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…la fotografia.

di Francesco Pacienza

L’approdo all’Istituto Europeo di Design, dipartimento di fotografia, era quanto di più naturale potesse accadermi: ero un predestinato.

Ho 57 anni, ho diverse passioni ma soprattutto sono stato capace di trasformare una di queste in una professione oltre che nella principale ragione della mia vita: la Fotografia.

Un giorno mi ritrovai davanti ad una vecchia foto scattata da un caro amico di famiglia che viveva negli USA in cui ero ritratto con una fotocamera al collo, una di quelle con il disco di foto da guardare in trasparenza, e con cui immaginavo di catturare i fiori e i piccoli insetti che vi si posavano. Avevo 5 anni, un chiaro segnale premonitore di ciò che sarebbe nato tra me e quell’apparecchio.

A 15 anni, mio padre, mi regalò una Yashica FX2000 Super con obiettivo 50mm. Franco, un fotografo milanese famoso, sposato con una signora del mio paese, trascorrendo le sue vacanze a pochi metri da casa mia, diventò il mio mentore sulla fotografia.

Trascorsi pomeriggi a fotografare le cose più disparate ma senza potermi basare sull’esposimetro. “Hai un esposimetro naturale, i tuoi occhi” mi ripeteva continuamente; dopo le passeggiate fotografiche ci si chiudeva in camera mia dove avevo allestito una piccola camera oscura. Sviluppavamo il rullino e lo visionavamo confrontando il risultato con i dati sull’esposizione appuntati su un taccuino. Franco era lo stampatore di tutte le campagne pubblicitarie in Bianco&Nero di un noto (notissimo) stilista di moda. Dallo sviluppo passammo alla selezione e alla stampa dei negativi che meritavano tale risultato finale. Il mio bagaglio tecnico cresceva giorno dopo giorno; aspettavo il mese di agosto, di anno in anno, affinché Franco tornasse in vacanza e iniziasse ad elargirmi i suoi “segreti” sulla fotografia.

Quando ero studente universitario, con la collaborazione di una nota gioielleria e di un negozio di fotografia, creai il mio primo progetto fotografico: l’obiettivo era quello di creare un legame tra la preziosità dei gioielli, la bellezza femminile e la poesia dei Poeti maledetti (Baudelaire, Verlaine, Mallarmè, Rimbaud); queste foto, oltre a servire per la promozione del negozio di gioielli, diventarono una mostra (la mia prima mostra) che riscosse un grande consenso di pubblico e di critica.

L’approdo all’Istituto Europeo di Design, dipartimento di fotografia, era quanto di più naturale potesse accadermi: ero un predestinato.

Anche nel corso degli studi allo IED la mia voglia di conoscenza e di scoperta era tanta, al punto di farmi trattenere all’interno della scuola ben oltre il mio normale orario di frequenza per sbirciare nelle aule dei corsi di anni superiori. Questa mia attitudine mi ha portato poi, insieme al mio amico Frederic, a sperimentare (sulla base di conoscenze di fisica ottica e di tecnica fotografica) l’applicazione del foro stenopeico su una fotocamera Mamiya RB67 con l’utilizzo di pellicola invertibile a colori (Ektachrome 64).

Ciò che all’inizio sembrava una follia si rivelò essere una grande intuizione tanto da essere citati (entrambi), come primo esempio al mondo, nella pubblicazione “Pittura Rinascimentale Fotografia” di Gianfranco Arciero, Nuova Arnica editrice – Roma, 1990. Questo lavoro diventò anche l’immagine ufficiale dell’Italia nei festeggiamenti per il 150esimo anniversario della Fotografia.

Fu una grande soddisfazione che mi convinse ancor di più che andare controcorrente con convinzione e capacità porta sempre buoni frutti: il pensare out box, come direbbero gli anglofoni.

I miei genitori mi hanno educato al rispetto delle persone e alla curiosità nella conoscenza. La mia indole è sempre stata quella di una persona inquieta, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Il mio insegnante delle scuole elementari amava ripetere a mia madre: “…lui è come un novello Ulisse, sempre alla ricerca della sua Itaca. Fin tanto che la cercherà non sarà mai appagato, ma in continuo divenire con la sua sete di conoscenza e scoperta. Il giorno in cui la troverà, coinciderà con il termine della sua vita!

A distanza di così tanti anni, ho ritrovato sempre me stesso ogni volta che ricordavo questa affermazione: mai fermarsi, andare sempre oltre gli orizzonti raggiunti, verso l’infinito. La conoscenza non ha frontiere.

Ho dormito su materassi ripieni di foglie nel bel mezzo di una foresta ascoltando i versi degli animali notturni che si aggiravano nei dintorni.

Ho avuto la fortuna (secondo molti, pazzia) di poter familiarizzare con gli squali senza alcun tipo di protezione e nel loro ambiente naturale in Sudafrica.

Sono stato trasportato in ambulanza al Pronto Soccorso, dopo essere stato “investito” da un Kitesurf, lanciato a tutta velocità, durante delle riprese fotografiche per lo sponsor di questa atleta che ha deciso di fermarsi sulla mia custodia fotografica mentre era davanti al mio viso.

Sono stato curato in una tribù di beduini da una brutta e profonda ferita alla gamba, con dentro i frammenti di un corallo duro tropicale, con una miscela di sabbia e cenere calda.

Il millenovecentonovanta fu un Annus mirabilis per me: conseguii il diploma del corso triennale di Fotografia con specializzazione in Still-Life e Moda; fui nominato docente di un corso interdisciplinare di fotografia di gioiello all’interno dello IED; mi venne chiesto di scrivere un libro-manuale sull’uso del Banco ottico, argomento sul quale non esisteva nessuna pubblicazione in lingua italiana. Un vero shock per me, passare dai banchi alla cattedra e a scrivere un libro: ma le sfide non mi hanno mai spaventato, fermamente convinto che con la conoscenza si possa superare ogni ostacolo, anche quello più ostico, d’altronde Seneca diceva che “le difficoltà rafforzano la mente così come le fatiche (impegno) rafforzano il corpo”.

Iniziò così la mia avventura nel mondo della scrittura che mi ha visto pubblicare ben altri due volumi (“Corso di fotografia” e “Behind the Lens”, quest’ultimo anche una diversa versione in lingua inglese) ed essere soggetto di una pubblicazione monografica all’interno della collana “I Maestri della fotosub italiana” edito da Magenes.

La mia carriera di reporter per le pagine stampate iniziò nel 2010, con una collaborazione fissa e duratura fino al 2013, per la testata regionale Sport&Turismo con la quale ho pubblicato mensilmente articoli a carattere turistico sulle bellezze, sopra e sotto il pelo dell’acqua, dei 700 km di costa della Calabria.

Nel 2012 ho iniziato a pubblicare sulla rivista SUB e nel 2015 questa collaborazione occasionale si è trasformata in una rubrica fissa sulle tecniche di fotografia che continua ancora oggi.

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