Lara Zankoul è una fotografa libanese e risiede a Beirut.
Il suo talento più evidente è una inconfondibile capacità di fondere creatività, narrazione e arte concettuale nelle immagini che produce con grande maestria.
Ha iniziato a dedicarsi alla fotografia come forma di autoespressione e di esplorazione della sua visione artistica.
Il lavoro di Zankoul è spesso caratterizzato da composizioni surreali e oniriche che meravigliano e confondono, arrivano piano perché sfidano l’osservatore a pensare “oltre la superficie” e ad approfondire le narrazioni sottostanti. I colori sono protagonisti, vivaci ma non eccessivi, dettagli intricati e un approccio meticoloso alla composizione così da creare scene visivamente sorprendenti e stimolanti che accendono l’immaginazione.
Dal 2014, Lara Zankoul ha esposto i suoi lavori in varie mostre locali e internazionali. Il portfolio comprende una vasta gamma di progetti, a dimostrazione di una grande versatilità.
Sia che catturi scene stravaganti, che esplori temi culturali o si addentri nel mondo della moda riesce a far riflette un impegno a superare i confini artistici. Con questo talento riconoscibile viene chiamata ad occuparsi di pubblicazioni rinomate come Vogue e Harper’s Bazaar, dove le sue accattivanti narrazioni hanno trovato un posto di rilievo nel mondo della moda e dell’arte.
Esposta a ImageNation Paris 2016, la fotografa libanese ha dato alla luce la serie “The Unseen”, qui si oltrepassano i confini del surrealismo fotografico attraverso i set costruiti a grandezza naturale e senza alcuna manipolazione digitale, Zankoul crea immagini oniriche in cui l’acqua viene utilizzata per rappresentare le caratteristiche contrastanti dei personaggi che fotografa. Ogni immagine rivela una diversa emozione umana e le prospettive contrastanti che possono esistere. La domanda che lo spettatore riceve è quella di determinare quale metà contenga l’elemento di verità. Sopra o sotto?
Parlando del suo lavoro, Zankoul ha detto:
“C’è un’intenzione o un messaggio dietro ogni foto che scatto. Il modo in cui un’immagine è composta, l’uso di simboli, l’illuminazione e la scelta dei colori fanno tutti parte del messaggio trasmesso. Le mie foto esplorano il fascino e il mistero della psiche umana. Ogni opera porta con sé una nozione diversa che tocca l’aspetto psicologico degli esseri umani. Situazioni bizzarre, oggetti fuori posto, dimensioni surreali, strane lotte lasciano la mente vagare in una possibilità di interpretazioni; di reinventare e completare storie incompiute, di esplorare domande senza risposta. Attraverso i miei quadri, invito lo spettatore a decifrare i simboli nascosti e a interagire con l’immagine per riflettere sulla propria realtà ed esperienza personale. Ciò che sembra essere così irreale all’inizio, potrebbe essere più vicino di quanto ci aspettiamo, alle complessità della nostra mente”.
L’artista ha confessato che il suo lavoro si ispira in particolare ai dipinti surreali e rinascimentali, alla psicologia e all’osservazione delle persone e della società. Inoltre, due dei fotografi che l’hanno influenzata sono Tim Walker e Annie Leibovitz.
Dalle sue interviste si denota che questa straordinaria autrice è sempre stata incuriosita dalle fotografie che trovava sulle riviste (in particolare quelle di moda), esaminando i dettagli e gli allestimenti per ore e ore, anche se alla fine si è poi iscritta per prendere la laurea in economia per gli anni dell’università. Solo all’età di 21 anni, quando ha acquistato la prima macchina fotografica professionale e ha iniziato a comporre fotografie, ha preso in considerazione la possibilità di perseguire la passione per le arti. Dopo aver frequentato un unico corso di fotografia come materia elettiva all’università, ha iniziato a cercare tutorial online, a leggere manuali e a sperimentare con la mia macchina fotografica nel tempo libero. Con il passare degli anni, ha iniziato a bilanciare la carriera in economia e l’amore per la fotografia, fino a quando ha definitivamente deciso di fare un salto di qualità e passare a quest’ultima a tempo pieno. E così, sei anni dopo e completamente da autodidatta, ha raggiunto lo status di fotografa emergente di belle arti con questo stile concettuale/surreale. Quando ha tempo organizza workshop (sia in Libano che all’estero), contaminando con entusiasmo tutti gli iscritti.
“Credo che un concetto intelligente e un’impostazione della luce ben studiata (in studio o in esterni) siano fondamentali per il successo di una foto. Ho anche un grande interesse nel ritrarre concetti invisibili: emozioni, psicologia e tutto ciò che è legato all’anima. I miei lavori sono stati venduti in varie aste e la mia serie “The Unseen” ha ricevuto consensi internazionali nel 2013. Considero la scelta di seguire la mia passione come una delle più grandi decisioni della mia vita”.
Premi
Hasselblad Masters Finalist in the Arts section, 2021
Broncolor GenNext Award Winner, 2016
Shabab Ayyam Competition, Ayyam Gallery incubator program, 2011
Webpage: https://www.larazankoul.com
Facebook page: https://www.facebook.com/larazankoulphotography
Instagram: https://www.instagram.com/larazankoul/
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Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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