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L’oro nero di Taranto

di Pio Tarantini

© Pamela Barba, dal lavoro Oro nero sulla mitilicoltura a Taranto

È stato pubblicato un prezioso volumetto, Oro nero, a firma di Pamela Barba ‒ fotografa e animatrice di molte iniziative fotografiche ‒ su un suo lavoro realizzato presso i mitilicoltori di Taranto.

Pamela non soltanto ha realizzato un accurato reportage fotografico ma ha anche intervistato molti di loro e scritto un resoconto di questa sua esperienza: tutti materiali ripresi nel volume. Nel suo testo di accompagnamento, intitolato Mitilicoltura tarantina tra resilienza e tradizione, vengono descritti i procedimenti di questo antico mestiere che ha fortemente caratterizzato da tempi immemori una parte dell’economia tarantina: un mestiere, tra l’altro, che ha trovato nella conformazione geografica del mare di Taranto, con una parte di mare completamente chiusa come una laguna, la sede ideale per questo tipo di attività.

Su richiesta dell’autrice ho contribuito con piacere, con un mio testo di presentazione, alla realizzazione di questo volume. Qui di seguito ne riporto alcuni brani.

© Pamela Barba, dal lavoro Oro nero sulla mitilicoltura a Taranto

«[…] Taranto, come è noto, vive ormai da lungo tempo la dolorosa vicenda della vecchia Italsider, l’acciaieria più grande d’Europa, ‘cattedrale nel deserto’ come si diceva negli anni Sessanta, che alla città ha fornito, insieme a un considerevole benessere economico derivato dall’opportunità di migliaia di posti di lavoro, anche il triste primato di un inquinamento incontrollato, facendo entrare in un conflitto che pare insanabile gli interessi economici e quelli della salute.

«[…] Nella sua storia però ‒ una storia potente da molti punti di vista inclusi quelli artistici ‒ è radicata anche l’esperienza di una tradizione produttiva unica nel suo genere: l’allevamento di “cozze nere”, i comuni mitili, così diffusi e apprezzati nell’area mediterranea e che vengono prodotti in molti altri importanti siti costieri ma che a Taranto, in virtù della particolare conformazione geografica del territorio, assumono un valore e una tradizione particolare. La città infatti, fondata su una isoletta ‒ l’attuale centro storico, magnifico e degradato ‒ che unisce due lembi di territorio, si stende attorno a due grandi anse praticamente chiuse, una sorta di laguna che ‒ oltre a rendere suggestivo il paesaggio ‒ costituisce l’ambiente ideale per la coltivazione dei mitili.

Pamela Barba, brava e impegnata fotografa nata e vissuta a Ceglie Messapica ‒ un centro non distante da Taranto ma situato nell’entroterra della penisola pugliese, tra i due mari, lo Ionio e l’Adriatico ‒ ha realizzato un lavoro fotografico dedicato proprio alla coltivazione dei mitili. E lo ha realizzato secondo ritmi e modi del reportage classico, senza concedere nulla alla spettacolarità, puntando alla narrazione che, grazie anche ai testi che accompagnano le sue fotografie, diventa quasi didascalica, secondo la migliore tradizione giornalistico-documentaria.

«Pamela entra nella vita degli allevatori di mitili accompagnandoli nei diversi passaggi del loro complesso e duro lavoro; ne segue e descrive modi, tempi, luoghi, emozioni, considerazioni e speranze, in un lavoro a tutto tondo che alla fine produce, sullo spettatore e lettore, la sensazione di aver imparato davvero molto su questa antica e non comune pratica produttiva. Un lavoro fotografico, dunque, utile in tempi in cui anche nel reportage fotografico pare prevalere l’aspetto spettacolare, che colpisca lo spettatore per l’originalità della visione.

«Pamela racconta un mondo poco conosciuto della produzione marinara mediterranea con le sue fotografie in discreto bianco e nero e con metodo quasi di antica tradizione antropologico-scientifica.»

© Pamela Barba, dal lavoro Oro nero sulla mitilicoltura a Taranto

Il volume consta di 56 pagine in formato cm 21×21, con riproduzioni in bianco e nero e i testi di Pamela Barba e Pio Tarantini. Prodotto in proprio è in vendita al prezzo di Euro 20,00 ed è disponibile presso la libreria Hoepli di Milano o chiedendo all’autrice pamelab@outlook.it

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