Nel vasto panorama della fotografia del XX secolo, pochi nomi brillano con la stessa intensità di Margaret Bourke-White.
Nata il 14 giugno 1904 a New York, questa straordinaria donna non solo ha sfidato le convenzioni del suo tempo, ma ha anche rivoluzionato il modo in cui il mondo vedeva se stesso attraverso le sue immagini iconiche e cariche di significato. Donna incredibile, fotogiornalista per antonomasia, spirito combattivo e competitivo, tanto da primeggiare nella fotografia industriale e nel fotogiornalismo; prima corrispondente di guerra donna, prima donna a collaborare con la celebre rivista Life e prima tra tutti i fotografi “occidentali” ad avere il permesso di realizzare un reportage fotografico nell’allora comunista URSS – utile politicamente a dimostrare che il “pericolo rosso” poteva trasformarsi in prezioso alleato contro il nazismo.
Margaret Bourke-White iniziò la sua carriera nel mondo della fotografia alla fine degli anni ’20, quando la macchina fotografica era ancora considerata uno strumento di nicchia, lontano dalla portata del grande pubblico. Tuttavia, la giovane Bourke-White, con la sua visione audace e il suo spirito intraprendente, si fece strada nel mondo fortemente maschile della fotografia professionale.
Dopo aver conseguito la laurea in fotogiornalismo alla Cornell University nel 1927, Margaret divenne la prima fotografa a lavorare per la rivista Fortune, un’influente pubblicazione economica. Il suo talento innegabile la portò a viaggiare in tutto il mondo, documentando la Grande Depressione negli Stati Uniti e catturando immagini che rivelavano la vera portata della sofferenza umana e sociale di quell’epoca.
Durante la Grande Depressione, Bourke-White si immerse nelle realtà più crudeli e spietate degli Stati Uniti, raccontando con suggestiva tenacia le facce disperate delle persone colpite dalla povertà e dallo sconforto. La sua serie di fotografie sull’opera idraulica del Tennessee Valley Authority è un esempio eloquente della sua capacità di fondere l’arte visiva con un profondo impegno sociale.
Le immagini di lavoratori e contadini, nelle quali Bourke-White riusciva a catturare sia la loro sofferenza che la loro resilienza, ebbero un impatto immediato sulla coscienza pubblica. Il suo stile distintivo, caratterizzato da composizioni audaci e un uso magistrale della luce, divenne un mezzo attraverso il quale il mondo poté vedere la Grande Depressione con occhi nuovi.
Con lo scoppio della Guerra Civile Spagnola nel 1936, Margaret Bourke-White dimostrò ancora una volta il suo coraggio e la sua dedizione nel documentare gli eventi cruciali della sua epoca. Le sue fotografie dai fronti di guerra e dai campi profughi raccontano una storia di sofferenza umana, ma anche di resistenza e speranza.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Bourke-White si unì alle forze alleate e divenne la prima fotografa autorizzata a lavorare nei teatri di guerra. Le sue immagini dal fronte europeo e dal teatro del Pacifico non solo catturarono l’orrore della guerra, ma riuscirono anche a comunicare il coraggio e la determinazione di coloro che lottavano per la libertà.
Nel dopoguerra, Margaret Bourke-White portò il suo sguardo acuto e la sua sensibilità sociale al movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. Le sue fotografie di Martin Luther King Jr. e degli attivisti impegnati nella lotta contro la segregazione razziale sono testimonianza della sua costante volontà di utilizzare la fotografia come strumento per il cambiamento sociale.
Oltre al suo lavoro pionieristico nel fotogiornalismo, Bourke-White è stata anche un’artista che ha saputo ritrarre la forza e la fragilità dell’umanità attraverso i suoi ritratti iconici. Il suo celebre ritratto al Mahatma Gandhi, con il leader indiano illuminato da una luce eterea, è un esempio di come Bourke-White fosse in grado di creare sintesi potentissime.
Margaret Bourke-White ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia della fotografia e del giornalismo. La sua abilità nel cogliere l’essenza di momenti storici critici, la sua audacia nel fronteggiare le sfide e la sua dedizione a portare alla luce le ingiustizie del mondo le hanno guadagnato un posto di rilievo nella storia dell’arte visiva.
Oltre alle sue imprese professionali, Bourke-White ha dovuto affrontare le sfide della vita personale, tra cui una battaglia contro la malattia di Parkinson, che ha limitato la sua capacità di lavorare negli ultimi anni della sua vita. Tuttavia, la sua eredità continua a ispirare le generazioni successive di fotografi, giornalisti e attivisti che cercano di utilizzare il potere delle immagini per narrare storie significative e promuovere il cambiamento sociale.
Margaret Bourke-White rimarrà per sempre una figura leggendaria nel mondo della fotografia. Il suo coraggio nel documentare le sfide della sua epoca, la sua maestria nel trasformare il dolore in arte e la sua dedizione al servizio della verità la rendono unica nella storia della fotografia. La sua vita e il suo lavoro ci insegnano che l’obiettivo di una macchina fotografica può essere molto più di un semplice strumento di registrazione visiva; può essere un potente mezzo per cambiare il mondo.
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Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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