È stato presentato a Milano il volume Lost & Found di Cristina Omenetto, una pregevole raccolta di fotografie di piccoli oggetti, frammenti di vita quotidiana che disegnano, come un grande affresco, l’approccio della fotografa milanese ai suoi interrogativi esistenziali.
Cristina Omenetto opera da molti anni nel campo della fotografia di ricerca, una fotografia che svaria dal paesaggio, al reportage sociale con particolare attenzione alla questione femminile e all’immigrazione, allo still life attraverso modalità stilistiche mai scontate, ma sempre in cerca di una visione personale, non banale ma fortemente segnata da una impronta per molti aspetti sperimentale.
Scriveva al proposito qualche anno fa Cristina, a proposito di questa ricerca sugli oggetti in rapporto alla sua memoria: «Ho capito improvvisamente che per me questo impegno è come una meditazione su me stessa, sulla mia età biologica che, volendo e non volendo, mi avvicina al traguardo comune a tutti, ma da tutti temuto, nascosto, non nominato e che tutti spaventa. […] Ho trovato quindi il senso più vero e autentico della mia ricerca istintiva di questi ultimi due anni e che capisco solo ora. Nel lasciarmi attrarre dalle cose inanimate, secche, brutte che non hanno più senso per la maggior parte di noi, sento di dar voce a quello che rappresenta ora questa parte della mia vita: è una fase ancora piena di gioia, di bellezza, di curiosità, di densità dei rapporti, di felicità, pur senza idealizzare tutto questo, ben consapevole del disagio, delle brutture, delle difficoltà quotidiane e del dolore del mondo…»
Cristina fotografa o scannerizza questi frammenti di vita ‒ perché anche se inanimati raccontano di una vita o comunque del suo approccio alla vita ‒ e li porge, prima che allo spettatore, a sé stessa come occasione di riflessione sul senso stesso della vita. Ogni oggetto prende così, mi si perdoni il gioco di parole, vita e si anima, pare raccontare esso stesso della sua esistenza, sia essa quella superba della bellezza di un fiore, o quella malinconica di una vecchia fotografia che riporta indietro nel tempo.
Le fotografie dei piccoli oggetti hanno una lunga tradizione nella storia della fotografia fin dalle sue origini e nei decenni più recenti del Novecento hanno raggiunto altissimi livelli espressivi, dalle esperienze puriste di Weston e del Gruppo f/64, alle manipolazioni dadaiste e surreali, al formalismo italiano, ai famosi still di Irving Penn per arrivare alle più recenti esperienze iperrealiste praticate da molti fotografi contemporanei.
Omenetto, ben cosciente di questa storiografia, cerca una sua personale modalità e la trova nell’intreccio tra visione malinconica del mondo ‒ sempre attuata attraverso la metafora dei piccoli oggetti ‒ e uno stile fortemente contemporaneo dove la ripresa o l’effetto manipolatorio della scannerizzazione accentuano l’aspetto formale sperimentale.
La raccolta di immagini si presenta così non solo seducente da un punto di vista formale ma anche intrigante per le riflessioni che suscita nello spettatore.
Cristina Omenetto
Lost & Found
Pagine 106, Formato cm 15×21, Edizioni Favia, 2021, Euro 20,00
Reperibile, anche on-line, presso la libreria Hoepli di Milano e ObiettivoLibri (www.obiettivolibri.it)
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