Raccontare fotograficamente la guerra è sempre un’operazione molto rischiosa non solo per l’incolumità del fotografo, incolumità che resta un principio prioritario, ma anche da un punto di vista del linguaggio: molti sono i fotografi che nella storia della fotografia contemporanea ‒ per limitarsi soltanto ai decenni più recenti ‒ hanno lavorato su questo tema, con grande rischio e pericolo personale tanto che alcuni di essi hanno pagato con la vita o con profonde ferite fisiche e psicologiche questo loro impegno.
Livio Senigalliesi (Milano, 1956) appartiene a quella genia di fotografi, oggi sempre più rara, che nello svolgimento del suo lavoro di documentazione fotografica mette al primo posto la passione, l’interesse per le vicende umane e i conseguenti ragionamenti politici. Livio non è il fotografo distaccato, oggettivo, se mai si può essere oggettivi, né può essere o è mai stato un fotografo embedded, incorporato e asservito al sistema di comunicazione dominante. “In direzione ostinata e contraria” è un suo motto che lo ha guidato nelle tantissime esperienze che lo hanno visto in prima linea sui fronti caldi del mondo.
Memories of a war reporter, si intitola un corposo volume pubblicato qualche anno fa in cui ripercorre in ventitré capitoli le sue storie di fotografo di guerra: in quell’occasione scrissi una lunga presentazione in cui ho tentato di descrivere la sua esperienza di fotografo di guerra attraverso le sue fotografie e i suoi racconti che accompagnano i diversi capitoli.
Al proposito scrivevo, tra l’altro: “Le guerre, il male, la vita nella sua concretezza e durezza: questo ha voluto raccontare per molti decenni con le sue fotografie Livio, scevro da inutili formalismi, fedele a una fotografia diretta, senza compiacimenti estetici, una fotografia squisitamente politica nel senso alto del termine.”
Insieme al volume, nel corso degli ultimi anni, ha preso vita una mostra importante che raccoglie una selezione di questi reportage realizzati nel corso di tre decenni in 4 continenti: una mostra, intitolata Side effects, che dopo svariate tappe approda ora al FotoArtFestival di Bielsko-Biala una storica città all’estremità meridionale della Polonia, ai confini con Repubblica Ceca e Slovacchia.
La mostra in corso a Bielsko-Biala, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche, comprende 60 fotografie, con alcune nuove, dal punto di vista espositivo, e alle 40 collaudate fotografie a colori si aggiungono 20 fotografie in bianco e nero scattate in Vietnam alle vittime dell’Agent Orange a 40 anni dalla fine della guerra. Le fotografie a colori sono state scattate in Afghanistan, Kosovo, Caucaso, Cambogia, Congo, Palestina, Kashmir, Kurdistan, Libano, Ruanda, Bosnia, Uganda, Guatemala e Mozambico. Anche in questo caso accompagna la mostra l’edizione in inglese del volume Memories of a war reporter, un volume che è stato acquisito dal Tribunale per i crimini di guerra de L’Aja quale testimonianza oculare di crimini e atti di genocidio accaduti in varie zone di conflitto.
Scrive Livio su questi suoi reportage: «Sono fotografie scattate da vicino, stando in mezzo alla gente che soffre, condividendo i pericoli, il freddo, la fame, percorrendo gli stessi sentieri di fuga, consumando le suole delle scarpe secondo le regole del buon giornalismo, tornando negli stessi luoghi per anni per documentare i cambiamenti o per raccogliere le storie dei sopravvissuti.»
Livio ‒ aspetto da non sottovalutare ‒ è una persona amabile e amata, conosciuta ormai ‒ oltre che dagli operatori del settore ‒ da migliaia di studenti ai quali si rivolge da diversi anni dalle aule degli Istituti superiori e universitari. Perché Livio unisce alla sua passione documentaria quella per la divulgazione di un messaggio di pace, non asettico e acritico ma fortemente impegnato e accompagnato quindi da acute analisi di alcuni gravi problemi che attraversano il mondo.
Una tappa importante questa esposizione in Polonia che sottolinea ancor più una certa disattenzione delle istituzioni italiane che dovrebbero prestare sicuramente un’attenzione maggiore verso questo autore, così bravo e impegnato.
Livio Senigalliesi
Side effects
Mostra fotografica in corso al FotoArtFestival di Bielsko-Biala (Polonia)
Volume Livio Senigalliesi, Memories of a war reporter
Edizione in lingua inglese, pagine 278, formato cm 13×20.
Distribuito via web da Blurb.com
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
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