esisteva internet) nei miei primi viaggi di lavoro a Parigi presso gallerie e librerie ciò che riuscivo a scoprire di questo fotografo. Ammetto che la seduzione iniziale è stata duplice: la bravura del fotografo e Marpessa, per me un modello di naturale seduzione.

Ebbene da giovani si hanno tante fantasie e una di queste era di poter diventare assistente del maestro Scianna per uno dei suoi lavori.

 

Gli anni passano e il sogno si avvera!!

 

Ricordo ancora la sala riunione in cui Ferdinando Scianna si presenta, con quella sicurezza tutta siciliana: un tuffo al cuore. Non ho perso una parola, un gesto e non ho avuto dubbi nel proporgli di ricreare per il calendario in questione la stessa atmosfera di quanto lui aveva già realizzato con Marpessa anni prima.: accolta! il maestro non ha dubbi ed è lui a dirci che non ci saranno problemi per la modella: lui sa a chi chiedere e sa anche che accetterà.

Ai fotografi, in quegli anni, per il calendario, si chiedeva di essere riconoscibili con lo stile, con la creatività affinché le immagini fossero l’alta espressione di una cultura fotografica che solamente ai giorni nostri si sta cercando di formare. Calendario uguale arte e quindi nulla che assomigli a campagne pubblicitarie con lay-out, esasperanti paletti e rigorosi briefing di marketing.

 

Vederlo fotografare è stato un sorprendente privilegio. Si appropria della scena, si lascia incantare dai movimenti, insegue la luce, l’ombra, non so…insegue l’atmosfera carica di seduzione: sempre.

Ferdinando Scianna: un seduttore che filtra attraverso la sua poesia il mondo per quello che è, che non è, che finge di essere, che sembra vero, che è vero, che forse potrebbe esserlo. Lascia ricordare, riportare alla luce le intimità più nascoste dei nostri pensieri. È semplice per lui che pensa in continuazione, legge, scrive, parla con quell’accento siciliano dall’alto della sua filosofia della vita.

 

Lo shooting avviene a luglio …. se la memoria non mi inganna … in alcune masserie pugliesi e nel cuore di Martifranca con la splendente e conturbante Maria Grazia Cucinotta e il maestro Ferdinando Scianna. Un adolescente a cui batte il cuore incredula della realtà! Così mi sentivo. È stato un risultato inimmaginabile anche se le scelte inziali degli scatti furono contestate e insieme all’agenzia abbiamo dovuto rivedere la scelta di alcune immagini …. ancora più seducenti, più in posa, più da copertina di Vogue! Dettagli. Dopo pochi mesi, ancora prima della presentazione ufficiale del calendario, giunse la notizia che il film Il Postino, nel quale Maria Grazia Cucinotta era stata protagonista insieme all’indimenticabile Massimo Troisi – nel 1996 – aveva ottenuto quattro nomination all’Oscar e un premio.

 

Rimane la domanda: perché mi sono innamorata di una immagine, di più immagini, di un fotografo? Perché mi sono innamorata di Ferdinando Scianna?

Il suo amico Ivo Saglietti, altro grande fotografo, mi dice: perché siamo tutti innamorati di Ferdinando Scianna. Risposta semplice evidente spontanea.

Siciliano, colto con uno sguardo inquieto in perenne atto di seduzione verso il mondo, le donne, la sua terra. Il suo bagaglio di esperienza, di vita vissuta in quell’isola complicata, difficile, che riesce a partorire, dal suo ventre caldo in continua eruzione sorprendenti geni nella cultura, nell’arte, nella letteratura, nella fotografia, nel cinema.

 

Siciliano esule, migrante nel mondo alla ricerca della vita da fermare con la sua macchina fotografica che lascia l’impronta sempre, secondo me, della terra d’origine.

Solamente un siciliano può avere quel modo di osservare, quel modo di scoprire, di sentire, di far l’amore con chi ha di fronte. I suoi occhi all’inseguimento della Cucinotta cercavano di rapire quella magia impalpabile dell’eros muovendosi per ricreare con le ombre e con le luci fascino, semplicemente fascino! E io ero lì, insieme al fotografo e alla modella con radici nella vera Sicilia.

 

La Sicilia che entra nella pelle, nel cuore, nel cervello per ciò che non vorresti vedere, sentire, sapere e che obbligatoriamente vive insieme ad una inarrestabile, viziata, pericolosa attrazione.

 

Nelle fotografie di Ferdinando Scianna ritrovo la Sicilia di mio padre.

 

Se la fotografia è memoria allora si, quella memoria è quella che io voglio ricordare per il suo bene e per il suo male. Guardare le fotografie di Scianna è come sentire il calore del mezzogiorno, con le ombre e le luci, è perdersi nel silenzio dei paesaggi, è ritrovarsi nelle figure piegate dalla fatica, dal sole, è scoprire nei volti la densità e la pericolosità della bellezza, è perdersi nella morbidezza del nero di un vestito, di uno sguardo, di una strada, è ingurgitare passione, è un inevitabile, piacevole, inebriante stordimento. Nei suoi paesaggi la terra parla di quella Sicilia che più volte ho attraversato abbandonando la mano fuori dal finestrino al vento dello scirocco che secca le zolle, annerisce il terreno, fa volare le spine sottili, invisibili dei fichi d’india, rende desertico l’asfalto e lascia spazio all’immaginazione più struggente, profonda, sfavillante di ingarbugliate sensazioni.

 

Nelle sue foto come non commuoversi di fronte alle figure delle feste religiose ammorbidite dalla luce dei ceri o dal sole calante che lascia intuire sagome, riti, benedizioni, preghiere e tutto il sottofondo di rumore dei passi, dei pensieri, delle confessioni nascoste.

Le foto di Scianna fanno capire che si è sempre sul palcoscenico della vita a giocare a fare l’attore di stesso, per stesso, per gli altri. Marpessa come la Cucinotta recitano con l’incanto da vergine abbandonandosi all’istinto e alle indicazioni del regista fotografo.

 

La seduzione, il piacere in Sicilia si giocava all’ombra delle persiane, nelle prime ore pomeridiane dove era d’obbligo riposarsi nel caldo delle morbide lenzuola o alla sera tardi baciati dalla luce della luna. È un’attrazione che si svela con gli sguardi, con le pose leggere, morbide dei fianchi che lasciano scivolare sottane lunghe e avvolgenti, con il seno che si offre agli sguardi indagatori dei maschi.

Il piacere cresce lentamente, senza fretta e sapere attendere il giusto momento per concedersi e soprattutto per saper prendere il massimo godimento dalla fantasia che si scatena durante l’attesa.

 

Per tutti i sentimenti che vorrei nascondere e che riempiono il mio cuore, i miei occhi di commozione, lacrime, gioia per ciò che ho conosciuto vissuto sofferto torno a riguardare le sue fotografie ciclicamente. Ad esempio le feste religiose, Marpessa, Leonardo Sciascia, Borges, Quelli di Bagheria, l’Iran, l’India, il Dolore degli altri, Altrove.

Ha anche un’altra grande abilità che è la scrittura. Le sue parole sono toccanti, chiare, limpide come le sue immagini: un intellettuale, un vero intellettuale siciliano.

@Tiziana Bonomo Martinafranca 1996
@Tiziana Bonomo Martinafranca 1996

Ferdinando Scianna

Biografia

Nasce in Sicilia, nel 1943. L’amicizia con Leonardo Sciascia porta a una serie di importanti collaborazioni reciproche in campo editoriale. Nel 1965 pubblica Feste religiose in Sicilia, con testi del noto scrittore. Il libro è frutto di tre anni di lavoro. Nel 1967 Scianna si trasferisce a Milano, dove comincia a lavorare per il settimanale l’Europeo come fotoreporter e inviato speciale. Quindi si trasferisce a Parigi dove farà il corrispondente per dieci anni scrivendo di politica, fotografia e letteratura per numerose e importanti riviste della scena culturale parigina.

Torna ripetutamente in Sicilia per documentare i volti della sua gente e le tradizioni popolari ancora vive nell’isola. Nel 1977 pubblica in Francia Les Siciliens (editore Denoel), con testi di Dominique Fernandez e Leonardo Sciascia, e in Italia La villa dei mostri (introduzione di Leonardo Sciascia). A Parigi scrive per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine littéraire e soprattutto conosce Henri Cartier-Bresson, le cui opere lo avevano influenzato fin dalla gioventù. Il grande fotografo lo introdurrà nel 1982 come primo fotografo italiano nell’agenzia fotografica internazionale, Magnum Photos, di cui diventerà membro effettivo nel 1989. Nel 1984 collabora con Bresson eAndré Pieyre de Mandiargues per Henri Cartier-Bresson: portraits (Collins).

Nel frattempo stringe amicizia e collabora con vari scrittori di successo, tra i quali Manuel Vázquez Montalbán. Negli anni ottanta lavora anche nell’alta moda e in pubblicità, affermandosi come uno dei fotografi più richiesti. Fornisce un contributo essenziale al successo delle campagne di Dolce e Gabbana della seconda metà degli anni Ottanta.

Nel 1995 ritorna ad affrontare i temi religiosi, pubblicando Viaggio a Lourdes, e nel 1999 vengono pubblicati i ritratti del famoso scrittore argentino Jorge Luis Borges.

Il 2003 vede l’uscita del libro Quelli di Bagheria (facente parte di un progetto più ampio che include un documentario e varie mostre), ricostruzione dell’ambientazione e delle atmosfere della sua giovinezza attraverso una ricerca nella memoria individuale e collettiva. Nel dicembre 2006 viene presentato il calendario 2007 del Parco dei Nebrodi, con dodici scatti dell’attrice messinese Maria Grazia Cucinotta. Con il concittadino Giuseppe Tornatore, in occasione del suo nuovo film Baarìa, pubblica nel 2009 il libro fotografico Baaria Bagheria. Ha all’attivo molte pubblicazioni. Si afferma a livello internazionale, continuando nel contempo a scrivere libri.

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