Come possiamo presentarti in poche righe?
Curioso di professione, lavoratore atipico, soccorritore del 118, designer, art director, inventore, scrittore: inseguo lavori come un bambino insegue le farfalle.
Che rapporto hai con la fotografia fuori dal tuo mestiere?
Ho un rapporto di buon vicinato. Un caro vicino di casa che ti piace e che saluti volentieri quando lo vedi e ci fai pure due chiacchiere, ma non frequenti. Della fotografia apprezzo la parte estetica, non essendo fotografo mi trovo spesso ad osservarla con gli occhi di chi guarda un’altra forma artistica (dipinto, scultura, performance). Mi affascina la ricerca estetica e formale, l’uso dei corpi come materia visiva.
Che rapporto hai con la fotografia nel tuo mestiere?
Qui il rapporto per me diventa freddo. Dalla fotografia voglio ottenere un risultato, non ho altre velleità. Deve comunicare un oggetto o un’idea. Sono concentrato al risultato comunicativo dell’immagine. O ci riesce, oppure non va bene. Se lavoro per un’azienda il linguaggio visivo deve coincidere con le direttive di marketing. Una fotografia, nella mia idea di come debba essere utilizzata, deve centrare l’argomento. Il fotografo deve lavorare come un artista del trecento, soddisfare il committente e inserire tutti gli elementi che vuole, solo dopo può (e deve) permettersi di aggiungere qualcosa di peculiare.
Quali sono i fotografi (italiani e non italiani) che conosci e che apprezzi?
Mi piacciono: tra gli Italiani, Giovanni Gastel, Oliviero Toscani, Fabrizio Ferri, Paolo Ranzani, Stefano Stranges e nel mondo: Helmut Newton, Steve Mc Curry, Lu Nan, Marcin Weron
Usi molto i social?
Li uso, ma non posso definirmi una persona molto presente sui social. Preferisco usarli principalmente per condividere momenti personali divertenti. Ho pagine per le mie attività professionali che utilizzo per campagne mirate in precise unità di tempo.
La fotografia è una delle espressioni che più ha subito la mutazione tecnologica, come ti immagini il suo proseguo nel futuro?
Credo che la fotografia in futuro muterà secondo un andamento simile a quanto accadde alle arti legate alle tecniche di stampa, con il mutare della tecnologia saranno codificati linguaggi standard e cambierà la percezione stessa della fotografia nella società. Nel Trecento un’incisione all’acquaforte stampata al torchio serviva per far girare nelle corti dei nobili il materiale visivo senza dover fare circolare i dipinti che erano molto costosi all’epoca e si sarebbero potuti rovinare nei lunghi viaggi. Erano una specie di campionario commerciale dell’artista. Con l’avvento della stampa, quello che era per la cultura dell’epoca qualcosa di simile ad un dipinto, divenne illustrazione: un’immagine contenuta in un libro. Con l’avvento della stampa offset, quel mezzo tornò ad essere utilizzato come forma d’arte a sé stante prendendo forme espressive che derivavano dalle nuove tecnologie. La fotografia, dal momento della sua invenzione, ha già attraversato molte fasi: è documento e testimonianza storica, è ritratto, è riproduzione di prodotto da inserire in cataloghi commerciali, è comunicazione pubblicitaria ed è, liberata delle funzioni utilitaristiche, una forma d’arte. Nel futuro vedo la coesistenza di una fotografia conservatrice, realizzata con fotocamere meccaniche ed ingranditori, e di una tecnologicamente spinta, che aprirà alla terza dimensione ed al movimento, figlia di realtà aumentata. Magari mondi virtuali dove sarà possibile passeggiare e fotografare liberamente, quasi difficilmente distinguibili dalla realtà, ed anche fotografie che contengono informazioni dettagliate su ciò che viene fotografato. Potrebbe essere che in futuro un ritratto fotografico possa essere come una biografia della persona fotografata, un’immagine stratificata che racchiude una vita intera.
Usi lo smartphone per fare le fotografie o hai anche una fotocamera?
Non essendo un fotografo uso principalmente lo smartphone, che per le mie competenze in materia è più che sufficiente.
Quante fotografie realizzi in un giorno o in una settimana?
Sono pigro: pochissime non più di cinque a settimana. Per il lavoro preferisco utilizzare professionisti che possano dare dignità al mezzo.
Hai conoscenza sul diritto di autore delle fotografie?
Si ho conoscenza del diritto di autore sulle fotografie e in modo più ampio su quella che è la proprietà intellettuale.
Quando non lavori di cosa ti occupi?
Con questa domanda ne approfitto per dire che oltre alle attività di design e comunicazione, ci tengo a parlare della scrittura, una pratica che negli ultimi tempi mi appassiona molto e a cui dedico gran parte del tempo. Se qualcuno dei vostri lettori avesse piacere di entrare un poco nella mia testa, segnalo il mio romanzo “Un Canto di Demoni” edito da Epika Edizioni e disponibile in libreria e su Amazon. La storia di un individuo complicato che, prima del Natale, affronta il precipitare degli eventi accumulati in un’intera esistenza. Un romanzo di formazione in stile pulp che affronta il tema con disincantata ironia.
Ai fotografi che seguono il vostro magazine, in quanto amante delle immagini, vorrei dire di non avere fretta, che la costruzione di una rappresentazione visiva avviene prima nella testa, allenando la capacità di osservare ed osservando il lavoro di tutte le arti visive. Non è nel numero di “click” la ricerca della felicità, perché se è vero che nel modo reale le cose possono accadere per caso, questo non vale mai nel modo del pensiero e dell’immaginazione.
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Paolo Ranzani, fotografo professionista del ritratto, dalla pubblicità al corporate.
Docente e divulgatore di “educazione al linguaggio fotografico”. Il ritratto rivolto al sociale è il suo mondo preferito, per Amnesty International ha ritratto personaggi celebri della cultura, della musica e dello spettacolo pubblicati nel libro “99xAmnesty”, per il regista Koji Miyazaki ha seguito per mesi un laboratorio teatrale tenutosi in carcere e ne ha pubblicato il lavoro “La Soglia”, reportage di grande effetto e significato che è stato ospite di Matera Capitale della Cultura. Scrive di fotografia per vari magazine con rubriche fisse. Dopo essere stato coordinatore del dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design di Torino è stato docente di Educazione al linguaggio fotografico per la Raffles Moda e Design di Milano e ad oggi è docente di ritratto presso l’Accademia di Belle Arti di Genova.
Come Fotografo di scena per il cinema ha seguito le riprese di “Se devo essere sincera” con Luciana Littizzetto.
In veste di regista e direttore della fotografia ha lavorato a vari videoclip, uno dei suoi lavori più premiati è “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre 10 milioni di visualizzazioni).
www.paoloranzani.com | Instagram: @paolo_ranzani_portfolio/
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