Fotografo poliedrico Giacomo Giannini (Ancona, 1956, vive e lavora a Milano) fin dagli esordi espositivi ha praticato molte esperienze di ricerca visuale: se il suo esordio, “Geografie della memoria”, del 1985, avviene con un lavoro di documentazione del territorio volgendo il suo sguardo ad ambienti e spazi architettonici destinati alla scomparsa, la sua indagine paesaggistica ha poi letteralmente ”spiccato il volo” realizzando per importanti aziende ed enti editoriali suggestive immagini dall’alto essendo stato uno dei primi fotografi a documentare sistematicamente il territorio da un elicottero.
Ma Giannini è anche interessato agli ambienti, agli oggetti di design tanto da aver realizzato nel corso del tempo molti lavori di documentazione fotografica di oggetti di design attraverso una interpretazione originale. Alcune di queste fotografie sono esposte attualmente nella importante mostra “La tradizione del nuovo” in corso presso la Triennale di Milano (https://triennale.org/eventi/la-tradizione-del-nuovo).
La sua sete di sperimentazione conosce adesso una nuova tappa con un lavoro inedito, “Capsule”, realizzato in studio dove, con gesto surreale, elementi concreti ma significativi da un punto di vista simbolico vengono inseriti in minuscole capsule, in primo piano su sfondi scuri da cui emergono volti interrogativi e perplessi.
Dichiara al proposito l’autore: «(…) Le mie “Capsule” contengono delle icone e sono come delle piccole miniature che racchiudono simboli e stereotipi legati a problemi irrisolti della nostra contemporaneità. La pistola, il coltello, la bomba a mano per citarne alcuni, sono sinonimi di violenza, la stessa che mandiamo giù e subiamo tutti i giorni. Le capsule racchiudono elementi per noi umani ormai tossici, molti rimandano alla nostra solitudine e confermano il grande smarrimento del genere umano.»
Un autore quindi che non si stanca di sperimentare, memore di precedenti importanti esperienze come il lavoro “Domestiche”, realizzato con la macchina Polaroid 50×60, con immagini stampate in foto transfer e montate su tela, pezzi unici che hanno per tema l’inquinamento domestico.
Un comune denominatore tiene insieme questi lavori, ma anche tanti altri suoi – anche se le metodologie stilistiche sono molto varie − ed è il suo interrogarsi su molte manifestazioni dell’attività umana che in contesti diversi pongono al fotografo alcune domande su cause ed effetti che ne derivano. In questa ultima direzione il lavoro “Capsule” risulta forse tra i suoi più significativi e intriganti.
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
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