Ben ritornati a tutti, oggi vorrei raccontarmi della mia ultima esperienza fuori dal nostro bel paese del 2023, il mio viaggio all’isola di Sau Miguel, la più grande dell’arcipelago delle Azzorre. Quello che vi racconterò è la mia esperienza dal punto di vista puramente personale, dei miei 10 giorni trascorsi in questo luogo e delle emozioni che ho vissuto, ma non dilunghiamoci oltre e procediamo con il racconto.
Come è nata l’idea
Come sapete io organizzo spesso tour all’estero con la finalità di insegnare la fotografia di paesaggio ma ci tengo a specificare che questo non è stato un tour fotografico vero e proprio ma un sopralluogo per il tour che si terrà nella primavera del 2025. Luca, mio caro studente e amico, mi ha proposto la folle idea di fare un viaggio insieme verso fine anno e, tra le proposte, c’era proprio l’isola di Sao Miguel. Attratto dall’idea di visitare un luogo ancora poco inflazionato ho colto la palla al balzo e ho accettato di buon grado l’offerta. Abbiamo poi esteso l’invito ad Ennio, il mio insegnante all’epoca ed ecco che l’allegra combriccola è riunita e pronta per partire, prendiamo i voli, prenotiamo la casa (grande errore ma vi spiegherò dopo) e si parte.
Il viaggio
Partenza da Milano MPX alle 11.55, orario molto comodo devo dire, due ore prima siamo in aeroporto per i controlli. Partiamo il 16 Novembre col volo TP823 Air Portugal in direzione Lisbona, dove ci aspetta uno scalo di circa 4 ore. Ci rifocilliamo, ci imbarchiamo sul secondo volo in direzione Ponta Delgada e dopo qualche ora di ritardo atterriamo alle 20:25 ora locale ( -2 ore rispetto al nostro fuso orario), ritiriamo l’auto, mangiamo qualcosa e andiamo a dormire pronti per una nuova avventura.
P.s. Tre giorni prima della partenza è stata creata una tratta diretta che collega Malpensa a Ponta Delgada e niente, fa già ridere così.
Albe e tramonti
L’isola offre tanti spunti creativi per gli amanti della fotografia di paesaggio e, per la precisione, per gli amanti delle lunghe esposizioni. Il nostro viaggio si concentra per il 70% nel centro-ovest, attraversando questa metà isola da nord a sud, fatta eccezione per alcune location situate a est ma che non ci hanno particolarmente emozionato.
Abbiamo trascorso 10 giorni sull’isola, 8 giorni utili escludendo due giorni spesi interamente tra aeroporti e car rental, nei quali abbiamo visitato location molto diverse tra loro. Sau Miguel offre location per tutti i gusti. Crateri vulcanici ormai inattivi riempiti di acqua dolce fino a creare laghi, spiagge nere vulcaniche dalle mille forme, piscine termali naturali che comunicano direttamente con l’oceano, foreste antichissime dove perdersi, “miradouro” sopraelevati dove ammirare l’imponenza delle alte scogliere che innalzano l’isola sul livello dell’oceano e perfino antiche cittadine di pescatori dal sapore d’altri tempi con casette colorate, moltitudini di stili e piene di particolarità.
Vi parlo della costa Ovest principalmente per due motivi: amo i tramonti più delle albe e il meteo è stato molto generoso con noi ma sempre dopo mezzogiorno, ma vi spiegherò meglio nel prossimo capitolo.
Tra i luoghi più belli che abbiamo visitato vi consiglio di non perdervi assolutamente Mosteiros, cittadina affacciata sulla costa nord ovest con un bellissimo spot fotografico a pochi passi dalla costa e un buonissimo ristorante. Per noi era diventata tappa fissa perché si mangia tanto, bene e si spende poco.
Qui è d’obbligo avere un tele-obiettivo per catturare il movimento delle onde e lasciarsi collare dalle linee guida che l’acqua crea. Vi basterà applicare un filtro ND 3 stop (io uso il kit della NiSi) e il gioco è fatto.
Meravigliosa anche Porta o Diabo, il nostro primo tramonto e benvenuto sull’isola, un luogo fuori dal tempo dove potete assaporare la vera forza dell’oceano e delle sue onde, tanto da far tremare la scogliera sotto di noi durante la sessione fotografica. Girandoci alle nostre spalle, letteralmente, lo scenario cambia completamente e passiamo da una spiaggia nera vulcanica ad un altissima scogliera con delle peculiari stratigrafie rossastre a picco sull’oceano. Qui dopo un violento acquazzone atlantico di circa 20 minuti è spuntato un bellissimo arcobaleno.
Parlando di albe invece abbiamo avuto meno fortuna ma una location a mio avviso immancabile è Villa Franca e la sua isola spettacolare. Qui abbiamo un bellissimo panorama di scogli neri vulcanici che, colpiti dalle onde, creano dei bellissimi giochi di linee guida e dinamismo.
Quando ci siamo avventurati nell’entroterra non è mai andata particolarmente bene ma, carichi delle condizioni favorevoli, decidiamo di salire verso un luogo chiamato “Pico da Cruz” che doveva affacciare su un bellissimo lago vulcanico e fin qui tutto bene. Spoiler: non siamo riusciti ad arrivare in tempo perché la Golden hour, prevista per le 16:50 circa ha iniziato a colorare alle 16:15 all’improvviso e quindi ci siamo diretti verso un luogo sconosciuto ma che offriva una bellissima vista verso l’orizzonte. Qui siamo stati avvolti dalle nuvole cariche di pioggia che hanno messo a dura prova la nostra attrezzatura ma, fortunatamente, non era una condizione continua ma ogni tanto ci lasciava il tempo di pulire la lente e scattare. Questo luogo è molto bello perché primo non credo sia mai stato fotografato da nessuno in quanto è letteralmente un parcheggio, offre tanti spunti per gli amanti dei tele e tanta vegetazione per gli amanti delle composizioni wide, come me.
Abbiamo visitato tante altre belle location, se volete vedere anche le altre fotografie di questo viaggio vi invito a seguirmi sul mio Instagram: @erikcololmbophotographer .
Il meteo
Un detto dell’isola è “Four season in a day” o se preferite “quattro stagioni in un giorno” e vi assicuro che poche cose sono più vere di questo detto. Vi avevo accennato al fatto che abbiamo (purtroppo) avuto l’occasione di scattare poche volte alle prime luci del mattino perché in dieci giorni il meteo sembrava pilotato, come in un videogioco, in questa maniera: temporale di notte, mattina nuvolosa e uggiosa, il sole si palesava verso le 11 del mattino, temporale nel pomeriggio poco prima del tramonto, tramonto infuocato e via a ripetere il ciclo.
Nel complesso mi ritengo molto fortunato perché abbiamo assaporato un’esperienza a 360° visitando e portando a casa un bellissimo portfolio fotografico.
Whale Watching
Premessa: ho paura dell’acqua e l’unico stile di nuoto che conosco è a cagnolino ma amo follemente ogni animale sul pianeta, continuiamo.
Arriviamo al porto di Ponta Delgada e ci affidiamo a Futurismo, un associazione di controllo e monitoraggio della fauna marina delle Azzorre che, oltre ad organizzare battute di caccia fotografica, salvaguardano le aree marine e devolvono parte del ricavato di queste attività alla conservazione e alla tutela del grande blu. Qui dopo un briefing in portoghese e in inglese, il personale è veramente preparato e parla inglese molto fluentemente, salpiamo verso delle zone a circa 20 chilometri dalla costa, circa 10 miglia nautiche, dove è possibile avvistare la fauna marina.
Seconda premessa: questa attività non garantisce la possibilità di avvistare obbligatoriamente animali, la natura è sempre la padrona e noi siamo sempre alle sue disposizioni ma, qualora la battuta di caccia fotografica risultasse inconcludente, si ha diritto ad una seconda uscita completamente gratuita il primo giorno disponibile! Una bellissima iniziativa che mostra l’amore che questa associazione dimostra nell’informare chi ha voglia di andare oltre al classico tour.
La nostra esperienza è stata molto soddisfacente perché abbiamo avuto la grandissima fortuna di avvistare oltre 20 esemplari, i loro delfini atlantici comuni molto vicini a noi e poi, quando tutto sembrava ormai concluso, una famiglia di capodogli con un cucciolo. Questa esperienza è stata impagabile, ripagando completamente il mare mosso, il mal di mare che ha colpito il mio compagno di viaggio Luca e le ore di attesa. Vedere queste meravigliose creatura in età adulta nel loro ambiente naturale non ha prezzo ma ancora di più avere l’opportunità di vedere una madre che insegna la cucciolo a cacciare è una delle esperienze più emozionanti mai vissute. Pensate che i capodogli possono immergersi fino a un chilometro di profondità per cacciare calamari giganti ad una velocità di immersione pari a 3m al secondo, restando immersi per oltre 45 minuti. Che creature meravigliose. Non poteva mancare l’iconica coda sbattuta sull’acqua poco prima della battuta di caccia.
Il drone
Se non possedete un drone, non avete mai pensato di averne possederne e acquistarne uno fatelo, tassativo. Vi lascio il link del modello utilizzato da noi per questo viaggio: DJI Mavic 3. Quest’isola è disegnata per la fotografia aerea, o riprese se amate il mondo video o volete realizzare delle emozionanti clip per i vostri social.
Nell’entroterra è possibile ammirare cascate immerse nel verde più selvaggio, degne della sceneggiatura del nuovo Jurassic Park, scogliere mozzafiato, laghi vulcanici e molto altro.
Se amate il the siete nel posto giusto. L’isola è letteralmente coperta da antiche piantagioni di the. Una tappa alla fabbrica è d’obbligo dove potrete fare una visita completamente gratuita per capire come funziona la raccolta, l’estrazione, la preparazione del prodotto finale, assaggiare e acquistare direttamente a km0. Anche se sono più un uomo da caffè piuttosto che da the l’ho trovato particolarmente buono, ma mi limito a parlarvene a livello fotografico. Quando hai un cielo così è impossibile non alzare il drone e cambiare il proprio punto di ripresa. Sono letteralmente innamorato di quest’isola dal punto di vista fotografico e non vedo l’ora di potervi portare con me alla scoperta di questi luoghi magnifici.
Attrezzatura
Come sapete la mia carriera è costruita sul mio rapporto duraturo con Canon Italia, da amatore a docente guest fino ad essere membro della famiglia Italiana di questo incredibile brand. Ogni fotografia di questo viaggio è stata scattata con la Canon R5, ormai mia compagna fede, nonostante io possegga anche la R6 e la R. Per quanto riguarda l’ottica invece ho deciso di partire con il 15mm f/4 ASPH di NiSi, gentilmente fornitomi dal distaccamento italiano (avendo una società e dovendo permettere ai miei dipendenti e al mio socio di svolgere dei servizi fotografici e riprese video per dei clienti ho preferito lasciare a casa il 15-35mm f/2.8 e il 70-200mm f/2.8 portando con me un’ottica interamente manuale, tanto il panorama mica scappa no?). Devo dire che quest’ottica, già testa in precedenza, si è comportata molto bene e per chi ha un budget modesto la consiglio fortemente. In alcune occasioni invece il mio fedele studente e amico Luca, ormai convertito al sacro verbo Canon, mi ha prestato il suo 15-35mm f/2.8 utilizzando una sola camera in quanto su alcune scogliere ci stava un solo cavalletto e una sola persona.
Come sempre, in qualità di Ambassador NiSi e Leofoto, ho utilizzato il sistema a lastre montato sull’holder V7 con polarizzatore True Color il tutto sempre sul mio affidabile cavalletto da battaglia, il modello LS-365c + LH-40R di Leofoto.
COME SCATTARE
Se volete anche voi ottenere fotografia dall’alto carico emozionale, piene di dettagli e con tecniche all’avanguardia vi consiglio di partecipare ad un workshop fotografico privato, seguire un corso privato di post produzione o acquistare un Bundle scaricabile dedicato alle tecniche di scatto!
Il cibo e il costo della vita
Un grande vantaggio per noi che veniamo dal continente è il prezzo del cibo, costa davvero poco se si evitano i ristoranti chic delle grandi cittadine e la qualità è squisita. Pescato del giorno, carne fresca, piatti ricchi e completi serviti sempre con riso e contorno oltre alla portata principale, davvero un’ottima cosa per chi è una buona forchetta come me. Se invece si vuole prendere un appartamento e fare la spesa il discorso è il medesimo, i prezzi sono circa il 45/50% in meno dei nostri (parlo del nord Italia) e in dieci giorni spendi circa 400€, quasi 40€ al giorno per entrambi i pasti, in tre persone quindi circa 13/15€ al giorno a testa.
Noi abbiamo speso esattamente 457,65€ acquistando principalmente pasta, carne, verdura e qualche bevanda.
Dove non vi consiglio di andare
L’isola ha tantissimi lati positivi tra cui l’ospitalità e la gentilezza degli abitanti ma, purtroppo, ci sono delle note negative. Noi abbiamo alloggiato a Ponta Delgada, la città principale nella costa sud, punto strategico a massimo 45 minuti dalla location più lontana ma devo dire che non la consiglierei a nessuno, mi spiego meglio. Partiamo dal punto di vista meno grave, l’aeroporto in città e il traffico. Non mi sarei mai immaginato che una cittadina di così pochi abitanti abitanti avesse così tanto traffico e via vai di automobili e motocicli. Ad ogni ora del giorno e della notte passano auto, motorini, persone non molto silenziose (ci ritornerò tra poco), insomma riposare è davvero complicato. L’altro aspetto non trascurabile è la sicurezza, qui tocchiamo un tasto dolente. Noi siamo tre uomini alti e robusti ma, nonostante questo, siamo stati sempre avvicinati e seguiti da persone che ti chiedono di fumare, mendicanti, di “prestargli” denaro o da ubriachi. Ci sono delle vie che è veramente meglio non percorrere se non si è in compagnia o se si è magari un gruppo di donne. Un’altra cittadina che ci ha lasciato il segno, negativamente, è stata Rabo do Peixe. Qui contate che abbiamo preferito lasciare in auto telefoni cellulari, portafogli e rispettive attrezzature per girare letteralmente senza nulla perché la situazione qui è veramente fuori controllo. Parliamo di strade principali, non di periferia, ma dei capillari che dalle arterie principali si diramano verso il porto e che percorrono il centro della città fino appunto all’oceano per goderne la vista. Oltre la quantità indecente di rifiuti e spazzatura abbandonata ovunque qui abbiamo davvero toccato il fondo. Bande di ragazzini scalzi che ti corrono incontro insieme alle loro madri e ti parlano, ovviamente, in portoghese toccandoti e frugandoti quasi nelle tasche. Persone di ogni età che dormono per strada, bivaccati sugli usci delle abitazioni, gente che urina agli angoli, cani randagi tra le costruzioni diroccate, gente che si fa di eroina in pieno giorno per le strade del porto.. l’ansia è più che giustificata e non consiglierei davvero a nessuno di andarci, fidatevi. Forse abbiamo avuto sfortuna noi? Ma vedere una persona con un ago nel braccio svenuta in mezzo alla strada con altri che a malapena si reggono in piedi intorno a lui che ti urlano in portoghese stretto vi assicuro che è un’esperienza che vorrei dimenticare.
Il ritorno
Siamo alla fine di questo bellissimo viaggio e sto scrivendo questo articolo dall’aeroporto di Lisbona, durante il nostro scalo della durata di 7 ore. Ci tengo a ribadire che letteralmente 3 giorni prima della partenza hanno inaugurato il diretto da Malpensa, ma questo ci sarà utile per il prossimo tour.
Conclusioni
Non lasciamoci scoraggiare da quest’ultimo triste capitolo e concentriamoci sul viaggio e sulle bellezze che questo luogo ha da offrire. Nel complesso ho trovato strepitosa la biodiversità che caratterizza le zone dell’isola e la propensione del meteo a variare così rapidamente, “four seasons in a day”, appunto. Non vedo l’ora di tornare in questa bellissima isola insieme a chi vorrà accompagnarmi, nel frattempo vi saluto e ci sentiamo al prossimo appuntamento nella rubrica viaggi,
a presto, il vostro Erik.
follow me on IG: @erikcololmbophotographer
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