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L’altra metà del cielo in mostra a Trieste

di Pio Tarantini

Marina Abramović, Nude with Cut Star, 2005 − © Marina Abramović, Courtesy of the Marina Abramović Archives, Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli.

Una mostra importante Io, lei, l’altra – Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste quella in corso a Trieste a cura di Guido Comis in collaborazione con Simona Cossu e Alessandra Paulitti: novanta opere visibili fino al 26 giugno sul tema della rappresentazione fotografica della donna negli ultimi cento anni. Ai ritratti di autori storici come Weston, sul versante di uno stile classico, o Man Ray su quello della sperimentazione delle Avanguardie Storiche, si accostano ritratti e autoritratti di moltissime donne fotografe o artiste – da Wanda Wulz a Inge Morath, da Vivian Maier a Nan Goldin, da Cindy Sherman a Marina Abramović − che hanno testimoniato con forza il ruolo della donna nella società contemporanea.

Cruciale in questo lungo lasso di tempo il passaggio della figura femminile dal ruolo di modella – quasi sempre in posa per fotografi maschi – a quello di protagonista in quanto autrice dell’operazione fotografica. Fin dai tempi della nascita della fotografia, a metà dell’Ottocento, c’era stato qualche rarissimo esempio di donna fotografa e basti pensare a Julia Margaret Cameron, signora della buona società inglese che realizzava fotograficamente ritratti di donne fortemente influenzati, da un punto di vista stilistico, dal movimento pittorico dei suoi amici Preraffaelliti, con ovvi esiti dal sapore fortemente romantico e pittorialista.

© Rosangela Betti, Autoritratto, 1982, courtesy l’artista.

Ma è con il passaggio, nei primi decenni del Novecento, alla fotografia moderna, libera da schemi tardo-pittorialisti, che la donna comincia ad assumere in fotografia un ruolo sempre più da protagonista con l’affermazione delle prime donne fotografe. Basti pensare, limitandoci al nostro Paese, alle figure di Wanda Wulz o di Ghitta Carell, che si affermarono già a cominciare dagli anni Trenta e Quaranta. Dopo i primi due decenni del dopoguerra, segnati in Italia da un periodo di transizione da una società patriarcale e agricola a una moderna e industriale, è con il ’68 e i movimenti che ne seguirono negli anni Settanta che le donne vennero prepotentemente alla ribalta della società: anche in fotografia cominciò una crescente presenza delle donne che nei decenni più recenti ha caratterizzato la scena fotografica e artistica in Italia e nel mondo.

Questo complesso percorso si riscontra nel progetto in mostra a Trieste: per facilitarne la lettura l’esposizione è divisa in numerose sezioni: dall’inziale Artiste e modelle a Il corpo in frammenti, Allo specchio, L’artista e la sua opera, Ibridazioni, Una nessuna e centomila, Quotidinità come provocazione, Esotici contrasti, Rappresentare sé stesse, Vulnerabilità e seduzione, Il canone della bellezza.

© Deborah Feingold, Annie Lennox, 1983.

Già questo elenco delle sezioni, non potendo in questa sede entrare nel dettaglio delle fotografe e artiste presenti in mostra, può dare l’idea di quanto intenso e mirato sia stato l’impegno degli ideatori e curatori del progetto che si presenta come un valido e intrigante percorso artistico e culturale in cui l’aspetto visivo si coniuga perfettamente con l’impostazione generale di riflessione sociologica.

Importanti e altrettanto significativi i vari contributi teorici nei testi che accompagnano la mostra e il relativo catalogo, da quello del curatore Guido Comis a quelli di Anne Morin, Giampiero Mughini, Anna D’Elia, Laura Leonelli e Alessandra Paulitti: ognuno caratterizzato ovviamente da un taglio diverso e rispondente a diverse domande sul ruolo storico e attuale della donna in fotografia e nella società.

Gillian Wearing, Me as Eva Hesse 2019, Inghilterra © Gillian Wearing, Collezione Ettore Molinario.

Folgorante, al proposito, l’incipit del testo Rinascite− Breve storia della fotografia di genere (1860-1978) di Anna D’Elia che scrive: «Negli ultimi decenni, molte artiste per diventare soggetti di visione e creatrici della propria immagine hanno scardinato i cliché iconografici tramandati dalla cultura patriarcale, e lo hanno fatto ottimizzando le potenzialità implicite nell’uso sovversivo della fotografia. La costruzione di nuove soggettività femminili è coincisa infatti con l’utilizzo del mezzo fotografico non più solo per documentare la realtà, ma per ricrearla.»

Un progetto espositivo ambizioso e riuscito, tenendo conto che per ovvi motivi non può essere una panoramica esaustiva, ma un utile strumento di approfondimento della questione femminile.

Una veduta della mostra (Credito massmedia.it, Giacomo Lodolo).

Io, lei, l’altra – Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste

Fino al 26 giugno 2022

Magazzino delle Idee | Corso Cavour, 2, Trieste

www.magazzinodelleidee.it

Da martedì a domenica 10.00-19.00; lunedì chiuso

Biglietti di ingresso: Intero € 8,00; ridotto € 5,00.

info@magazzinodelleidee.it

T +39 040 3774783

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