Krzysztof Miller è in mostra all’IMP, International Month of Photojournalism di Padova dal 4 al 28 giugno insieme a grandi e ultra famosi fotoreporter conosciuti a livello internazionale.
«L’idea che sta alla base della nascita di IMP Festival – afferma RICCARDO BONONI, Fotogiornalista e Direttore Artistico del Festival internazionale di Fotogiornalismo Padova – è la convinzione che il fotogiornalismo oggi sia il più rapido accesso alle storie e ai dibattiti internazionali in grado di connettere i quattro angoli del Mondo, una modalità per rendere ciascuno partecipe e consapevole del proprio ruolo fondamentale anche nelle questioni più controverse e geograficamente lontane.»
Chi è Krzysztof Miller fotoreporter polacco ancora così poco conosciuto in Italia? Krzysztof Miller, che ha sempre lavorato per l’agenzia Gazeta Wyborcza, è stata una scoperta che mi ha dato emozione e dolore. Nel 2017 partecipo alla presentazione del libro di Wojtek Jajelski “Vagabondi notturni” sui bambini soldato in Uganda e lì apprendo che il suo amico collega Krzysztof Miller si era tolto la vita l’anno prima. Allora soffro. Improvvisamente. Un dolore acuto al petto, un brivido di assenza. E così decido di sfogliare la vita di Miller, così brutalmente appesa a quella morte voluta, scelta: le sue fotografie, i suoi filmati, le interviste che gli avevano fatto. Tutto questo per capire il significato di quel gesto.
La prima immagine che vedo è il suo volto teso, segnato, in b/n con una macchina fotografica al collo, riflesso in tre specchi. Mi commuove, così come mi commuove il primo video che vedo con le sue fotografie e la sua voce. Fotografie silenti come la sua anima. In silenzio ascoltava, sentiva, provava la solitudine del dolore degli altri. Lui va dentro alle persone, alla loro mente e ne coglie i pensieri. Ha fotografato la solitudine della mente, l’urlo della paura, di chi sa che in quel momento il suo destino è bloccato lì, è intrappolato disperatamente lì. No paesaggi Caravaggeschi, no immagini rinascimentali solamente fotografie sentite con la sua sensibilità, con la sua sofferenza di uomo fotoreporter nell’atto di guardare, capire, di far conoscere.
Così nell’immagine dell’armeno, in Nagorno Karabakh, vicino al cannone, si avverte che il rumore dello sparo è sovrastato dal silenzio. Il silenzio di quell’uomo che continua a combattere una battaglia che forse mai riuscirà a vincere. Anche nell’immagine dei tre bambini malnutriti con la testa reclinata in avanti, con le braccia appoggiate alle gambe seduti sullo scatolone dell’UNHCR, ci investe il devastante silenzio, con tutta la sua impietosa vergogna, di chi non ha nemmeno più la forza di pensare. In quella postura c’è tutta la fame del mondo, c’è tutto il silenzioso dolore di chi sta per morire di fame. I bambini sono nel campo profughi per gli Hutu del Ruanda in Zaire (odierno Congo) a 95 chilometri dalla città di Kisangani, Ancora silenzio nella espressiva posa di un ragazzino profugo georgiano sulle montagne del Caucaso che si volta verso il fotografo con il kalashnikov messo di traverso quasi più grande di lui. Il bambino tiene la mano di un uomo adulto e si percepisce distintamente che altro non può fare se non subire silenziosamente il suo destino di profugo. Ma profugo bambino.
Gli ingredienti che hanno fatto soffrire Krzysztof del disturbo da stress post traumatico sono questi: dolore, silenzio, paura.
La mia commozione di allora si è tramutata nel desiderio di far conoscere attraverso le immagini questo uomo, fotoreporter polacco, la sua fragilità, la sua sensibilità. Rilasciare sensibilità per alcuni è un processo inarrestabile fino alla morte. Per questa ragione allora ho pensato: cosa posso fare io se non raccoglierla con delicatezza e proteggerla per farla conoscere. Perché merita di essere conosciuta soprattutto quando produce così tanto con così tanta convinzione, coraggio di voler raccontare, di voler far sapere, di testimoniare.
Nel 2019 la prima mostra in Italia a Torino oggi al Festival IMP.
Andiamo a Padova e in silenzio tratteniamo la commozione, la rabbia, l’impotenza pensando a quanto Miller e tanti reporter come lui, con immagini e parole, ci fanno capire di questo mondo. La visita guidata con un incontro insieme al giornalista Domenico Quirico è prevista domenica 6 giugno alle ore 17 a Palazzo Moroni.
“Non è stato un lavoro facile. Ecco una piccola prova di quello che ho sedimentato sul mio petto di reporter. Questo è quanto. Perché non mi scuserò per questa fotografia. Perché non sono stato io a creare ciò che ho fotografato. È più giusto dire che quest’ultimo abbia creato me.”
Krzysztof Miller
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Dal 2015 mi dedico attivamente al progetto ArtPhotò con cui propongo, organizzo e curo eventi legati al mondo della fotografia intesa come linguaggio di comunicazione, espressione d’arte e occasione di dialogo e incontro. La passione verso la fotografia si unisce ad una ventennale esperienza, prima nel marketing L’Oreal e poi in Lavazza come responsabile della comunicazione, di grandi progetti internazionali: dalla nascita della campagna pubblicitaria Paradiso di Lavazza nel 1995 alla progettazione, gestione e divulgazione delle edizioni dei calendari in bianco e nero con i più autorevoli fotografi della scena mondiale fra cui Helmut Newton, Ferdinando Scianna, Albert Watson, Ellen von Hunwerth, Marino Parisotto, Elliott Erwitt e i più famosi fotografi dell’agenzia Magnum.
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