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L’“Essere Holga” di Carlo Riggi

di Pio Tarantini

© Carlo Riggi

Come è noto la macchina fotografica Holga è un apparecchio concepito e realizzato agli inizi degli anni Ottanta a Hong Kong per il mercato cinese: una macchina molto economica che nel tempo ha sviluppato alcune varianti ma sempre restando nell’ambito di un apparecchio a uso popolare, semplice nell’uso, concepito per le pellicole di formato 120 che allora erano le più diffuse in Cina.

Approdata ai mercati occidentali suscitò la curiosità di molti amatori che la comprarono per curiosità, collezionismo e per sperimentare gli effetti che gli obiettivi, di scarsa qualità, producevano sul fotogramma 6×6. L’effetto flou, le vignettature, le infiltrazioni di luce e i tanti limiti tecnici e ottici contribuiscono a produrre fotogrammi strani, sperimentali, formalmente, oltre che tecnicamente, all’opposto delle fotografie ottenute con macchine fotografiche più avanzate.

Carlo Riggi, fotografo atipico, psicanalista di professione ma con una consolidata esperienza nel campo fotografico – autore di diversi interessanti lavori, pubblicazioni, volumi di riflessione attorno ai linguaggi e ai significati della fotografia – fa parte della schiera di irriducibili amatori della macchina Holga, tanto da avere recentemente pubblicato un volume intitolato “Essere Holga”, che raccoglie una selezione di suoi scatti realizzati nel corso del tempo con la mitica macchinetta.

“Holga c’est moi” intitola categoricamente l’autore un testo collocato in postfazione al volume. «Holga non è uno strumento, è un modo di essere. Holga sono io» scrive tra l’altro l’autore che aggiunge, con taglio psicologico tipico della sua professione: «[…] … Holga è libertà conquistata attraverso la rinuncia, è accettazione del limite, resistenza alle tentazioni del bello e del vacuo. Oggetto antifeticistico, Holga frena la perversione, mitiga il narcisismo, cura la fotografia, e quindi cura il mondo».

© Carlo Riggi
© Carlo Riggi

Le fotografie presenti nel volume rispecchiano in pieno le caratteristiche formali cui si accennava prima per cui i paesaggi, gli oggetti, gli animali e qualche volta figure umane, si librano in un bianco e nero pastoso, dove la luce e i contrasti giocano un ruolo determinante insieme alla morbidezza dell’effetto flou dovuto alla scarsa qualità degli obiettivi. Per molti di questi aspetti tecnico-formali queste fotografie assomigliano a quelle realizzate con il foro stenopeico anche se poi a determinare la qualità intrinseca delle immagini è sempre l’occhio dell’autore che individua e ritaglia porzioni di mondo trasportandole dal piano del realismo a quello di sapore onirico. Non è un caso, a questo proposito, che Riggi sia anche ideatore e promotore del movimento della fotografia transfigurativa, là dove questa definizione è già esplicativa della modalità stilistica e concettuale.

Scrive al proposito Giusy Tigano nel testo di presentazione del volume: «[…] … ogni singola fotografia è viva, per sé stessa e si svela allo sguardo come una scoperta, una confidenza, o una confessione».

Al di là di tutte le considerazioni precedenti l’utilizzo di una macchina così semplice e limitata tecnicamente come la Holga dimostra una volta ancora come il mezzo, indipendentemente dalle sue possibilità tecniche, è un semplice strumento in mano all’autore che può trasformare i limiti o, al contrario, le enormi potenziali tecniche dei mezzi in strumento creativo.

 

Carlo Riggi

Essere Holga

Fotografie di Carlo Riggi, testi di Giusy Tigano e Carlo Riggi

Pagine 126, formato cm 21×21, Edizioni GT Art PHOTO Agency, euro 35,00

Reperibile presso GT Art PHOTO Agency, www.gtartphotoagency.com

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