fbpx Skip to content

L’utilizzo del colore nella fotografia [Filippo Gabriele]

di Filippo Gabriele

Il colore come soggetto fotografico
Emozioni e narrazioni raccontate dai colori e dal loro uso

Abstract

L’abitudine ad osservare il mondo a colori e l’infinità di dispositivi che bombardano continuamente di immagini, foto e video possono rendere il fotografo e creativo meno incline alle dinamiche dietro al colore.

Capita di non riuscire ad ottenere da una foto quel risultato sperato e la domanda che spesso viene posta è cosa manca alla fotografia appena scattata per distinguersi da una moltitudine di fotocopie della realtà.
L’epoca moderna ci ha donato progressi tecnologici che solamente qualche decennio fa sembrava fantascienza poter scattare 1000 foto comodamente inserite in una scheda SD dalle dimensioni ridottissime.
La comodità ha reso più pigro il fotografo e per tale motivo bisogna ritornare all’origine degli elementi caratteristici di un’immagine: sicuramente uno di questi è il colore.
L’utilizzo del colore nella fotografia è un’arte molto complicata
e richiede uno studio approfondito su tutte le dinamiche psico- percettive dell’essere umano per poter creare dei lavori degni di nota che attraggano.
Verrà presentata una panoramica su quanto sia importante

il colore partendo fin dall’invenzione della fotografia per poi rispondere a dei quesiti molto comuni tra fotografi. Sul perché il bianco e nero venga percepito più artistico e quali tecniche fotografiche ed esercizi visuali possano essere utili per espandere i propri orizzonti visivi.
Gestire i colori permette di ampliare la portata narrativa ed emozionale di una foto, andando così a creare immaginari visivi filtrati dalla propria interpretazione della realtà circostante.

Parole chiave

Colore Fotografia Immagine Percezione Soggetto

Autori

  • Riccardo Falcinelli è uno dei piú apprezzati visual designer sulla scena della grafica italiana, che ha contribuito a innovare il visual design progettando libri e collane per diversi editori.

  • Franco Fontana è un fotografo, fotoreporter e scrittore tra i più apprezzati sul panorama internazionale per le sue ricerche sull’astrattismo del colore.

  • Nick Fancher un fotografo, autore ed insegnante specializzato in illuminazione drammatica, che spesso impiega l’uso di colori audaci e tecniche sperimentali della fotocamera.

L’importanza del colore – Il colore come filtro della realtà

Riccardo Falcinelli ha studiato al Central Saint Martins School of Art and Design e si è laureato in Letteratura italiana alla Sapienza. Nel panorama della grafica italiana, e non solo, è sicuramente uno dei designer più apprezzati e nel corso della sua carriera

ha progettato e progetta libri e collane per alcune delle più conosciute case editrici italiane, realizzando copertine di grande impatto visivo.
Dal 2012, è professore di «Psicologia della percezione» all’Isia Roma Design e grazie anche all’attività di scrittore ha dato alla luce libri dal grande successo capaci di analizzare le immagini che ci circondando sia da un punto di vista psicologico e percettivo, ma anche più tecnico.
Cromorama (pubblicato anche da Penguin) ha avuto un tale successo da portare Falcinelli ad essere uno dei più noti saggisti italiani.
Il suo saggio offre un percorso molto stimolante dove ricercare l’essenza più pura del colore, attraverso la storia, la scienza e svariate percezioni viene dimostrato come il colore è un qualcosa di tremendamente affascinante, complesso e mutevole.
L’intero libro è suddiviso in capitoli intitolati ognuno con il nome di un determinato colore, all’interno è sempre presente un’analisi più scientifica e storica dell’argomento trattato per poi studiare l’aspetto psicologico soprattutto del popolo ed epoca a cui si fa riferimento.

Gli argomenti sono molteplici, dalla distruzione del mito dei colori primari e l’esistenza di colori più importanti di altri, all’analisi dell’incarnato e di come, ad esempio, nei cartoni Disney uomo volesse dire una pelle più scura rispetto alla donna.

Racconta di come il colore sia sempre stato un filtro con cui vediamo la nostra realtà; una lettura quasi destabilizzante perché fa scoprire come nulla è casuale e quanto sia complessa la materia del colore insieme a tutte le sue sfaccettature. Gerarchie, seduzione, narrazione, catalogazione sono solo alcuni degli usi del colore in determinati contesti. L’amplificazione dei mass media e l’infinità di prodotti visivi ha portato le masse ad inglobare tanti concetti diventati naturali nel pensiero comune.

La nascita della fotografia grazie alla stampa a colori

Quando si parla di colore non si può non di parlare di immagini, più nello specifico di fotografia.
Nel 1861 James Maxwell dimostra come l’elettricità, il magnetismo e la luce sono manifestazioni dello stesso fenomeno, producendo così la prima foto a colori in assoluto grazie all’ispirazione delle idee tricromatiche di Le Blon e di Young.

Tutto ciò è avvenuto grazie ai rapidi progressi della stampa a colori che hanno determinato lo sviluppo di altre nuove tecnologie, tra queste la fotografia .
Maxwell creo quella che è più corretto definire una diapositiva, un’immagine proiettata di una coccarda scozzese con tinte contrapposte per mostrare la capacità di cosa può fare una fotografia a colori. Nello specifico usa un procedimento che si avvale della logica tipografica.

Il colore come soggetto fotografico

James Maxwell prima stampa fotografica a colori. 1861.

Fotografa la coccarda per tre volte con una normale lastra in bianco e nero, ponendo davanti l’obiettivo un filtro ciascuno complementare alla tinta che deve ottenere: verde, rosso e blu. Infine sovrappone le tre immagini proiettandole e per farlo si avvale di tre lanterne e di contenitori di vetro con soluzioni colorate, in pratica l’antenato del proiettore. Quindi si sono susseguite azioni di separazione e ricomposizione. Principi che anche software come Photoshop usano andando a dividere le componenti cromatiche tramite algoritmi.

Poi l’intuizione di unire la litografia con i processi fotografici ha permesso la riproduzione di qualsiasi tipo di immagine, dando vita ad un modo totalmente nuovo di diffusione delle foto. Potremmo dire che così ha inizio una sorta di globalizzazione visiva delle foto ed immagini, in quanto grazie a queste scoperte una moltitudine di persone avrebbero potuto godere di queste stampe fino allo sviluppo in epoca moderna dove la riproduzione in digitale è ormai il mezzo preferito. Uno studio ha constatato che mediamente si passano 6235 ore all’anno davanti ad uno schermo.
Vogue nel 1916 capisce quanto sia importante il colore e soprattutto la stampa delle foto a colori per far vedere al pubblico le nuove tinte dei loro vestiti. La pubblicità a mezzo di carta colorata stampata amplifica il potere comunicativo.

Erano anni bui per via della guerra e tutti stampavano in bianco e nero.
Il 1935 è l’anno più importante in quanto viene introdotto l’inchiostro ciano che fisserà lo standard in quadricomia per la stampa. Inizia lo sviluppo per il consumo di massa, si svilupperanno il Kodachrome ed il Technicolor.

Colore e tecnologia, sviluppo di nuove percezioni

Filippo Gabriele. Paesaggio toscano con colori modificati.
Schermata del software Lightroom Adobe © per la modifica selettiva dei colori.

Il colore è ormai unito alle tecnologie che consentono di riprodurlo su larga scala determinando cosa sia possibile vedere ed in che modo. In base alla tecnologia adottata si può osservare un’immagine con determinate tinte e colori fino ad arrivare a poter scegliere precisamente come deve apparire una foto, quasi come un pittore fa con i suoi quadri.

Al giorno d’oggi sono infinite le possibilità di espressione, forse anche troppe. Chiunque può accedere ad uno smartphone, aprire una foto e modificarne colori, curve RGB, saturazione e tanto altro. La tela moderna è un monitor ed un programma di fotoritocco, il pennello il mouse o uno schermo touch e poi bisogna avere tanta creatività.

Tutto questo è possibile dopo anni di studi, esperimenti ed innovazioni.
Ammirare un dipinto di Van Gogh è diventato molto più facile attraverso ristampe e schermi digitali. Gli impressionisti hanno avuto molto successo da questo punto di vista, perché le tinte usate sono facili da riprodurre, al contrario invece di opere del passato che vengono penalizzate dalla riduzione di brillantezza della quadricromia (basata sulla combinazione di percentuali di inchiostro e quindi mischiando i colori diventano più opachi).
Un altro esempio di come colore e tecnolgia abbiano influenzato il pubblico è sicuramente National Geographic che è sicuramente un’istituzione sul mondo naturalistico moderno. Per svariati anni hanno usato la diapositiva Ektachrome che sui toni freddi dava un tono azzurro. Questo fatto tecnico ha permesso di costruire nella collettività la bellezza dei mari esotici grazie al loro colore azzurro profondo; quando in realtà i mari hanno svariati colori. La tecnologia unita alla post produzione ha dato un suo punto di vista e creato una percezione comune del mare di quell’azzuro meraviglioso.

La fotografia è sempre accompagnata dal photo editing, anche i più puristi non ne possono scampare. Già la scelta di una pellicola rispetto ad un’altra darà una diversa narrazione, luce e colore nella fotografia. Quindi vengono unite competenze del foto ritoccatore e tecnologia per raccontare la propria storia. Il colore influenza le persone in maniera del tutto inconscia ai più. Umore, percezione, scelte sono spesso dettate dai colori che osserviamo. Uno strumento decisamente potente se saputo usare, tanto che psicologi di tutto il mondo studiano i meccanismi del nostro cervello ed ancora oggi tanti aspetti sono sconosciuti.
I colori non sono casuali, ogni epoca ne ha avuto di caratteristici così come ogni popolo. Cercare di sfruttare questo sapere può far distinguere un fotografo da tutti gli altri.
In epoca moderna non è difficile scattare foto, ma quanto dargli una narrazione, un qualcosa che le renda speciali.
“Il semplice colore, non viziato dal significato, e non legato ad una forma definita, può all’anima in un migliaio di modi diversi.” Oscar Wilde, così come tanti altri artisti, non poteva non essere attratto dal colore e dalle sue mille forme.

Copertina National Geographic Magazine, Settembre 1982 (Vol. 162, No. 3).

Una nuova percezione della fotografia – Bianco e nero sinonimo di arte

La fotografia artistica è percepita in bianco e nero. Gianni Berengo Gardin afferma che un’immagine in bianco e nero viene subito percepita come arte, perché non è il modo consono di vedere dell’occhio umano. Sembra un patto teatrale dove l’osservatore accetta che il cielo può essere grigio così come l’erba di un prato. Certamente questo non vuol dire che scattare in bianco e nero restituisca solo capolavori, anzi, necessita avere grande dimestichezza con i contrasti, toni, mezzi grigi.
Mario Giacomelli è un fotografo che riesce a far percepire il colore anche dove non c’è, viene comunque percepito e per ottenere ciò ci vuole tanta abilità.

Una motivazione per cui le fotografie a colori non vengono viste come arte potrebbe essere perché il mondo lo osserviamo così, quindi andando a vedere una foto non in bianco e nero sembra quasi una fotocopia della realtà a cui siamo abituati. Come discusso in precedenza anche mostri sacri dell’editorialismo come National Geographic hanno dato una percezione diversa della natura. Questo può portare a pensare che per attrarre lospettatore bisogna alterare la sua percezione.

Reinventare i colori può essere una soluzione, non considerandoli come semplici attributi. Il cielo è il blu, la panchina è rossa ecc… e se l’elemento principale fosse proprio il colore? Ovvero il soggetto della foto sono proprio i colori, in quanto gli viene data importanza per arrivare a narrare una determinata storia.

Franco Fontana ha dato un grande contributo sull’astrazione del colore e l’uso di esso per creare immaginari altamente suggestivi. Eraclito nel trattato “Sulla Natura” scrisse: “Ciò che contrasta concorre e da elementi che discordano si ha la più bella armonia.” Un’immagine ben contrastata attira l’attenzione dell’osservatore, accostando tre colori al più alto grado di saturazione o due complementari. Saturando l’immagine ed esponendo la parte più luminosa si ottiene un contrasto. Ovviamente il tutto prima bisogna averlo nella testa, perché foto come quella di Fontana sono state scattate molti anni prima di Photoshop.
Questa precisazione vuole affermare che per dominare il colore è necessario un profondo ragionamento su di esso e sulle sue potenzialità.

Ombre colorate

I colori sono spesso associati alla luce, l’ombra è per definizione comune quasi nera. Giambattista Tiepolo (1696-1770) è stato un artista molto sensibile alle modulazioni del colore e propone un principio che verrà proposto su tutta l’illustrazione moderna. L’illusione di un volume dipende dal chiaroscuro e non dalle tinte, perciò le ombre non devono essere nere o marroni ma possono essere qualsiasi colore.

Quindi anche in fotografia vale questo principio, uno schema di colore molto usato in epoca instagram è l’Orange & Teal dove le tonalità di un’immagine rilassano ed amplificano il messaggio che si vuole narrare plasmando l’ambiente con ombre verde acqua e luci arancio tramonto. Un cangiantismo manierista in epoca smartphone.

Filippo Gabriele, Tramonto dal Monte Cocuzzo (CS) usando la tecnica dell’Orange & Teal.
Franco Fontana, Puglia 1995.

Oltre al senso di volume ed ombre, il colore è fondamentale anche per accentuare il senso di prospettiva e percezione spaziale. Alcune tinte sembrano venire incontro e altre l’esatto opposto, effetto dipendente dallo scarto di luminosità tra le tinte e il fondo su cui poggiano.

Il giallo su un fondo nero sembrerà uscire dalla foto proprio per l’elevato scarto di luminosità tra le tinte. Inoltre anche l’intensità della tinta, luminosità e saturazione suggerisce una precisa percezione nello spazio. Più è elevato lo scarto luminoso e maggiore sarà la profondità percepita.

Un bravo fotografo deve quindi tenere conto di tanti fattori tecnici come esposizione, diaframma ecc… ma deve avere bene a mente delle solide basi sul colore. Dal momento che per l’essere umano i colori hanno significati fondamentali vale la pena sfruttarli nei modi più adatti. Un ritratto con una punta di rosso su un soggetto può dare una nota passionale, mentre il blu indicherà che il soggetto è perso tra i suoi pensieri. Il colore nella fotografia, soprattutto amatoriale, è trascurato, mentre è forse il livello di controllo più potente. Perché grazie ad esso si può indirizzare in modo specifico l’esperienza visiva. Per quanto ogni soggetto può dare la sua interpretazione di un’immagine che dipenderà dal proprio background emotivo e culturale, non può sottrarsi a delle logiche psicologiche che ogni giorno influenzano miliardi di persone nel guardare il mondo circostante.

Una foto con predominanza fredda ha la presenza di colori caldi, quelli freddi sembrano allontanarsi per dare maggior spazio al calore. Tutto sta nel trovare un giusto equilibrio per guidare lo spettatore nella visione dei propri lavori.

Cubi perfettamente credibili dal punto di vista volumetrico in quanto lo scarto luminoso creato tra luci e ombre.
Steve McCurry, Woman in Canary Burqa, Kabul, Afghanistan, 2002.

Controllare il colore in fotografia – Tecniche fotografiche

Non esistono delle regole perfettamente riproducibili per creare delle immagini dal forte impatto visivo e narrativo. Bisogna studiare e conoscere a fondo il colore e la luce da un punto di vista storico e tecnico.

Alla domanda qual è il modo migliore per gestire il colore non ci può essere una sola risposta, soprattutto in questi anni dove la moltitudine di strumenti è talmente elevata da creare quasi un senso di confusione. In fotografia il colore può essere gestito sia tramite software di photoediting, ma anche dalla scena e luci del luogo dove si fotografa.

Nick Fancher in “Chroma” esprime svariati concetti fondamentali e tecniche su come gestire la scena da fotografare attraverso luci, flash e le famose gelatine che non sono altro dei veli di plastica. Quindi una gestione pre-scatto, dove già si ragiona su come volere la scena ed il prodotto finito.
Questo metodo di lavoro è frequente nel campo cinema, il famoso direttore della fotografia concorda già prima come deve essere illuminata la scena per ottenere determinati colori che potranno essere aggiustati ed esaltati in fase di post produzione.

Nick Fancher. Shutter and Drag.

Esistono varie tecniche che sfruttano il colore per creare degli immaginari di impatto per il proprio racconto visivo.

Lo Shutter drag è sicuramente una di queste. L’aggiunta di movimento o disturbo può dare un senso drammatico e si crea un’immagine con scie di luci e soggetto fermo.
Sfruttando la lunga esposizione ed il movimento del fotografo o soggetto, si andrà a formare una scia di colore a seconda del set luci utilizzato. Servono delle luci continue ed un controllo totale di tutte le fonti luminose e relativi colori.
Ad esempio con una luce d’ambiente tendente all’arancio è utile utilizzare una luce stroboscopica con filtro ciano così da creare una maggiore separazione tra le scie di luce e soggetto fisso. Risultanti sbalorditivi vengono raggiunti utilizzando le luci e colori su aspetti più complicati da gestire come le ombre.
Del colore che possono assumere si è già parlato in precedenza, soprattutto del fatto che un’ombra non deve essere per forza di una tinta scura, ma anche chiara purché vada a contrastare con le zone in luce dell’immagine.
Le luci possono essere coperte da filtri per modificare la colorazione di una scena e se ad esempio su un filtro ne andiamo a sovrapporre di altri (rosso, verde e blu) ed interroppiamo questa sovrapposizione da un soggetto si potranno creare delle ombre colorate che danno un diverso senso di spazio al soggetto fotografato.
Con il termine Gobo si fa riferimento a dei filtri ottici e pattern usati nel teatro, questa tecnica può essere utilizzata anche nel campo fotografico.
Posizionando oggetti tra la luce ed il soggetto vengono create forme colorate che daranno un senso creativo all’immagine. Un Gobo è quindi un oggetto che va a creare delle forme ripetute, anche i capelli bagnati possono fare questo lavoro e dare vita ad una moltitudine di ombre colorate. Unendo tecnica e creatività il risultato finale può essere meraviglioso.

Filippo Gabriele. Ritratto Aurora Ruffino con la creazione di pattern usando un Gobo, in questo caso un lampadario che ha creato delle forme ripetute.

Esercizio percettivo

Un esercizio proposto da Federico Fontana per stimolare la mente del fotografo è “L’esercizio del rosso”. Secondo Martine Voyeux, allieva di Cartier-Bress e grande esperta di fotografia in bianco e nero, ormai i giornali vogliono quasi sempre foto a colori.

Un esercizio per far diventare il colore non un semplice attributo, ma il soggetto dell’immagine può aiutare.
Bisogna prendere un foglio bianco e disegnare un punto nero al centro, ovviamente se qualcuno domanda cosa vede la risposta può essere oggettiva: un punto nero su un grande spazio bianco. Questo punto ha la funzione di costruire lo spazio, togliendolo rimarrebbe soltanto un foglio bianco con una percezione spaziale nulla. L’esercizio consiste nel concentrarsi a far diventare il colore il soggetto della foto, proprio come il punto. Scattando varie foto bisogna concentrarsi nel dare all’immagine un protagonista che è il coloro rosso, in modo tale che senza di esso decade la narrazione e il cromatismo.
Per i neofiti viene consigliato il rosso solo per una questione puramente percettiva, in quanto per questioni storiche e psicologiche è un colore facile da notare durante le proprie uscite. Una volta allenato l’occhio nulla vieta di replicare l’esercizio con tinte più delicate e complicate da far risaltare.

Esercizio del rosso. Un punto nero posto all’interno di un grande spazio bianco ha il potere di disegnare tale spazio. Se venisse tolto allora si vedrà soltanto un foglio vuoto. Il fine è quello di rendere il colore importante come tale punto.

Rendere visibile l’invisibile

Il fine ultimo è quello di rendere visibile ciò che prima passa per “invisibile”, il colore. Dando un senso ed una costruzione attorno esso, non giudicandolo solamente come un qualcosa di estremamente naturale. Le possibilità sono veramente infinite, ed una volta padroneggiato l’uso del colore lo si può calare in diversi contesti per dare sensazioni differenti pur usando le stesse tinte. Un liquido arrugginito che sgorga dal rubinetto di un bel lavandino bianco darà sempre un impatto sgradevole, eppure la tonalità della ruggine può essere simile a quella di un tramonto.
Il fotografo deve costruire la propria cassetta degli attrezzi con tutti gli strumenti che gli permettono di approfondire la visione della realtà circostante. In un’epoca dove la corsa alla macchina fotografica di ultimo modello con caratteristiche straordinarie, vale la pena fermarsi a ragionare sull’essenza delle foto.
Avere l’ultimo modello di mirrorless non vuol dire essere un grande artista della fotografia, prima bisogna compiere uno studio approfondito su varie tematiche che riguardano l’osservazione. Tanti aspetti come il colore spesso vengono tralasciati perché risultano scontati. Uno scrittore quando si siede davanti al computer per scrivere ha già un’idea nella testa formata da anni e mesi di ricerche su quell’argomento.
Alla fine il fotografo non deve considerarsi tanto diverso da uno scrittore, il racconto può essere espresso sia in parole che immagini. D’altronde un’immagine vale più di mille parole.
Prima di scattare una foto bisogna ad arrivare ad avere già in mente cosa si vuole narrare e che impatto dare all’osservatore. Citando uno dei passi del Piccolo Principe l’invisibile è essenziale agli occhi. Osservare il mondo attraverso delle emozioni permeate da uno studio sui principi base della percezione e colore può dare un valore aggiunto che farà la differenza tra la moltitudine di immagini visibili quotidianamente.

Franco Fontana – Puglia 1978.

Considerazioni finali

La teoria del colore è davvero un argomento delicato quanto complesso che va avanti da secoli ed applicabile in tantissimi settori. Ognuno può sviluppare il proprio modo di utilizzo del colore nelle immagini, lasciandosi influenzare da altri artisti, designer e studiosi. La fotografia è spesso associata al bianco e nero, che sottrae un dato visivo per dare più importanza a quello evocativo. Tuttavia può essere un’esigenza nata anche dalla facilità di stampare solo in bianco e nero e riferita ai più grandi fotografi della storia. Sicuramente la percezione di una foto senza colori crea un contesto diverso e informa immediatamente lo spettatore che, tramite il background emotivo, andrà a percepirla come un qualcosa di estremamente evocativo, elegante ed essenziale.

Eppure questa idea è probabilmente dettata da convenzioni, in “Cromorama” si capisce come tanti aspetti del colore siano appunto consuetudini utili a facilitarne l’uso.
L’aspetto più sicuro risiede nel fatto che bisogna avere una grande conoscenza della teoria del colore per chi desidera eccellere nel campo delle arti visuali.
La ricerca costante e la curisiotà nel capire i meccanismi sul perché ad esempio il rosso sia inteso come pericolo ed il blu rilassante danno al fotografo un potente bagaglio culturale da usare per “colpire” l’osservatore.

L’aspetto interessante è come il colore sia una componente talmente importante da condizionare la percezione spaziale e sia legato ad una moltitudine di sensazioni psicologiche. Nel cinema ci si innamora di un film anche per via della sua fotografia e la ricercatezza nel narrare un determinato messaggio.

Eppure non esistono regole universali e sicure, forse proprio qua risiede la bellezza del perché l’esperienza individuale e lo studio danno vita a diverse interpretazioni sull’uso del colore. Aumentare la propria esperienza visiva può dare un senso di completamento all’artista e di consapevolezza di poter narrare e trasmettere emozioni in maniera molto più intensa.

Il colore è un potere che influenza direttamente l’anima. Il colore è la tastiera, gli occhi sono i marteletti, l’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che suona, toccando un tasto o l’altro, per far vibrare l’anima.”
Wassily Kandinsky

Perché due colori, messi uno accanto all’altro, cantano?”.

Pablo Picasso

Alcuni giorni sono gialli. Altri invece sono blu. Ecco perché anch’io ogni giorno mi sento diverso.
Dr. Seuss, My Many Colored Days.

Bibliografia:

Falcinelli, Riccardo (2017). Cromorama, Torino: Einaudi Fontana Franco (2016). Fotografia Creativa, Milano: Mondadori. Fancher Nick (2019). CHROMA – L’arte di illuminare la fotografia

L’utilizzo del colore nella fotografia

Il colore come soggetto fotografico con il colore, Milano: Apogeo IF Idee editoriali Feltrinelli

Sitografia

La teoria del colore applicata alla fotografia di panorami, Michael Reichmann.

Come il colore può migliorare le immagini fotografiche

Altri articoli di questo autore

Condividi

No comment yet, add your voice below!


Add a Comment

Vuoi accedere agli eventi riservati?

Abbonati a soli 15€ per 365 giorni e ottieni più di ciò che immagini!

Se invece sei già iscritto ed hai la password, accedi da qui

Dimmi chi sei e ti dirò che workshop fa per te

Non è facile trovare un buon educatore!
Appartengo ad una generazione che ha dovuto adattarsi alla scarsa offerta dei tempi. Ho avuto un solo tutor, a cui ancora oggi devo molto. Brevi, fugaci ma intensi incontri in cui il sottoscritto, da solo con lui, cercava di prendere nota anche dei respiri e trarre insegnamento da ogni singola parola.
A causa di questa carenza io e i miei coetanei ci siamo dovuti spesso costruire una visione complementare come autori, designers, critici ed insegnanti e questo ci ha aiutato a costruire qualcosa di fondamentale e duraturo.
Per questo motivo con Cine Sud che vanta un’esperienza di oltre 40 anni nel settore della formazione, abbiamo pensato alla possibilità di offrire dei corsi “one to one”, costruiti sulla base delle esigenze individuali e in campi disparati, che vanno dalla tecnica alla ricerca di nuovi linguaggi in fotografia.
Dei corsi molto vicini a quelli che avremmo voluto avere nel passato, se ce ne fosse stata offerta l’opportunità e la parola opportunità non va sottovalutata, perché ha un peso e una sua valenza e non è spesso scontata.
Ognuno sarà libero di scegliere, sulla base dei nostri consigli, un autore o un tecnico, tra quelli offerti come docenti, e intraprendere un corso che gli offra quello di cui realmente ha bisogno e, eventualmente, ripetere questa esperienza in futuro.
Come quando si va da un eccellente sarto a scegliere con cura un vestito, adattandolo perfettamente al corpo, vogliamo fornirvi il corso che meglio si adatta alle vostre, singole e personali esigenze.
Niente nasce dal caso e per poter essere all’altezza di questo compito e potervi fornire un’offerta diversificata e soddisfacente, abbiamo pensato di sottoporvi un questionario tra il serio e lo scherzoso a cui vi preghiamo di rispondere.
Aiutateci a capire le vostre reali esigenze e chi abbiamo difronte, non ve ne pentirete.
Massimo Mastrorillo

Dimmi chi sei e ti dirò che workshop fa per te

Approfondiamo ! per i più intrepidi
X