Principi dinamici, picco emozionale di Hitler che arriva a Norimberga in aereo e la città si sveglia, momenti forti e momenti deboli, visione simbolica, forma liturgica del cinematografo?…. cazzo! ma che dice questa scimunita?! Il trionfo della volontà è il manifesto allucinato della cristologia nazista e la Riefenstahl è Cappuccetto rosso che se la fa con il lupo… e tutto per ascendere alla diplomazia del fiele che non vuole ricordare né dimenticare… senza Hitler tutto è ordinario! E Hitler? L’ordinario supremo! E la sua fervente ruffiana? Una santa che mescolava il valore del sensazionalismo con la politica dell’affare… una nullità di buona lega che, come tutti gli artisti-cortigiani, ha indossato la divisa uncinata degli assassini e l’ha chiamata arte.

Ci dispiace e molto… che uno dei nostri cattivi maestri sia caduto tra il sillogismo e il sarcasmo quando si parla di Hitler… certo che l’intera umanità e non solo l’Occidente avrebbe meritato di meglio che non produrre un mostro di questa spregevolezza… tuttavia non si può dire che “con la barbarie Hitler ha cercato di salvare una civiltà intera. La sua impresa fu un fallimento; essa resta, nondimeno, l’ultima iniziativa dell’Occidente” (E.M. Cioran)[1]. Gli onori, i valori, le morali, le glorie… sono prodotti di una civiltà rudimentale, edificata sulle guerre non sulla pace… sulla sopraffazione non sul dialogo… sulle tecnologie di distruzione e distrazione di massa, non sulla ricerca della felicità individuale e collettiva che fa dell’uomo un cittadino del mondo.
Il filosofo Daisaku Ikeda, scrive che “l’umanità non dovrebbe seguire la strada di una società autoritaria, il cui simbolo è la spada che semina morte e distruzione, ma quella di una società cooperativa, simboleggiata dal calice, che sorregge e nobilita la vita”[2]. Rivoluzionare la civiltà dello spettacolo significa passare dalla resistenza al presente alla società tra liberi e uguali dove ciascuno è diverso e ognuno è uguale a me… poiché la chiave di ogni mutamento sociale risiede nell’azione dell’uomo che fa per se stesso e in rapporto con gli altri, si tratta di risvegliare il passato e nell’infiorescenza della frase non dimenticare che il Principe crudele delle favole, “sa che alla notte della tirannia succede l’aurora della libertà”. Edmond Jabès, diceva… ebreo agnostico, partigiano, più di ogni cosa poeta tra i più grandi del ‘900. Il piedistallo è anche la soglia da varcare e buttare giù l’emblema di dolore che rappresenta chi vi arringa sopra! L’apparenza è soltanto il riflesso di un segno o un un gioco di specchi che rinvia alla soggezione o al sasso che l’infrange… basta il sorriso di un bambino con le dita nella marmellata per dimenticare un secolo di terrori. I film sontuosamente nazisti della Riefenstahl… interconnessi in scenografie imponenti, stacchi di montaggio inconsueti, inquadrature epiche, uso sapiente di teleobiettivi e grandangolari, accompagnati da musiche altisonanti… fecondavano sullo schermo quell’«incomparabile glorificazione della potenza e della bellezza del nostro movimento nazionalsocialista», disse Hitler di Il trionfo della volontà. Il film ebbe grande successo internazionale e se ne accorsero anche a Parigi, dove vinse (tra gli altri) il Gran Premio all’Esposizione Internazionale Arts et Techniques dans la Vie moderne del 1937. I francesi furono generosi col nazismo… anche quando in poco più di un mese (10 maggio-25 giugno 1940) l’armata tedesca conquista la Francia e impone la resa incondizionata. I politici e generali francesi iniziarono a cooperare con l’invasore e i tedeschi concessero una fetta di Francia che chiamarono la Repubblica di Vichy. Certi artisti scelsero l’esilio, altri la connivenza col nemico, qualcuno impugnò il fucile con i partigiani invece che la poesia… furono loro che non persero mai la speranza della libertà e della giustizia… e con quelli che furono uccisi, trucidati o impiccati dai tedeschi o dai francesi di Vichy, si ripresero la dignità di un intero popolo.
[1] E.M. Cioran, Sillogismi dell’amarezza, Adelphi, 1993
[2] Hazel Henderson, Daisaku Ikeda, Cittadini del mondo. L’impegno di ognuno per costruire un futuro sostenibile, Sperling & Kupfer, 2005

Resta da dire che da bravi collaborazionisti, molti francesi si distinsero anche nella repressione degli ebrei e organizzarono i treni della morte per la Germania in un tono da kermesse tragica… dopo l’uragano nazista/collaborazionista, c’è chi si fece una nuova verginità nelle maglie della “Francia libera”, altri non dimenticarono mai e qualche volta riuscirono a buttare nella Senna i traditori dalla “faccia di buona famiglia”… com’era giusto! Il concetto pratico di libertà comincia dove l’ingiustizia finisce!
La Riefenstahl faceva parte della cerchia privilegiata di intellettuali favoriti di Adolf Hitler e Josef Goebbels, lo zoppo che ciarlava sui mille Reich a venire alle folle inebriate di facile cattiveria e quando sentiva parlare di cultura metteva mano alla pistola. Il sorriso beffardo di Goebbels ci ricorda molto quello del conte Orlok o Nosferatu il vampiro, sotto l’effigie indimenticabile di Max Schreck, nel capolavoro di Friedrich Wilhelm Murnau, Nosferatu, eine Symphonie des Grauens (1922). Ma Nosferatu si nutre del sangue delle sue vittime, dorme in bare riempite di terra contaminata dalla peste nera e quando muore dissolvendosi al sole del mattino… scompare anche l’epidemia.
Le contaminazioni verbali di Goebbels invece, non solo hanno infettato la lebbra hitleriana in milioni di tedeschi… si sono sparse anche in frange neonaziste del XXI secolo, alimentate da quei gerarchi, finanzieri, imprenditori, SS o criminali d’alto bordo, protetti e aiutati nella fuga — la “rotta dei topi” — verso le americhe, da eminenti figure del Vaticano, preti comuni (come Bruno Venturelli di Genova), umili frati francescani, Croce Rossa Internazionale, banchieri svizzeri, dittatori sudamericani, la CIA[1]. Per mezzo dei servizi segreti americani, molti degli assassini nazisti furono inseriti nei posti di comando della Germania Ovest con la funzione di sentinelle e cani da riporto dell’anticomunismo… come Paul (Paulinus) Dickopf, ufficiale nazista delle SS, numero 337259 (nel 1941 ricevette la “Croce al merito di guerra con spade”, per l’abilità provata nel controspionaggio in Svizzera). A fianco del cancelliere Willy Brandt ascese a presidente dell’Ufficio federale di polizia criminale della Germania (BKA)[2]. Dickopf — ex commissario della polizia criminale nazista — non dimenticava i vecchi camerati e le sedi della BKA divennero rifugi sicuri per ex-funzionari e SS… spia (o “agente unilaterale”) a libro paga della CIA dal 1965 al 1971, Dickopf è stato prodigo d’informazioni sensibili sugli affari interni dell’Ufficio Federale e tra il 1968 e il 1972 (quando anche i bidelli delle scuole serali per diventare apprendisti stregoni della politica, sapevano dei legami di Dickopf col nazismo) lo incoronarono presidente dell’Interpol?!
[1] Operazione Odessa – La Fuga Dei Gerarchi Nazisti, https://www.youtube.com/watch?v=5pAsdDuY5RU
[2] I nazisti della CIA, https://www.youtube.com/watch?v=hj9vnrkXwOc

Accusato di incompetenza e di errori o omissioni nella lotta alla criminalità, fu costretto alle dimissioni, l’allora ministro dell’Interno Hans-Dietrich Genscher, lo definì “un modello per l’intera forza di polizia tedesca”. Le corruzioni, connivenze, aberrazioni del potere sono il pasto delle belve di ogni regime/sistema… l’odio e la schiavitù hanno lo stesso cattivo alito, e sfuggiti al colpo di grazia, i mostri della violenza/vergogna, continuano a rovistare nelle dispense del potere come ratti su cumuli di spazzatura[1].
[1] Per una visione reale dell’infamia razzista delle SS e del popolo tedesco che ne ha sorretto le stragi… rimandiamo alla documentazione degli operatori al seguito dei soldati americani e inglesi, quando entrarono nei campi di sterminio e si trovarono davanti a una catastrofe senza eguali nella storia dell’umanità. Per una disamina dell’orrore nazista, invitiamo a consultare l’Enciclopedia dell’Olocausto: https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/deceiving-the-public. Interessante è anche il documentario Five Came Back (2017) di Laurent Bouzereau… è concertato sui filmati grezzi di cinque grandi registi di Hollywood, realizzati in prima linea nella seconda guerra mondiale: John Ford, William Wyler, Frank Capra, John Huston e George Stevens… tuttavia c’è da dire che qua e là fuoriescono dei prestiti spettacolari o poco approfonditi degli eventi trattati… ma questi sono gli incunaboli d’ogni opera di propaganda. Le interviste a Steven Spielberg, Paul Greengrass, Francis Ford Coppola, Guillermo del Toro e Lawrence Kasdan, non aggiungono nulla all’impianto generale, semmai lo portano nell’alveolo della cultura dell’intrattenimento televisivo.
[Continua…]
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Pino Bertelli è nato in una città-fabbrica della Toscana, tra Il mio corpo ti scalderà e Roma città aperta. Dottore in niente, fotografo di strada, film-maker, critico di cinema e fotografia. I suoi lavori sono affabulati su tematiche della diversità, dell’emarginazione, dell’accoglienza, della migrazione, della libertà, dell’amore dell’uomo per l’uomo come utopia possibile. È uno dei punti centrali della critica radicale neo-situazionista italiana.
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