Lui prima è lì, poi sempre lui è là insieme a lei. Perché lo sdoppiamento, un doppio ritratto? Lui è assente e lei è statuaria. Da dove arriva questa immagine dal colore tenue, evanescente? sembra fatto apposta per confonderci, sviarci in significati, rimandi che riportano sempre alla stessa domanda: perché?
Questa è una delle fotografie di Marina Caneve che fanno parte del suo progetto
“Io sono contemporaneamente” esposto – insieme al libro – in questi giorni al SI FEST di Savignano sul Rubicone. Un progetto complesso quello di voler raccontare visivamente il significato di confine, di quel confine in Romagna che viene attraversato dal Rubicone, fiume celeberrimo per antiche, risolute decisioni irrevocabili ma che qui diventa uno spazio essenzialmente conteso tra l’essere e il chi si vuole essere. Come scrive bene Marina Caneve “le incertezze legate alla memoria storica del passaggio del Rubicone sanciscono l’idea di confine come luogo di possibilità”.
Conferma Nicola Dellapasqua, sindaco di Savignano sul Rubicone, che il progetto prosegue nella pratica dell’indagine fotografica del territorio savignanese e delle sue caratteristiche e peculiarità storiche, sociali, antropologiche, economiche: lo fa muovendosi lungo il confine naturale e ideale del Rubicone.
Non a caso, il simbolo della città di Savignano è un ponte (di età augustea e danneggiato dai bombardamenti del ’44) e non un “solco nel suolo”. In questo caso il confine che non divide ma che genera confluenze fino a determinare la forma attuale del territorio e della sua stessa società.
E i ragazzi della foto? I ragazzi, ognuno con la sua individualità, confluiscono – come lo fa il paesaggio – in una simbolica unione. Singole individualità di singoli adolescenti che si uniscono grazie a quel confine immaginario, così ben rappresentato dalla fotografa, che li differenzia. Ognuno con la sua identità in divenire che si unisce a creare una nuova immagine. Il confine è rappresentato dalla sfasatura tra una parte di ritratto e l’altra. Una idea visivamente forte, credibile.
Una entusiasmante idea quella di realizzare doppi ritratti di adolescenti. Marina si è ispirata all’opera di Piero della Francesca (Doppio ritratto dei duchi di Urbino) i cui ritratti interagiscono tra loro ma anche con i paesaggi. I confini del paesaggio sono in trasformazione così come quelli di ragazzi e ragazze adolescenti che seguono le proprie attività, passioni sportive, amicizie. I volti sono veri come i gesti spontanei. Incredibile come la fotografia fa sentire vicino quell’abbraccia delicato, quello sguardo di cui si intuisce del sentimento semplice genuino e una messa in posa costruita per lo scatto. I due protagonisti sono fratello e sorella: il confine dell’età, del sesso, delle scelte è forte come quello della vicinanza del sentimento, dello sguardo verso il futuro.
A Savignano ho avuto occasione di porre qualche domanda a Marina Caneve
Una grande capacità quella di rendere visiva, attraverso la fotografia, un’idea così complessa. Come riesci?
Il fatto è che sono molto curiosa e mi lascio affascinare dalle suggestioni. Quando mi muovo allora trovo. Sembra banale ma io credo molto nella fase di progettazione, di lavoro a tavolino e di come questa fase si combini con il movimento nello spazio, nei luoghi. Quando vedo i lavori dei miei studenti vedo che hanno paura di andare fuori nello spazio perché ci sono un sacco di difficoltà. Eppure questo distacco dal ‘fuori’, questa paura, penso invece sia sempre una contaminazione e che l’esperienza fisica in ogni luogo sia fonte di una costante ricerca.
Magica questa idea di mettere in avanti i giovani e con tale delicatezza. Cosa ti lega ai giovani?
La prima volta che ho deciso di lavorare con gli adolescenti era nel 2018 quando ho avuto questa prima committenza dell’indagine fotografica del territorio savignanese. Ho pensato che mi piaceva molto l’idea di lavorare con gli adolescenti che si trovano in una fase della vita che determina come saranno nel futuro. Un periodo della vita, quello adolescenziale, di confine. Una fase ricca di delicatezza e nello stesso tempo di scontro in cui si sviluppa un rapporto particolare con il paesaggio. Sono tutte queste percezioni insieme che mi hanno convinto a lavorare con i ragazzi nei quali convivono potenza e fragilità.
E il titolo?
Io amo i titoli letterari. Il lavoro esposto adesso a Modena ‘A terra tra gli animali’ è tratto da una delle lettere di Franz Kafka scritta a Felice Bauer. Amo i titoli che siano delicati ma al tempo stesso con una certa spigolosità e ho pensato quindi a ‘Io sono contemporaneamente’. Prende spunto da una frase tratta da La Camera Chiara di Roland Barthes: ‘Davanti all’obiettivo io sono contemporaneamente quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda che io sia, quello che il fotografo crede che io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte ’.
Cosa è per te la fotografia?
La fotografia per me è un linguaggio. In questo caso ho lavorato molto con la fotografia ma anche con la ricerca, la ricerca artistica che è poi la dimensione che mi interessa. Sto lavorando anche con il video, il suono … a dir la verità ci sono molteplici linguaggi insieme. La fotografia è nata come primo linguaggio di cui mi interessa la dimensione bidimensionale e la stratificazione che si può creare. Cerco di interrogarmi sul fatto che diversi modi di fare fotografia abbiano a che vedere su come è costruita la nostra società. Non è importante scattare belle fotografie ma scovare e sperimentare forme nuove di linguaggio.
Didascalia Michele ed Elisa Berardi © Fotografia di Marina Caneve, Io sono contemporaneamente.
Fototeca Marco Pesaresi, Savignano sul Rubicone. Direzione Generale Creatività Contemporanea.
PAC Piano per l’Arte Contemporanea 2023-24
Biografia Marina Caneve (1988)
Sviluppa progetti artistici attraverso la contaminazione di fotografia e ricerca. Caneve ha ricevuto premi tra cui Italian Council, PAC, Giovane Fotografia Italiana – Premio Luigi Ghirri, Cortona On The Move Photobook Prize. Il lavoro di Caneve è stato esposto in istituzioni tra cui FMAV Modena, UGM Maribor, Fotohof Salisburgo, Institut Néerlandais Parigi, MAXXI Roma, e Triennale Milano e fa parte di collezioni tra le quali Collezione Galleria Civica Comune di Modena, ICCD, MAXXI, MiC, MUFOCO e Museo Nazionale della Montagna. Tra le principali pubblicazioni: On the ground among the animals (Fw: Books) e Are they Rocks or Clouds? (Fw: Books – OTM). È co-fondatrice e curatrice del progetto CALAMITA/À.
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Dal 2015 mi dedico attivamente al progetto ArtPhotò con cui propongo, organizzo e curo eventi legati al mondo della fotografia intesa come linguaggio di comunicazione, espressione d’arte e occasione di dialogo e incontro. La passione verso la fotografia si unisce ad una ventennale esperienza, prima nel marketing L’Oreal e poi in Lavazza come responsabile della comunicazione, di grandi progetti internazionali: dalla nascita della campagna pubblicitaria Paradiso di Lavazza nel 1995 alla progettazione, gestione e divulgazione delle edizioni dei calendari in bianco e nero con i più autorevoli fotografi della scena mondiale fra cui Helmut Newton, Ferdinando Scianna, Albert Watson, Ellen von Hunwerth, Marino Parisotto, Elliott Erwitt e i più famosi fotografi dell’agenzia Magnum.
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