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Marilyn

di Tiziana Bonomo

Marilyn, una foto da leggere, Tiziana Bonomo

Prendere per mano l’allegria, la gioia, la sensualità: ecco ciò che mi suscita, ogni volta che la vedo, questa famosa immagine di Philippe Halsman. Lei non ha bisogno di presentazioni lei è un mito lei è Marilyn Monroe.

Così sembra non ci sia altro da dire eppure sono proprio alcune icone della fotografia ed alcuni miti che risvegliano mente ed emozione.

Il salto di Marilyn mi fa pensare a quando bambina giocavo a fare a gara con alcune amiche per chi riusciva a fare più salti con la corda. Saltare era un gioco meraviglioso di abilità, resistenza, equilibrio, divertimento, ritmo, quasi una danza. Più saltavo e più volevo continuare a saltare e sfidare la mia abilità. Anche Marilyn in questo salto conferma di essere il mito dei miei desideri: quello di piacere nella semplicità di una risata, di un gesto infantile spontaneo, di saltare anche vestita da sera, di osare a piedi nudi, di sentire il proprio corpo libero da costrizioni anche del vestito, di lasciar scomporre la pettinatura senza paura, di non attenersi alle regole del ritratto formale, insomma di uscire dagli stereotipi dalle convenzioni! Il suo sorriso e il suo trucco naturale invitano a fare come lei ad essere per un attimo un mito unconventional.

Certamente chi è stato bravo è il fotografo è lui: Philippe Halsman. “Il mio più grande interesse è sempre stato verso l’individuo. L’essere umano è mutevole, i suoi pensieri o stati d’animo cambiano, così come le espressioni e persino i lineamenti. Ed ecco che arriviamo al problema fondamentale del ritratto: se le sembianze di un essere umano consistono in un infinito numero di immagini differenti, quale in particolare dovremmo cercare di catturare?”. Mi sembra inevitabile Il rimando a “Uno, nessuno, centomila” di Pirandello al numero di immagini differenti che siamo per gli altri o anche per noi stessi?

E per svelare una parte della natura dell’individuo Halsman decide durante i ritratti che fa per la rivista Life, di chiedere, a tutte, ma proprio a tutte le grandi personalità: “Vorrebbe fare un piccolo salto per me?”. Quasi tutte accettarono anche il duca e la duchessa di Windsor che pur saltando sempre fuori sincrono si impegnarono molto durante l’esecuzione del salto.

D’altronde è Halsman che dice: “Un ritratto non è mettere in posa una persona in una certa posa e dirgli di piegare la testa in una certa direzione. Devi provocare la tua vittima, divertirla con scherzi, sconcertarla con il silenzio, o fare domande impertinenti che il suo migliore amico non le farebbe”. O farli saltare! Halsman è il primo a notare Marilyn Monroe nel 1949 quando Life la fa fotografare insieme ad altre otto starlette. È di dieci anni più tardi nel ’59 l’immagine del salto! Nel periodo in cui nasce la sua iconica serie “Jumpology” una sorta di giocoso esperimento che sortisce immagini vivaci, inaspettate e liberatorie, in cui la maschera, i freni inibitori e le convenzioni cadono. Sono diverse centinaia i “salti” ritratti da Halsman: da quelli di Sophia Loren, Audrey Hepburn e Brigitte Bardot, che balzano in aria felici come bambine, a quello del fisico Oppenheimer, che cerca di toccare il soffitto con un dito.

L’immagine di Marilyn si aggiunge alla firma di oltre 100 copertine per LIFE. La cover story delle riviste come Life fa capire quanto una copertina deve “promettere al lettore un’ora piacevolmente impiegata a sfogliare le pagine”. E dire che l’idea del salto nasce in modo casuale per un servizio, dall’apparenza noioso, sulla famiglia Ford per celebrare su Life e su Look il cinquantesimo anniversario dell’impero dell’automobile. Il successo che ottenne con quegli scatti “saltanti” lo convinse che fosse una buona tattica per far togliere la maschera sull’immagine che gli altri hanno di noi stessi. “Il rifiuto di saltare è il sintomo di una esagerata paura di perdere la propria dignità, tradisce insicurezza nascosta e profonda. Ma chi ha dignità non la perde di certo saltando. Seleziona ben 178 salti in alto che diventano un celebre libro: Jump Book.

Dalle diverse posizioni per saltare emergono risvolti psicologici comuni a certe categorie come quelle dei leader d’industria che saltano quasi sempre con le braccia aperte: una inconscia manifestazione di possesso?

A me piace pensare che nel salto Marilyn, per un breve attimo, sia tornata bambina come me quando la mente è libera dai pensieri del presente e del futuro e il passato deve ancora formarsi.

Marilyn un mito per molti e come una volta i miti offrivano un quadro simbolico per esplorare la complessità della natura umana, così lei fa da specchio ai desideri, conflitti, passioni, debolezze dell’essere femminile. Per me rappresenta ciò che mi sarebbe sempre piaciuto essere: irresistibile!

 

DIDASCALIA © Philippe Halsman Archive 2023 _ Marilyn Monroe, New York, 1959

 

BIOGRAFIA

Nato a Riga nel 1906 da una famiglia di origine ebraica, studiò ingegneria elettrica all’ Università di Dresda. La sua giovinezza fu segnata dalla tragedia: nel 1928 Halsman fece un tour delle Alpi austriache durante il quale il padre, che lo accompagnava, morì in circostanze misteriose per gravi ferite alla testa. Halsman fu accusato di parricidio e condannato a 4 anni. La faccenda fu sfruttata dalla propaganda anti-ebraica e creò un dibattito internazionale nel quale intervennero anche Albert Einstein e Thomas Mann (che difesero Halsman). Nel 1931 Philippe Halsman fu rilasciato a condizione che lasciasse l’Austria.

Trasferitosi in Francia cominciò a lavorare come fotografo di moda per varie riviste, fra cui Vogue, ed iniziò a farsi un nome nel mondo della fotografia. Nel 1940 i nazisti invasero la Francia, e d Halsman riuscì a fuggire negli Stati Uniti grazie ad un visto ottenuto con l’aiuto di Albert Einstein. In America la sua carriera decollò: Halsman divenne un fotografo di fama mondiale, e realizzò più di cento copertine di Life. Si Nel 1958 venne inserito fra i World’s Ten Most importanti Photographer. Conquistò il grande pubblico grazie ai ritratti di personaggi famosi, di cui riusciva a catturare la personalità come pochi altri. Nel 1952 realizzò due album fotografici su John Fitzgerald Kennedy. Fu in quel periodo che inventò la tecnica del “jumping style”, in cui ritraeva i soggetti nell’atto di saltare. In questo modo Halsman evitava che i soggetti assumessero espressioni del viso impostate e studiate, così da coglierne le caratteristiche più genuine ed autentiche.

Ma negli Stati Uniti avvenne anche un altro fatto destinato a dare la svolta alla carriera di Halsman: l’incontro con Salvador Dalì, col quale iniziò una delle più lunghe e proficue collaborazioni artistiche del ‘900. Halsman, oltre ai numerosi ritratti del pittore spagnolo, realizzò molte fotografie ispirate al Surrealismo di Dalì, riuscendo a ricreare con la macchina fotografica il complesso e fantasioso immaginario del pittore. Nel 1952 ritrasse John Fitzgerald Kennedy, producendo due album fotografici: una delle fotografie apparve sulla copertina dell’edizione originale del libro di Kennedy Profiles in Courage, mentre un’altra fu utilizzata per la campagna politica al Senato. Morì a NY il 29 maggio 1979.

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