La fotocamera digitale più grande al mondo è stata prodotta nella Bay Aerea e installata in Cile.
E’ grande come una Twingo e potrebbe aprire nuove prospettive sull’universo. Si chiama Legacy Survey of Space and Time (LSST).

“Siamo entrati nel Guinness dei primati”, ha dichiarato Aaron Roodman.
Roodman, il responsabile del progetto della fotocamera LSST, facendo l’annuncio nella cupola dell’osservatorio Vera C. Rubin dove la fotocamera è stata appena installata.
L’osservatorio è finanziato dalla National Science Foundation e dall’Office of Science del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.
E’ il più grande obiettivo mai costruito per l’astronomia, è stata realizzata per scrutare sempre di più l’universo. Pesa più di 6.000 chili e l’obiettivo è alto più o meno come un adulto, con un diametro di 1,5 metri. Ha 3.200 megapixel, rispetto ai circa 48 megapixel di una fotocamera digitale oggi in commercio. Le immagini prodotte sono così dettagliate che potrebbero rilevare una pallina da golf da circa 25 chilometri di distanza, coprendo una fascia di cielo sette volte più ampia della Luna piena.
Per 10 anni, la fotocamera scansionerà ripetutamente il cielo, creando una registrazione time-lapse incredibilmente dettagliata dell’universo.

“Ci piace dire che faremo un film a colori dell’intero cielo dell’emisfero meridionale. Speriamo di studiare l’energia oscura, che causa l’accelerazione dell’espansione dell’universo, ma di cui non capiamo molto. Studieremo la materia oscura. Studieremo le galassie e come si formano nell’intero universo. Studieremo la nostra galassia, la Via Lattea, per comprendere meglio la sua formazione e capire dove si trova la materia oscura nella nostra galassia. E studieremo anche il sistema solare”

Secondo un comunicato stampa della National Science Foundation Noirlab, il campo visivo è così ampio che ci vorrebbero centinaia di televisori ad alta definizione per visualizzare un’immagine a grandezza naturale.
La telecamera è così grande che hanno dovuto utilizzare molti componenti personalizzati e hanno dovuto progettarli loro stessi e in qualche cado dire alle aziende esattamente ciò di cui avevano bisogno.
Una volta terminata la costruzione della telecamera a Menlo Park, il compito successivo è stato quello di portarla in Cile e per fare ciò hanno noleggiato un aereo 747 e circa 10 camion di attrezzature, un lavoro e una organizzazione stratosferica. Una volta arrivata a destinazione, la fotocamera è stata sottoposta a test e infine installata sul Simonyi Survey Telescope dell’Osservatorio Rubin.
Si potrà studiare il cielo in un modo che nessuno ha mai fatto prima, si scopriranno cose nuove e fantastiche infatti si prevede che la fotocamera LSST rivelerà nuove conoscenze sulla nostra galassia nel corso dei suoi 10 anni di indagine ultra-ampia del cielo, si potranno ottenere nuove informazioni sull’energia oscura, la materia oscura, la Via Lattea e altro ancora. Nell’arco di dieci anni, la fotocamera dovrebbe mappare una serie di oggetti del cielo notturno. Tra questi, la ricerca della lente gravitazionale debole, un fenomeno che si verifica quando le galassie piegano la luce degli oggetti dietro di loro. Ciò aiuterà gli astronomi a stabilire come la massa è distribuita nell’universo. La fotocamera osserverà anche gli ammassi di materia ed energia oscura, le supernove e si concentrerà sugli oggetti del nostro sistema solare, come gli asteroidi.
I dati raccolti saranno pubblici e saranno quindi accessibili all’intera comunità scientifica statunitense e a selezionati partner stranieri che hanno contribuito al mega progetto.

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Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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