La fotografia che unisce, perché? Nel corso del Canon Day, avvenuto il 24 e il 25 maggio, abbiamo avuto modo di comprenderlo…
E’ affascinante osservare il potere unificante del mondo legato alla fotografia, unione che viene colta nella sua essenza nativa bifunzionale: da un lato porta con sè questo lascito ereditario di un forte interesse verso un’infinità di tematiche concernenti la collettività, offrendo la presentazione di un enorme ventaglio di occasioni da cogliere e circostanze da riferire spaziando in questa società pregna di incognite, di problematiche sulle quali riflettere, di volti da ricordare e storie di valore, coraggio e speranza, di posti meravigliosi da far conoscere, di opere storiche e architettoniche da ammirare, di luoghi fantasmi disabitati riportare in vita; dall’altro accumula e attrae estri creativi, portavoci di denuncia sociale, luminari nelle strategie di marketing pubblicitario. Racchiude insomma più persone ergo più menti, più tecnicismi, più stili che in un giorno solo si amalgamano tra loro, si proiettano fuori da sè stessi, intrecciando i loro consigli sulla base della propria esperienza, ognuno la sua, in pieno spirito di confronto e collaborazione… ed è alquanto singolare notare, con uno sguardo esterno ed in maniera oggettiva, la nascita e la crescita di queste dinamiche.
Il workshop in tutto ciò funge da collante primario: il nostro versatile e camaleontico Spazio Coriolano Paparazzo sembra adattarsi in maniera perfetta ad ogni tipologia di attività di venatura culturale e professionale. In questo caso si trasforma in una sorta di barra di ricerca metaforica sulla quale scrivere ogni dubbio, ogni perplessità ricevendo risposta dai professionisti del settore appartenenti al brand di riferimento. Anche l’androne dello Spazio si presta benissimo all’attività di test, una bellissima cornice rappresentante un’uscita seguita da pochi scalini anticipatari della vastità del catanzarese Corso Mazzini, intervallato dalla classicheggiante presenza di palazzi architettonici ottocenteschi storici: uno sfondo sicuramente particolare, fonte di ispirazione e determinante nel garantire un’esperienza di touch&try all’aria aperta ma soprattutto in totale libertà d’espressione.
Il Canon day sancisce l’inizio di un weekend tinteggiato di rosso: solo tuffandosi nella ricerca di optional maggiormente performanti, toccando con mano la prodottistica e immergendosi in toto nella fase esplicativa, si può percepire quella connessione rendendo possibile il processo di fusione… diventando un tutt’uno con la macchina fotografica e mostrando la propria firma identitaria ad ogni scatto. Due giorni quindi all’insegna della scoperta delle ultimissime news, in presenza del Docente Canon Academy Alessandro Tiraboschi, fotografo professionista e collaboratore Canon ventennale, e del PRO Sector & Industries Business Development Manager di Canon Matteo La Torre, estremamente impeccabile nell’illustrazione formativa del nuovo programma CPS: in primis con le ottiche RF, presentando “una nuova era di obiettivi” e successivamente ponendo l’attenzione sulla funzionalità e la gestione dei flash Speedlite Canon EL-5 e EL-1.
Le due giornate sono state intervallate dalla sessione di ritratti tenuta da Alessandro Tiraboschi e in questo frangente abbiamo consolidato in modo ancora più netto un’idea già viva in noi: “un ritratto è per sempre… come un diamante”, grazie alla collaborazione con la Gioielleria Caccavari, estremamente vicina a noi nel corso della rassegna.
Ma le considerazioni maggiormente emozionanti le raccogliamo alla fine della giornata, nel susseguirsi dei pensieri che si palesano riassumendo la quotidianità e in questo caso la consapevolezza di quanto sia universale il linguaggio fotografico, di quanto sia “pubblico”, “democratico” perché accessibile, di quanto sia variabile perché intrecciata ad interpretazioni soggettive, di quanto sia immortale perché incredibilmente concreta.
No comment yet, add your voice below!