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Passare al video: scelta consapevole o salto nel vuoto?

di Davide Vasta

Ripresa da terra con slider motorizzato

C’è un momento, prima o poi, in cui ogni fotografo si trova a fissare quel pulsante rosso. “REC”. È lì, accanto al classico scatto, quasi a tentarti. Per alcuni è solo una curiosità, per altri un territorio sconosciuto. Per molti, è una chiamata: la voglia di dire qualcosa che non basta più condensare in un solo fotogramma.

Negli ultimi anni il video è diventato un linguaggio imprescindibile. I social lo spingono, le aziende lo cercano, persino il pubblico si è abituato a “guardare in movimento”. Eppure, passare dalla fotografia al video non è solo questione di tecnica. È un cambio di mentalità. Un nuovo modo di pensare, di raccontare, di progettare. E per chi vive da sempre con l’occhio nel mirino, può sembrare un salto nel vuoto.

Fotografia 1 (sotto) – È la stessa fotocamera usata per fotografare, ma con l’aggiunta di pochi accessori – come follow focus, spallaccio e loupe – diventa uno strumento potente per iniziare a girare. Il salto al video può cominciare da ciò che già abbiamo.

Fotografia 1 - La fotocamera su spallaccio con followfocus e loupe
Lo sguardo fotografico è un buon punto di partenza

La buona notizia è che un fotografo parte avvantaggiato. Conosce la luce, la composizione, la potenza di un’inquadratura. Il suo sguardo è già allenato a cercare la bellezza, il senso, l’equilibrio. Il passaggio al video non cancella nulla di tutto questo. Al contrario: lo espande.
Ma il video aggiunge una dimensione: il tempo. E con il tempo, arrivano nuovi concetti: ritmo, durata, continuità. Poi c’è il suono, altro elemento invisibile ma potentissimo. E infine il montaggio, quel momento in cui tutto prende davvero forma.

Fotografia 2 (sotto) –  Un buon video nasce spesso da uno sguardo allenato alla fotografia. Qui, la ricerca di un’inquadratura passa attraverso l’istinto visivo, la cura del dettaglio e la volontà di raccontare con equilibrio e intenzione.

Fotografia 2 - Lo sguardo fotografico e il cambio di prospettiva
Il primo impatto: aspettative vs realtà

Molti fotografi, all’inizio, sottovalutano il cambiamento. Pensano che basti conoscere luce e composizione per affrontare una ripresa video. Ma è proprio lì che nasce la sorpresa. Non è la tecnica a mettere in difficoltà, quanto piuttosto l’approccio: ogni inquadratura deve inserirsi in una sequenza, ogni scena ha bisogno di un prima e di un dopo, ogni taglio di montaggio diventa parte integrante del linguaggio.
A complicare le cose, spesso, c’è anche un pregiudizio tecnico: molti fotografi ignorano — o sottovalutano — le potenzialità video della propria fotocamera. La funzione “video” viene vista come un’aggiunta secondaria, poco rilevante. Eppure, proprio da lì può nascere una nuova forma espressiva, con strumenti già a disposizione.

La ripresa con spallaccio
Opportunità e ostacoli reali

Molti fotografi si avvicinano al video spinti dalla pressione del mercato. “Me lo chiede il cliente”. “Ormai lo fanno tutti”. Ma iniziare solo per “dovere” rischia di trasformare una potenziale opportunità in una frustrazione.
Il consiglio? Comincia quando senti che il video può essere uno strumento per dire qualcosa di più. Quando una storia che hai in testa non riesce più a stare ferma in un’immagine sola. Allora sì, vale la pena provarci. Ma vale anche la pena chiarirsi le idee: fare video non significa diventare registi. Può voler dire arricchire il proprio portfolio, proporre servizi più completi, o semplicemente iniziare a comunicare in modo diverso sui social. E anche se il mercato è pieno di videomaker, c’è ancora spazio per chi ha qualcosa di autentico da raccontare.

Ripresa con slider motorizzato da 150 cm
Da dove si comincia davvero?

Un consiglio? In piccolo. Racconta un oggetto, un gesto, una passeggiata. Usa la luce che conosci, ma osserva cosa cambia quando tutto si muove. Non pensare subito al montaggio perfetto, alla musica d’impatto, ai grandi mezzi.
Un video ben fatto può nascere anche con ciò che hai già nello zaino. Conta di più la storia che vuoi raccontare e il tempo che sei disposto a dedicare a comprenderne le dinamiche.

Impara osservando. Guarda film, spot, documentari… ma con occhio analitico. Chiediti: perché questa scena funziona? perché questo taglio mi colpisce? La sensibilità visiva che hai sviluppato nella fotografia può diventare un alleato prezioso.

Ripresa ravvicinata del soggetto
Il video come evoluzione naturale

In fondo, fotografare e fare video non sono due mondi in competizione. Sono due modi di osservare. Due strumenti che, se combinati, possono amplificare il tuo potere narrativo.
C’è qualcosa di molto profondo nell’idea di far scorrere le immagini. Di raccontare con il tempo, non solo con la luce. E quando impari ad ascoltare quel tempo, anche la tua fotografia ne esce trasformata.

Camera car con treppiede e fotocamera con 70-200 mm
Un invito a iniziare in modo consapevole

Passare al video non è un obbligo né una moda da rincorrere. È una possibilità. Un’estensione del proprio linguaggio visivo. Se senti il desiderio di raccontare qualcosa che una singola immagine non riesce più a contenere, allora vale la pena iniziare.
Non ti serve il set perfetto, né una cinepresa professionale. Ti serve un’idea, una storia — anche minuscola — e la voglia di metterla in movimento. Tutto il resto si impara. Un passo alla volta.

Video Link: Manfrotto Sympla

Un semplice supporto spalla come il Manfrotto Sympla può fare una grande differenza nelle riprese a mano libera. In questo video mostro come la stessa reflex utilizzata per fotografare, se ben bilanciata e accessoriata, diventa uno strumento comodo e stabile per girare video in mobilità.

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