una mostra di Francisco Macfarlane e Francesco Pennacchio
a cura di Francesco Pennacchio
in collaborazione con Experimental Photo festival 2024 – Horizontal Portfolio Review
opening venerdì 07 feb. dalle ore 19.00

In un’epoca in cui, entro mezzogiorno, siamo esposti a più immagini di quante ne vedesse un individuo del XIX secolo in una vita intera, l’immagine conserva ancora un significato?
Può ancora essere veicolo di trasformazione, di rivelazione?
Da prospettive distinte ma convergenti, Francisco Macfarlane e Francesco Pennacchio esplorano il processo di creazione delle immagini come strumento per confrontarsi con un’assenza e per evocare una rinascita. Macfarlane indaga la fragilità della condizione umana in un’era segnata dall’iperconnettività, dove il significato spesso si disperde in un flusso incessante di istanti fugaci. Pennacchio, invece, ricostruisce frammenti di memoria legati alla madre, scomparsa nell’infanzia, cercando di colmare tale vuoto con le risonanze della sua presenza.
Entrambi gli artisti partono da fratture: assenze che toccano l’identità, la memoria e il senso di appartenenza. Per Macfarlane, l’assenza si manifesta come una crisi della capacità dell’uomo di tessere relazioni nell’epoca digitale; per Pennacchio, come una presenza-assenza che esige un lavoro di ricostruzione. Tuttavia, attraverso percorsi creativi distinti, giungono a una visione comune: l’immagine non è solo un documento o un artefatto. È un contenitore che può accogliere il dolore, evocare il ricordo e generare nuova vita.
Al Meccanico le opere dei due artisti entrano in dialogo. Macfarlane esplora comportamenti sociali, utilizzando tecniche fotografiche alternative per affrontare il nostro rapporto con la tecnologia. Da una prospettiva più figurativa, Pennacchio cerca di ricostruire la memoria e di elaborare un lutto infantile attraverso fotografie d’archivio, polaroid e fotografia analogica.
Nelle loro mani, l’immagine diventa un luogo di guarigione, uno spazio in cui l’assenza viene riconosciuta e la rinascita resa possibile. Talvolta, le loro opere trascendono i limiti dello spazio e del tempo, dissolvendo la distanza tra ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarebbe potuto essere. Invitano lo spettatore a esplorare memoria e presenza come dimensioni fluide e intrecciate, e ci sfidano a riscoprire il potenziale trasformativo dell’immagine in un mondo sovraccarico di rumore visivo.
Info:
La mostra sarà aperta dal 7 febbraio – 9 marzo
giovedì dalle 10 alle 13
venerdì e sabato dalle 16 alle 19.30
Il Meccanico, Via San Vitale 2/b, Verona
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