C. Escher, la mostra che trasforma

Perdendosi nello spazio, si perde contemporaneamente la nozione del tempo. Ecco la sensazione che si avverte appena si entra nelle sorprendenti sale di Palazzo Mazzetti – magnificamente scandite in una seducente sequenza di 8 sezioni accuratamente ideate dall’esperto Federico Giudiceandrea, suddivise tra salite e discese, nello storico edificio astigiano. Un saliscendi che riprende il loop delle sempiterne scale incrociate a firma di M.C. Escher a cui questa mostra è dedicata.
Dal 16 novembre 2024 all’11 maggio 2025 infatti, su lungimirante sforzo dell’amministrazione di Asti, sostenuto dal Ministero della Cultura e dalla Fondazione dedicata al Maestro, sono esposte oltre un centinaio di opere di questo artista geniale e visionario. Uno straordinario creativo dall’approccio scientifico, riconosciuto sia dagli appassionati di arte che dai matematici, studiosi di natura, designer e grafici, per le sue originalissime creazioni in grado di coniugare tramite xilografia, litografia, mezzatinta o maniera nera – l’universo infinito dei numeri, la scienza, la botanica, la zoologia, l’ architettura, il paesaggio, le sperimentazioni tra luci, cristalli, con un concetto di fondo che qualcuno oggi concepirebbe anche come “Quinta Dimensione”. Potrebbe sembrare l’ennesimo effetto Stendhal subìto da chi ora scrive, ma in realtà è proprio colpa/merito di Maurits Cornelis Escher, nato nel 1898 a Leeuwarden in Olanda, che riflette e confonde i piani di lettura dello spettatore, giocando in modo esperto con lo Spazio (e dunque, come detto prima, ingannandoci con il concetto del Tempo) e introducendoci visivamente a quelle curvature che la nuova fisica quantistica inizia a prospettare proprio negli anni di formazione dell’artista, portandoci sino alla formulazione di un modello di mondo dove le certezze vengono sostituite dalle indeterminazioni, e dove il comportamento registrato delle variabili fisiche cambia a seconda delle scale spaziali nelle quali si svolgono. Quello proposto nel capoluogo piemontese è un viaggio espositivo multidimensionale, che non si risparmia di provocare nella nostra mente varie domande e capovolgimenti di pensiero. Gli stessi capovolgimenti che per certi versi, proprio negli anni del lavoro di Escher, i rivelatori della psiche umana come Freud e Jung stavano affermando. Escher unisce realtà con immaginazione, generando invenzioni fantasiose e paradossi magici dal forte rigore scientifico, inoculando – nella testa sempre più ipnotizzata di chi osserva i suoi lavori – la teoria della relatività di Einstein e la sua nuova concezione dell’universo. Una rilettura del mondo che coincide – proprio con gli stessi anni della sua primissima esperienza tra arte, scienza e percezione della natura – con quella che il grande fisico tedesco (pure lui con un trascorso svizzero) elaborava tra il 1905 e il 1915. Riprendendo il titolo di uno dei suoi cicli più belli – Metamorfosi – l’osservazione delle mirabili immagini di Escher porta il visitatore a rimanere sempre in bilico tra la lettura di apparenti – rigide – figure geometriche e la loro costante mutazione. Che si tratti di paesaggi dell’Italia del sud da lui tanto amata (come un remake novecentesco del “Viaggio in Italia” di Goethe), o di camaleonti intrappolati / liberati (?) da un solido multiforme o, ancora dettagli di un suolo infangato, oppure ancora, della microscopica trama grafica delle sue linee, il suo disegno riesce sempre a dare conto – pur nello spazio minuscolo – di come da questo si generi il macroscopico, e ovviamente viceversa. Una mente capace di connettersi in modo immediato con l’infinita varietà della natura e delle sue leggi, quella di Escher (che a scuola pare non andasse molto bene, come tutti i geni) e che tuttavia cela sempre al loro interno un aspetto misterioso ed esteticamente seducente. L’Estetica, come la definì nel ‘700 il suo inventore Baumgartner, viene definita dal pensatore come un campo di studio da dedicare alla ‘conoscenza sensibile’, che rispetto alla conoscenza intellettuale, fatta di rappresentazioni chiare e distinte, indaga invece le rappresentazioni chiare e confuse. E, chi scrive lo può confermare: è una vera esperienza “estetica” la visione dei mondi “assurdi” escheriani. L’apparente confusione tra sopra e sotto, curvo e rettilineo, chiaro e scuro viene trattato da Escher con una poetica ed insieme una tecnica così finemente approfondita da lasciarci piacevolmente disordinati. Essa in realtà ci porta con coscienza verso una dimensione diversa e tutt’altro che spaesante. Semmai, un ritorno alle Origini. Prima della Matrice.
ESCHER – Dal 16 novembre 2024 all’11 maggio 2025 –
Palazzo Mazzetti, Corso Vittorio Alfieri, 357 Asti.
Orario apertura: Lunedì – domenica 10.00 – 19.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Ph. Courtesy M.C.Escher.com
in alto:
– Maurits Cornelis Escher, Relatività, 1953. Litografia, 27,7×29,2 cm. Collezione Maurits, Italia. All M.C. Escher works © 2024 The M.C. Escher. Company, The Netherlands. All rights reserved www.mcescher.com
in basso:
- Maurits Cornelis Escher, Buccia, 1955. Xilografia di testa e xilografia, 34,5×23,5 cm. Collezione Maurits, Italia. All M.C. Escher works © 2024 The M.C. Escher Company, The Netherlands. All rights reservedmcescher.com
- Maurits Cornelis Escher, Giorno e notte, Febbraio 1938. Xilografia, 39,1×67,7 cm. Collezione M.C. Escher Holding, Paesi Bassi. All M.C. Escher works © 2024 The M.C. Escher Company, The Netherlands. All rights reservedmcescher.com
Articolo tratto da OLIMPIA IN SCENA – Lo spettacolo è di tutti
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