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Sulla fotografia di resistenza dei ghetti L’antisemitismo, i carnefici di Hitler e gli anarchici nei forni (parte quinta)

di Pino Bertelli

L’infamia dell’“Amnistia Togliatti”.

A proposito dell’“Amnistia Togliatti”… per il ministro comunista la pacificazione nazionale passa dalla scarcerazione di migliaia di fascisti (e non pochi gerarchi nazisti), responsabili di vere e proprie atrocità, tuttavia non considerate tali dai giudici: “è il caso, ad esempio, dello stupro di gruppo ai danni di una partigiana, ritenuto dalla magistratura una semplice offesa al pudore e all’onore, e quindi amnistiato” (35). La legge, scritta (quasi) di suo pugno da Togliatti dice: “Concessa amnistia per i delitti politici puniti con pena anche superiore a quella indica- ta nell’art.1, ove siano stati commessi nelle singole parti del territorio nazionale dopo l’inizio in esse dell’amministrazione del Governo militare alleato o, riguardo al territorio rimasto sotto l’amministrazione del Governo legittimo italiano, per i delitti suddetti commessi dopo l’8 settembre 1943”. Ci resta inconcepibile che un uomo di limitate vedute libertarie, con inclinazioni omofobe (come l’epurazione di Pier Paolo Pasolini dal partito, mostra), ma di losche strategie politiche come Togliatti, senza un’elevata e nobile intelligenza, possa aver abbindolato milioni di persone a una causa totalitaria… ci è sempre parso più un assaggiatore di rasoi (Guido Ceronetti, ancora) che un condottiero sprezzante della vita e della gloria dissipate per il raggiungimento del bene comune.

La sanatoria dei crimini fascisti conta complessivamente 7061 individui (alcuni storici dico- no diecimila)… dei 7061 politici amnistiati ai sensi dell’art. 1 e 2 del decreto, 153 sono i   partigiani, e 4129 i fascisti; ai sensi dell’art. 3 gli amnistiati sono 2973, tutti fascisti (36). 

35 Mimmo Franzinelli, L’amnistia Togliatti. 22 giugno 1946: colpo di spugna sui crimini fascisti, Mondadori, 2006

36 Amedeo Santosuosso – Floriana Colao, Politici e amnistia.Tecniche di rinuncia alla pena per i reati politici dall’unità ad oggi. Giorgio Bertani Editore,1986 

Nel contempo restano in carcere partigiani, politici antifascisti, anarchici… i malumori della base del PCI sono tiepidi… l’“amnistia Togliatti” sarà seguita da altri provvedimenti che amplieranno la casistica dei crimini condonabili. Nel 1948 vengono estinti; nel 1953 l’amnistia, accompagnata dall’indulto, è applicata a tutti i reati politici commessi entro il giugno 1948. Tra le migliaia di fascisti liberati ci sono anche personaggi di primo piano del regime, come Dino Grandi, Luigi Federzoni, Renato Ricci, Junio Valerio Borghese… l’amnistia riguardò migliaia di funzionari, agenti della polizia segreta, magistrati, informatori, segretari di partito locali, podestà, torturatori, profittatori, traditori che passarono da un potere all’altro e molti di loro troveranno posto sul ponte di comando dei nuovi dominatori. L’oblìo sulla Resistenza partigiana voluto da Togliatti si estende alla clemenza verso i procuratori di supplizi, sofferenze fisiche disumane, spietate, inflitte con feroce crudeltà ai partigiani, cittadini, dissenzienti del regime nazi-fascista… la decisa consegna delle armi e le condanne dei partigiani che ne seguirono, misero fine alla lotta di Liberazione.

Piero Calamandrei, fu tra i pochi che si accorsero in quale misura « i magistrati, rimasti attaccati al filo illusorio della continuità giuridica, si siano fatti, senza volerlo, i restauratori della legalità fascista, e abbiano quindi trovato in essa, unica formalmente rimasta in piedi, gli argomenti per assolvere i militi delle brigate nere e per condannare i partigiani (37) ». L’ordine giudiziario si rifiutò o non volle dichiarare estinti i reati commessi per la “necessità della lotta” contro i nazifascisti. Così le azioni dei partigiani furono ridotte a delinquenza comune… l’“amnistia per i deportati” esclude dal beneficio i deportati dei campi di lavoro in Germania, eliminando l’espressione di “internati nei campi di concentramento”.

37 Piero Calamandrei, Restaurazione clandestina, Il ponte, 1947 

La Cassazione distingue tra “fine” e “pretesto” politico così: «per poter qualificare come politico un reato occorre che questo sia determinato da un fine politico non essendo sufficiente un pretesto politico». Per la Suprema Corte agisce «per pretesto e non per fine politi- co chi commette una rapina con sequestro di persona in danno di presunti collaborazionisti, e dopo aver distribuito parte del bottino a vittime dei nazifascisti divide il resto con i suoi vi cini» (38). Nell’autunno del 1947 De Gasperi espulse i comunisti dal governo. L’insostenibile splendore del comunismo al potere ha fatto più morti che la peste nera del 1300… i crimini dei comunismi, nazismi, fascismi e le guerre delle democrazie armate, fanno rimpiangere l’onda lunga dei sovversivi d’ogni tempo che almeno, qualche volta, hanno dato la giusta lezione ai trafficanti d’armi, banchieri, burattinai e burattini politici… appesi per il collo ai campanili delle chiese hanno sempre fatto un certa figura!

38 Amedeo Santosuosso – Floriana Colao, Politici e amnistia.Tecniche di rinuncia alla pena per i reati politici
dall’unità ad oggi
. Giorgio Bertani Editore,1986 

Sulla resistenza ebraica nei ghetti.

Non si può parlare della Shoah, senza dimenticare gli scempi dell’abdicazione dell’intelligenza al potere nazista… l’intolleranza è un sistema che viene dalle origini della storia del più armato… l’odissea del rancore non è mai stata vinta… ed è tipico delle carogne d’ogni sorta esprimere giudizi morali sugli schiavi, gli umiliati, i bastonati per secoli dagli stessi che ne hanno procurato le persecuzioni in nome di un dio, un capo o un profeta! Forse non abbiamo l’anima cristiana di Esther “Etty” Hillesum, Dietrich Bonhoeffer o Edith Stein (Santa Teresa Benedetta della Croce), certo… ma apprezziamo il coraggio, l’etica e perfino il senso del martirio per la fede con il quale hanno denudato la ferocia nazista… i loro scritti sono anche la loro vita e forse l’accusa più alta intentata contro l’uccisori dell’amore dell’uomo per l’uomo. Dice Etty Hillesum: “Trovo bella la vita e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini (…) Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà trovata da ognuno in se stesso — se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore (…) È l’unica soluzione possibile… Sono una persona felice e lodo questa vita, la loro proprio nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra” (39) . Muore ad Auschwitz il 30 novembre 1943, ha solo ventisette anni. Le cifre della morte nazista non la riguardano… di fronte all’immensa sofferenza che ha travolto l’intera umanità, trova l’amore e la fiducia in Dio, ma non è rassegnazione, è la speranza o l’attesa o la possibilità degli esseri umani nella ricerca di un mondo migliore.

 39 Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, 1985

Ci piace raccogliere questa frase attribuita ad Edith Stein, e se poi non fosse sua va bene lo stesso: “Non accettare nulla come verità che sia privo d’amore. E non accettare nulla come amore che sia privo di verità. L’uno senza l’altro diventa una menzogna distruttiva”. Tuttavia se entriamo nelle pagine di Il mistero della vita interiore (40), si resta basiti, anche per agnostici come noi, del vivere tutto nell’esperienza personale in rapporto all’altro/altra… la forza d’affinamento della percezione che trasfigura se stessi e ciò che ci circonda… amare la vita e trovarvi la bellezza, anche nel dolore. Il mistero interiore che si fa canto d’amore e insegna a morire come a vivere. Ciascuno è padrone del suo destino e non importa molto se sa spiegarsi tutto, ciò che vale è che non rimpianga niente. La tenerezza del cuore non conosce colpe né dannazioni… il bene supremo si trova nell’amore, quale che sia, anche se è pericoloso amare liberamente.

40 Edith Stein, Il mistero della vita interiore, Queriniana, 1999

Il teologo luterano e membro della resistenza, Dietrich Bonhoeffer, impiccato nel campo di concentramento di Flossenbürg nel 1945, in La fragilità del male scrive: “Non si può restare indifferenti davanti all’assassinio di milioni di esseri umani. Come il male che compie Hitler è frutto di scelte e azioni umane, anche l’agire per il bene è frutto di scelte e azioni umane” (41). A ragione, Bonhoeffer vede la debolezza del male e la sua deposizione con l’avanzare del bene… con atti di volontà, personali e collettivi, che si oppongono alla coercizione, alla paura, all’intimidazione e vanno a costruire la felicità degli uomini… se poi incontrano anche Dio, è affar loro. Ora, come dice Bonhoeffer, che “Dio non esaudisce i nostri desideri ma mantiene tutte le sue promesse”, non ne siamo molto sicuri… siamo certi invece che uomini come Bonhoeffer possono elevare la fede e il coraggio contro i sorrisi degli sterminatori d’amore… quando le ferite degli altri sono anche le mie, l’intollerabile è vicino a crollare.

41 Dietrich Bonhoeffer, La fragilità del male. Scritti inediti, Piemme, 2015 

 Per disadattati come noi, una religione vale un’altra, tutto dipende dall’uomo che l’adotta, la tradisce o l’abiura… guai al Dio che fa scuola! Di lì a poco i discepoli si alzano in piedi e brandiscono le bandiere uncinate! è a Cristo che Hitler si rivolgeva in privato e in pubblico… anche il suo cane lupo voleva l’incenso… il temperamento di un dittatore nasce sempre dal senso di sacralità che gli deputano le folle… tutto è cominciato sul Monte degli ulivi, a Gerusalemme… il luogo in cui Dio comincia a far rinascere i morti, è scritto nel Libro di Zaccaria… Hilter s’è confuso o l’ha letto male… ha ordinato milioni di morti e siccome non c’erano molti cimiteri utili, li ha bruciati, insozzando tutti i cieli d’Europa… i canarini non cantavano più… e le colombe bianche sono tornate in Germania solo dopo il crollo del muro di Berlino. Ecco a cosa porta la cattiva letteratura! 

continua…

I Marò della La Xa Flottiglia MAS di Julio Valerio Borghese della Repubblica di Salò

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