Il primo poster cinematografico.
I fratelli Lumiére probabilmente avevano intuito il fascino del mistero e del dubbio magico e Brispot mise in grafica questa bellissima scena.
Tra le varie collezioni in cui mi diletto c’è anche quella delle locandine dei film che più ho amato e così mi è venuta la curiosità di sapere quale fosse il primo poster da cinema mai pubblicato, il primo manifesto per comunicare la visione di un film al mondo. Ho immaginato potesse essere qualcosa inerente ai mitici fratelli Lumière e infatti, facendo una ricerca, ho scoperto che è proprio così e ho trovato altre informazioni interessanti, ad esempio che proprio l’originale di quel manifesto è stato battuto all’asta qualche anno fa. Pensate che meraviglia quel primo tentativo di comunicare qualcosa di mai visto che spaventava il pubblico ma veniva ignorato dalla stampa.
Sicuramente molti di voi avranno letto che alle prime proiezioni dei celebri fratelli francesi si poteva assistere anche a scene di delirio, chi sveniva, chi scappava, chi gridava al demonio! Qualcuno cercò anche di denunciare i Lumière alle autorità. Nessuno poteva immaginare che si stava assistendo a qualcosa che sarebbe diventata la settima arte e avrebbe coinvolto il mondo intero diventando anche una delle industrie più prolifiche, pensate che i ricavi dell’industria cinematografica a livello mondiale nel 2022 sono arrivati a 68 miliardi di dollari!
La prima proiezione pubblica al mondo di un film è stata ben lontana dalle anteprime del tappeto rosso di oggi, con solo 30 persone presenti su 100 sedie messe a disposizione per un evento durato circa 20 minuti in un caffè parigino, era il 28 dicembre 1895.
La grandezza dell’invenzione dei fratelli Lumière era inizialmente sfuggita ai parigini: la stampa, sebbene invitata, aveva snobbato l’evento con titoli sarcastici.
Nonostante questa reazione i fratelli Lumière presentarono una serie di cortometraggi, tutti proiettati su una tela bianca appesa nel seminterrato del Grand Café, chiamato Salon Indien, sul Boulevard des Capucines.
Erano delle proiezioni piuttosto brevi, ciascuna meno di un minuto, ma tutte facevano meravigliare ma anche terrorizzare il pubblico. Alcuni giornali parlarono di magia, le persone che si muovevano sul telo erano sicuramente frutto di qualche abilità da prestigiatore. Le cronache riportano che un uomo si lamentò con sdegno del fatto che non era giusto prendere in giro il pubblico in questo modo.
I brevi filmati avevano come soggetto situazioni diverse: degli operai intenti ad uscire da una fabbrica, un bambino con una canna da pesca vicino ad una boccia per pesci rossi, un uomo intento a fare decine di capriole su una coperta e un ragazzo dispettoso che calpesta un tubo da giardino per fermare il flusso dell’acqua e farla spruzzare in faccio al povero giardiniere stupito. Cose semplici, un po’ buffe, ma per certi versi sconvolgenti.
E’ vero che la prima proiezione fu snobbata ma poi, dal giorno dopo, più di duemila persone acquistarono i biglietti da un franco per assistere alle altre proiezioni. Fu un vero successo. Nacque il cinema.
Torniamo al primo poster cinematografico, il primo in assoluto.
Si tratta della litografia disegnata dall’artista francese Henri Brispot con una grafica dallo stile caratteristico della Belle Époque.
E’ una locandina che raffigura un gruppo di persone all’entrata del celebre Café parigino, in primo piano si nota una guardia che sta cercando di far cambiare direzione a un prete, questo fa pensare si stava tentando già di comunicare che lo spettacolo fosse così sorprendente da non essere proprio per tutti, si sfiorava la blasfemia.
I fratelli Lumiére probabilmente avevano intuito il fascino del mistero e del dubbio magico e Brispot mise in grafica questa bellissima scena.
Qualche notizia su Henri Louis Brispot: nato a Beauvais il 5 luglio 1846 e morto a Parigi il 12 febbraio 1928, pittore e litografo francese. Allievo di Lavalle e Léon Bonnat alla Scuola di Belle Arti di Parigi, fu un rinomato artista di genere con uno sguardo ironico sulle scene della vita quotidiana, compose anche dipinti aneddotici che deridevano l’alto clero, era un tema popolare all’epoca.
Ottenne una medaglia di 3° classe al Salon del 1881, poi una medaglia d’argento all’Esposizione Universale del 1889 e fu nominato Cavaliere della Legion d’Onore nel 1898. La cosa per cui lo si ricorda ancora oggi resta la celebre locandina.
Questo incredibile cimelio, come ho accennato all’inizio, è stato battuto all’asta, esattamente il 28 agosto 2018 da Sotheby’s, con base di partenza di 40.000 sterline, non si hanno notizie certe su chi l’abbia acquistata ma pare sia stata venduta ad una cifra superiore alle 70 mila sterline.
Una cifra importante, è vero, però caspita, pensate che meraviglia avere in casa quella prima opera assoluta. Quando il cinema ancora era “solo” una meraviglia tecnologica, una innovazione dalle potenzialità ancora sconosciute e inimmaginabili.
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Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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