Dalla fotografia alla narrazione per immagini in movimento: come allenare lo sguardo per raccontare, non solo riprendere.

C’è un momento, prima o poi, in cui ogni fotografo si trova a fissare quel pulsante rosso. “REC”.
Non è solo una questione di esposizione, di luce o di fuoco. È il modo in cui guardi le cose che cambia. Il video non si limita a mostrare: suggerisce, accompagna, costruisce un tempo. E senza una storia da seguire – anche minuscola – rischia di essere solo un susseguirsi di immagini vuote.
Molti fotografi pensano che il video sia, in fondo, una fotografia che si muove. In parte è vero. Ma nel video, ogni scelta ha un “prima” e un “dopo”. Un’inquadratura non vive da sola. È un tassello dentro un flusso. E quel flusso, per essere interessante, ha bisogno di un filo. Un intento. Una piccola narrazione.
Lo scatto cerca l’attimo. Il video costruisce l’attesa.
Una fotografia cerca il momento perfetto. Uno solo. Nel video, quel momento va costruito. Preparato. Inquadrato, aspettato, magari addirittura fatto accadere. E tutto ciò che lo circonda – prima e dopo – conta tanto quanto il picco emotivo.
Per questo il primo vero passaggio non è tecnico. È mentale. È iniziare a guardare il mondo chiedendosi: “Se volessi raccontare questo, da dove comincerei?”
Non servono grandi eventi. Una tazza che si riempie, una finestra che si apre, una camminata lenta. La storia non sta nel gesto. Sta nel modo in cui lo costruisci.

Prima ancora della camera: la visione
Nel mio lavoro, mi è capitato spesso di assistere a una forma di ansia da prestazione. “Che macchina usi? Che gimbal hai? Hai un preset per colorare così?”
Ma il punto non è quello. Se non hai una visione, anche il drone più costoso sarà solo un giocattolo rumoroso.
Serve allenare un’altra cosa: la capacità di osservare una scena e immaginare come potrebbe diventare in video. Cosa racconta? Cosa potrei far vedere? E cosa potrei lasciare fuori?
Pensare per storie è, in fondo, un esercizio creativo. Non è scrivere un copione, ma imparare a vedere la realtà come una sequenza di possibilità. E non serve partire da un corto d’autore: basta raccontare qualcosa che conosci. Un’abitudine, una persona, una piccola routine. Il quotidiano ha già in sé le sue storie. Basta saperle cogliere.
Iniziare semplice: 3 clip, un senso
Un esercizio utile – e sorprendentemente rivelatore – è questo: scegli un tema e prova a raccontarlo con tre soli inquadrature.
Una che introduce. Una che sviluppa. Una che chiude. Può sembrare un limite, ma in realtà è una porta: ti obbliga a pensare prima di girare. Ti costringe a cercare cosa vuoi dire, non solo cosa vuoi mostrare.
All’inizio sembrerà poco. Ma se riesci a dare un senso a tre clip, sei già sulla buona strada. Il resto – il montaggio, il sonoro, gli effetti – viene dopo. Quello che non può mancare, invece, è il perché.

Il videomaker non cerca solo la bellezza. Cerca la direzione.
Nel video, l’immagine non basta. Deve muoversi verso qualcosa. Anche quando è ferma, deve avere una tensione. Una destinazione.
Il fotografo sa già come catturare la bellezza. Ma per diventare videomaker, deve imparare a darle un percorso.
Questo non significa scrivere un soggetto o girare film. Significa pensare per storie, anche piccole, anche mute.
Una persona che guarda fuori dalla finestra. La stessa scena, con la giusta sequenza, può suggerire malinconia, speranza, attesa o nostalgia.
È il montaggio a dirci cosa prova. È il tempo a suggerire il senso.

Un passo alla volta, ma con intenzione
Il passaggio al video può sembrare complesso, ma non è una montagna. È un sentiero. E ogni passo è un’occasione per imparare qualcosa di nuovo.
Non servono grandi strumenti. Servono occhi curiosi e il desiderio di raccontare.
Se già fotografi, il primo pezzo del puzzle ce l’hai. Ora si tratta solo di metterlo in movimento. E scoprire che, dietro ogni immagine, può esserci una storia pronta a prendere vita.
Link al video “La mia Sicilia”
“La mia Sicilia” è un esempio di come una storia semplice – una persona che prepara la valigia per partire – possa diventare esercizio narrativo e visivo. Inquadrature strette e larghe, statiche e in movimento, costruiscono ritmo ed estetica. Un piccolo racconto che mostra come, con pochi elementi, si possa già pensare per immagini in sequenza. Un esercizio perfetto per chi si avvicina al video partendo dalla fotografia.

info e contatti Davide Vasta:
FB https://www.facebook.com/davide.vasta
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