
È stato presentato recentemente a Milano negli spazi della Galleria Alessia Paladini il volume Via di fuga a mare di Tina Cosmai, operatrice culturale eclettica che spazia dalla scrittura alla fotografia creativa. Il volume raccoglie fotografie di alcuni suoi lavori caratterizzati da una forte identità stilistica: come recita il titolo il mare diventa l’elemento unificante come uno sfondo in cui si alternano paesaggi, situazioni, figure, oggetti che oscillano tra l’elemento realistico e quello surreale.
Una accurata postproduzione che accentua la desaturazione dei colori rende queste vedute estremamente simboliche: il biancore che caratterizza i cieli e i paesaggi trasporta lo spettatore in una dimensione di pensiero in cui si accavallano tante idee e riflessioni sul nostro stare al mondo.
La prima caratteristica che viene in mente è una certa incomunicabilità – si sfiora il territorio scivoloso dell’alienazione – quasi lo sguardo interrogativo dell’uomo su un mondo che appare malinconicamente inquietante.

I paesaggi – nella loro variabilità dell’antropomorfizzazione – sono spesso manipolati graficamente con interventi di tipo grafico-geometrico, come a voler tentare una certa misurazione degli spazi per dare loro un senso che travalichi la prima lettura e in questi casi vengono in mente alcune esperienze di Mario Cresci. Ma probabilmente l’elemento che caratterizza in senso surreale ancor più questi lavori sono gli inserimenti di oggetti e figure sospesi tra terra, mare e cielo: manichini, figurine umane, veli, segni grafici aleggiano nelle inquadrature e paiono voler spiazzare lo spettatore trasportandolo dalla dimensione paesaggistico-poetica a quella metafisica e surreale.
Scrive tra l’altro, al proposito Gigliola Foschi nell’accurata introduzione al volume: «[…] Tali opere nascono infatti a partire da una “conversazione interiore” con il paesaggio, perché basate su una lunga familiarità, su un dialogo silenzioso capace di far emergere ciò che rimane celato e di sollecitare fantasie ed emozioni. […] Le immagini di Tina Cosmai comunicano un senso d’attesa, di sottile inquietudine e, al contempo, riescono a intrappolare i nostri sguardi in un incantesimo un po’ magico, un po’ malinconico, come un invito a soffermarci davanti ad esse, a dilatare i tempi della fruizione per osservare dettagli magari minimi o sottili disegni tecnici.»

Il volume raccoglie le opere di cinque lavori: Via di fuga a mare, Manikins, Ludica, Nostalgia del corpo e Attraversare il tempo che non a caso chiude l’antologia, quasi un estremo tentativo di condurre lo spettatore su quel terreno difficile del tempo, una delle caratteristiche tipiche dell’atto fotografico, ma che le contaminazioni surreali delle opere rendono ancora più complesso. E ancora Gigliola Foschi, in chiusura della sua introduzione, a ricordare una fotografia in particolare dove una figura femminile ripresa di spalle guarda un promontorio sospeso sul mare: il tempo così si ricongiunge allo spazio, il dato surreale si cala nel concreto.
Come si può intuire siamo sul versante di una fotografia declinata in modo non convenzionale, in quella zona che non appartiene più all’idea di fotografia come documento, ma come opportunità di servirsi degli strumenti del linguaggio specifico contaminandolo con esperienze che guardano ad altre forme di espressione visiva.

Via di fuga a mare
Tina Cosmai Testo di Gigliola Foschi Pagine 96, formato cm 24,5x24,5 Edizioni Contrasto, euro 25,00
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
La sua ricerca di fotografo eclettico si è estesa in diversi ambiti, superando i vecchi schemi dei generi fotografici a partire dal reportage, al paesaggio, al concettuale… Leggi tutto
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