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Prodotti fotografici a prezzi stracciati? Duro colpo al “mercato grigio” dai giudici di Torino [Alessandro Tarantino]

di Alessandro Tarantino

Dietro a quello che a volte può sembrare un vero e proprio “affare”, magari l’acquisto dell’ultimo modello di mirrorless che da tempo desideriamo e che troviamo ad un prezzo scontatissimo, può nascondersi un grosso svantaggio per l’acquirente o, nei casi peggiori, un vero e proprio reato.

Il cosiddetto “mercato grigio” della fotografia esiste da tempo, alimentato dalle opportunità che una vendita di un bene al di sotto dei prezzi “ufficiali” è capace di generare. Nel caso dei prodotti fotografici, di solito si tratta di beni destinati dal produttore, per diverse ragioni, a mercati diversi da quello europeo.

Ad ingolosire l’acquirente è soprattutto il prezzo d’acquisto che, nel caso di prodotti d’importazione parallela commercializzati in Paesi diversi da quelli a cui erano destinati in origine può arrivare ad essere anche sensibilmente più basso.

Ora, nel caso in cui il prezzo del bene non sia così clamorosamente basso rispetto a quello “ufficiale”, si può presupporre che l’importatore abbia comunque sostenuto tutti i costi e le tasse che la vendita nel nostro Paese comporta, come l’IVA, ad esempio.

Ma acquistando un bene importato per pochi euro in meno rispetto a quello “ufficiale” a cosa si rinuncia? A diversi vantaggi e servizi: ad esempio alla garanzia fornita dai centri riparazione ufficiali della Casa madre dal momento si ha diritto solamente alla garanzia legale che il nostro ordinamento riconosce quale obbligo in capo al venditore, con tutti i rischi di solidità aziendale, disponibilità e qualità del servizio offerto che ne possono conseguire. Ne vale la pena?

Prodotti d’importazione parallela con sconti risicati, infatti, non fanno la voce grossa sul mercato: spesso gli acquirenti preferiscono il prodotto acquistato presso i canali ufficiali proprio perché al piccolo mancato risparmio fanno da contraltare una serie di servizi accessori che permettono all’acquirente di dormire sonni tranquilli.

Più complessa, invece, è la situazione in cui i prezzi d’acquisto di un bene importato siano sensibilmente più bassi di quelli ufficiali. In quel caso è logico supporre che il rivenditore ometta di versare quanto dovuto all’Erario, in tutto o in parte. È il più classico degli esempi di evasione fiscale che oltre a procurare un danno sociale, è un reato. Infatti è facile osservare come, soprattutto su internet, ci siano rivenditori la cui “vita aziendale” è spesso molto breve, salvo poi ritornare sul mercato dopo qualche tempo con nomi simili alle imprese fallite o sparite. Inutile sottolineare come si è esposti a rischi enormi: uno su tutti la possibilità che il bene non sia mai consegnato perché, intanto, il rivenditore è “fallito”. Inoltre, in alcuni casi, potrebbe addirittura configurarsi per l’acquirente il reato di incauto acquisto.

Le Case produttrici di materiale fotografico (Nikon, Canon, Sony e Fuji soprattutto, ma non solo loro), da anni combattono una guerra legale contro pratiche commerciali scorrette che di fatto danneggiano il mercato e l’immagine delle stesse case. Nei mesi scorsi, ad esempio, Nikon assieme al suo distributore europeo Nital ha ottenuto dal Tribunale delle Imprese di Torino un’ordinanza che potrebbe anche essere definita storica perché segna un precedente importante: Effediuno srl, società che commercializzava prodotti Nikon di importazione è stata infatti inibita e diffidata dal continuare in tale pratica commerciale, inoltre i giudici hanno ordinato il ritiro dal commercio, a spese della società condannata, di tutti i prodotti a marchio Nikon non destinati ad essere commercializzati nell’UE; disposto la penale di € 500,00 per ogni atto di commercializzazione dei prodotti a marchio Nikon in violazione del provvedimento;  disposto la pubblicazione di un estratto del provvedimento sulle riviste specializzate Fotografia.it e DDAY.it a spese di Effediuno srl e ordinato alla società di fornire alle ricorrenti le informazioni (soggetti e prodotti coinvolti) relative alla commercializzazione dei prodotti a marchio Nikon.

«Sono davvero molto felice e soddisfatto e, grazie all’impegno di tutta la squadra Nikon, si è creato un precedente importante – ha detto Filippo Quaglino, avvocato Nital, nel commentare la sentenza in un’intervista concessa a Fotografia.it -. Il lavoro è appena iniziato, la strada per porre un freno al mercato parallelo è ancora lunga, ma sono sicuro che abbiamo iniziato con il piede giusto, le basi sono solide e ci aiuteranno in futuro. Posso anticiparvi che ci saranno molte altre azioni legali, sono già stati individuati i nuovi soggetti contro cui agire, non posso fare i nomi, ma vi posso assicurare che sono soggetti ben conosciuti nel mercato della fotografia». 

In conclusione: non è il prezzo vantaggioso che trasforma un acquisto in un affare, soprattutto quando si tratta di prodotti che necessitano di cura e attenzione anche post-vendita. La rete dei professionisti a cui le Case produttrici hanno deciso di affidare la vendita dei propri prodotti è l’unica in grado di garantire la miglior qualità del servizio possibile, sia in fase di consulenza che di assistenza, al prezzo più equo, nel pieno rispetto delle normative fiscali vigenti e dei diritti di chi lavora nel settore.

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