Jeanloup Sieff, fotografo raffinato e leggero dai gusti sofisticati, è ricordato per le sue particolari immagini di moda. Nell’arco della sua vita si è dedicato a diverse attività: dal giornalismo al fotoreportage, dalla moda ai nudi, dal ritratto alla fotografia di paesaggio. Per molti anni ha lavorato per le più importanti testate di moda in Europa e negli Stati Uniti.
L’erotismo è il suo tratto distintivo. Un’arte provocatoria ed elegante alla ricerca di una bellezza immortale. Jeanloup Sieff è uno dei più importanti maestri della storia della fotografia del Novecento. Nudi, ritratti, la moda e la danza raccontati attraverso uno stile inconfondibile che ha ispirato molti altri grandi maestri.
Nato a Parigi da genitori polacchi nel 1933, Sieff scopre la fotografia all’età di quattordici anni grazie ad una Photax, una macchina fotografica in plastica regalatagli per il suo compleanno. Da quel momento la fotografia diverrà il suo filtro per guarda e raccontare il mondo.
Tra il 1945 e il 1954 appare più volte indeciso sul proprio futuro: laurea in filosofia, due settimane di studi in letteratura, dieci giorni di studi di giornalismo, fino a frequentare prima la scuola parigina di fotografia, Vaugirard, e, infine, quella svizzera di Vevey.
A metà degli anni 50, Sieff debutta a Parigi come fotografo per la rivista francese Elle. Ma la guerra in Algeria incombe e per non andarci riesce farsi riformare dall’esercito francese provando, non si sa in che modo, una “deficienza intellettuale” e si dimette da Elle.
Assunto dall’agenzia di fotografia Magnum, intraprende i primi reportage tra Italia, Grecia, Turchia e Polonia.
Nel 1959 realizza per Réalités un reportage sugli scioperi nelle miniere del Borinage in Belgio, ottenendone pubblici riconoscimenti tra cui il PrixNiepce.
A questo punto è il momento di lasciare Parigi per tentare il successo a New York con l’obiettivo di lavorare per la più importante rivista di moda del momento, Harper’s Bazaar. Dopo una lunga ricerca trova una grande occasione e condivide uno studio fotografico con Frank Horvat, già fotografo di Harper’s.
In quegli anni realizza immagini ironiche e sofisticate in cui la moda diventa un pretesto per creare atmosfere surreali ed eleganti, a volte più dark a volte vicine all’erotismo. Gli abiti e, soprattutto, il corpo femminile si trasformano in linee e materia da mettere in valore con inquadrature eccentriche e surrealiste.
L’ingresso in questo mondo gli consente di entrare in contatto con personaggi noti realizzando dei veri e propri ritratti. Tra questi anche esponenti del mondo cinematografico come Alfred Hitchcock e lo stilista francese Yves Saint Laurent.
A New York Jeanloup Sieff raggiunge la fama mondiale ma nonostante ciò sceglie di tornare a Parigi esponendo in ambienti internazionali. La Francia ha celebrato il suo talento con una serie di riconoscimenti. Tra questi l’onoreficenza di Chavalier des Art set des Lettres e negli anni Novanta il Grand Prix nationale de la photographie française.
Anche quando la sua notorietà era al culmine e le sue fotografie erano esposte in tutto il mondo, Sieff si è sempre astenuto dal teorizzare il proprio lavoro, rifiutandosi di inserirlo in un discorso critico sull’arte e distanziandosi in questo modo da molti fotografi della sua generazione. Jeanloup Sieff ha espresso anche attraverso la scrittura la sua ironia e il suo punto di vista sulla vita e sulla fotografia. Molti dei suoi libri sono composti da immagini e testi ricchi di citazioni brillanti, con titoli evocativi e originali.
Nel 1990 pubblica “Demain le temps sera plus vieux” in cui traccia a ritroso la sua carriera di fotografo, con diversi aneddoti che riguardano la sua vita personale.
L’utilizzo del bianco e nero di Jeanloup Sieff ha una sua specifica funzione. I due elementi servono a definire i volti e addolcirne alcune delle sue parti. I corpi che richiamano il candore delle porcellane, sono raccontati con un bianco che ne crea un effetto delicato e morbido. Altre parti invece, sono sfumate e dissolute. Le opere dell’artista francese sono sempre moderne ed attuali, i soggetti e le realtà in cui sono calati, sembrano essere senza tempo.
Il talento di Sieff si evidenzia anche quando i corpi sono in movimento, riuscendo ad immortalare una posa che appare perfetta, i suoi soggetti prediletti sono spesso dei ballerini a cui attribuiva un’intelligenza corporea’ fuori dal comune.
Le forme sinuose delle modelle, attrici e donne comuni raccontano una bellezza intramontabile con quel corpo nudo definito da un nero tagliente, mettendo in evidenza il biancore della figura, in questo modo riesce a concentrare raffinatezza e provocazione allo stesso tempo.
“Guardando le fotografie che ho realizzato negli anni Sessanta e specialmente quelle fatte per Harper’s Bazaar, sono in ammirazione, non per la loro qualità, ma per l’energia che avevo a quell’epoca! Era l’energia euforica della giovinezza che mi spingeva a dedicarmi così pienamente alla creatività o era l’atmosfera eccezionalmente stimolante di Harper’s? Erano probabilmente entrambe, ma temo che la prima fosse quella predominante.”
Il 20 Settembre del 2000 muore a Parigi, lasciando alla moglie Barbara e alla figlia Sonia, entrambe fotografe, il compito di conservare e proseguire la sua opera.
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Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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