
Consentitemi il facile gioco di parole tra l’impegnativa parola Vita e il cognome di Daniele Vita, nato nel 1975 a Vetralla, una cittadina in provincia di Viterbo, un fotografo che da molti anni produce lavori di reportage fotografico di assoluto spessore qualitativo. Il gioco di parole sul suo cognome non è gratuito ma mi nasce spontaneo perché Daniele è una persona pregevole, fuori dal comune, umile nella sua grandezza di fotografo e persona amabile, con i piedi, le mani, il cuore e la testa immersi nella vita vera, soprattutto quella degli emarginati, degli esclusi, di chi, soprattutto giovani e ragazzi, vive quotidianamente ai limiti della legalità.
Dopo aver realizzato numerosi lavori in questa direzione ‒ pubblicati da prestigiose riviste, accolti in mostre e risultati vincitori di molti premi nazionali e internazionali ‒ Daniele approda alla XIIa edizione del Festival della Fotografia Etica di Lodi con un altro importante lavoro che ha voluto intitolare semplicemente Bagnanti e che raccoglie le fotografie da lui realizzate nell’estate del 2020 su alcune spiagge del litorale catanese.

Il tema delle spiagge, come è noto, è un tema tra quelli maggiormente praticati dai fotografi, sia nella versione paesaggistica che in quella più direttamente rivolta all’uomo: Daniele però ha identificato un preciso gruppo di ragazzi, tra i dieci e i quindici anni, provenienti da alcuni quartieri poveri di Catania, e li ha seguiti con passione durante il loro periodo estivo di spensieratezza, quando i seri problemi delle loro vite borderline ‒ famiglie povere, disagiate, a volte disgregate o marcate da forme diverse di illegalità ‒ vengono per un momento accantonati e vivono le esperienze uniche dell’adolescenza: i primi divertimenti autonomi, i primi innamoramenti, le prime prove di emulazione del mondo dei “grandi”.
Le sue fotografie colpiscono perché Daniele, come è sua abitudine operativa, vive da dentro le sue esperienze fotografiche: frequenta a lungo i soggetti da fotografare, ne conquista la fiducia, diventa uno di loro e solo in questo modo riesce a entrare veramente dentro le situazioni, dentro, appunto, alla vita delle persone che fotografa.

Il suo stile fotografico ‒ ormai consolidato in diversi lavori ‒ si avvale di un bianco e nero denso, contrastato, contenuto in inquadrature che hanno la forza di scene teatrali ma che sono invece il frutto della spontaneità delle situazioni. Perché per Daniele fotografare significa trascorrere molto tempo con i suoi soggetti e le azioni che ne derivano, significa stare veramente dentro queste situazioni, praticare una fotografia dove la fretta è bandita, come può operare un bravo antropologo o sociologo che ha bisogno di molti dati e tempo per poter abbozzare un affresco credibile, scientifico dell’ambiente studiato.
Le fotografie che ne ricava risultano potenti nella composizione e nel linguaggio e spesso commoventi sul piano umano. Stiamo parlando di una fotografia purtroppo ormai rara, spesso fagocitata da altri piani di interesse che vanno dal paesaggio alla ricerca formale alle sperimentazioni intrecciate con altre forme di espressione artistica. Certo anche il reportage mantiene in Italia un posto di primaria importanza e ci sono molti bravi fotografi affermati anche a livello internazionale: ma il problema, se di problema si tratta, è che molto spesso queste fotografie si assomigliano un po’ tutte negli stili. E allora è un privilegio imbattersi in un fotografo come Daniele Vita, che produce immagini fotografiche dove la sapienza compositiva e formale si intreccia con la sua profonda umanità, con il suo radicato stare al mondo dentro le cose, accanto alle vite degli altri.

Il lavoro Bagnanti ‒ menzionato all’Unicef Poy 2020 e vincitore della Sezione Generazioni Future 2021 del World.Report Award Documenting Humanity ‒ è attualmente in mostra alla XII edizione del Festival della Fotografia Etica di Lodi.
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
La sua ricerca di fotografo eclettico si è estesa in diversi ambiti, superando i vecchi schemi dei generi fotografici a partire dal reportage, al paesaggio, al concettuale… Leggi tutto
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