Bisogna creare dei contenuti che abbiano una qualità altissima e un forte impatto visivo, proprio al fine di colpire allo stomaco l’osservatore, dato che ormai una fotografia la può scattare chiunque.
La fotografia è sempre stata attorno a me, solo che ho impiegato anni per capire quanto amassi il mondo delle immagini. Fin da bambino, come tutti, sono sempre stato bombardato di foto ed ho vissuto l’epoca di transizione dall’analogico al digitale, con l’annullamento del significato di fotografia, per come la si intendeva fino a quel momento, e l’entrata in gioco della fotografia di massa e ossessiva. Ormai la produzione di immagini era alla portata di tutti, le fotocamere compatte erano molto usate e le fotografie erano sempre più piatte. Certamente i nostri ricordi potevano essere meglio impressi e più facilmente salvati su vari formati di memoria, ma questa libertà di scattare migliaia di foto, in realtà, ci poneva di fronte alla dura realtà di avere a disposizione un’infinità di immagini ma quasi nessuna di essere con un reale significato.
Fino all’età di 22/23 anni la mia vena artistica ha trovato sbocco nella musica, nella chitarra nello specifico, poi una passione per la pittura e scultura hanno fatto capolino per breve tempo, ma ahimè non ero così bravo come speravo.
Piano piano, duranti gli anni di studio presso la facoltà di ingegneria meccanica, mi sentivo come inanimato: mi mancava la possibilità di esprimermi e, anche se continuavo a suonare, non mi bastava. Non volevo solo farmi sentire, ma anche vedere. Ho iniziato a leggere libri di fotografia, appassionarmi alle mostre di grandi fotografi e un giorno ho chiesto a mio fratello, che aveva ben prima di me la passione per tale arte, di prestarmi la sua mirrorless, una Sony a3000.
Fin dal primo giorno in cui ho preso in mano questa piccola macchina fotografica ho sentito nascere dentro di me qualcosa: avevo finalmente trovato un mezzo che permetteva di esprimere la mia visione del mondo. Di questo parliamo: la fotografia per me significa imprimere una propria verità su un sensore di qualsiasi formato. Durante il primo periodi avevo la fissazione di far vedere quanto fosse bella la mia terra, la Calabria, e fotografavo soprattutto i suoi paesaggi.
In seguito ho iniziato a guardare una miriade di tutorial, a leggere libri e ad entrare in contatto con gente che di fotografia ne capisce e ne fa, molto più di me.
Devo confessare che la fotografia è arrivata in un momento molto delicato per me, uno di quei momenti della vita in cui ti senti sopraffatto da tutto e cerchi solamente qualcuno che ti tenda una mano per uscire dal limbo in cui ti trovi. Ebbene quella mano me l’ha tesa e non potrei mai ringraziarla abbastanza.
Questo è il mio rapporto con quest’arte visiva, spesso sottovalutata. Ma quanto vale un’immagine ben fatta e costruita? L’infinito. Quante volte ci emozioniamo con foto che ritraggono vicende spiacevoli e non. La potenza della foto arriva dritta allo stomaco, come un pugno, al giorno d’oggi non credo esista una forma d’espressione più diretta. Per quanto adori i libri e la musica, per me una foto è la cosa più immediata e diretta che esista. Ovviamente parlo di immagini che hanno qualcosa da dire.
Sono fermamente convinto che viviamo ormai in un mondo dove l’infinità di contenuti visivi prodotti, ci ha riportati a uno stadio zero della fotografia. Oggi non conta tanto il mezzo usato, quanto tutta la potenza espressiva dell’immagine scattata. Quindi bisogna creare dei contenuti che abbiano una qualità altissima e un forte impatto visivo, proprio al fine di colpire allo stomaco l’osservatore, dato che ormai una fotografia la può scattare chiunque.
Spero vivamente che ciò possa aiutare a riportare un po’ più di umanità in un mondo che tende ad essere sempre più freddo ed asettico.
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Filippo Gabriele
Nato in Calabria nel 1992, ho una doppia anima: artistica e scientifica. Questo mio dualismo mi ha portato ad essere ingegnere meccanico e visual designer, se così posso definirmi. Gli anni in conservatorio e la passione per la chitarra mi hanno spinto verso l’arte fotografica. Grazie ad una vecchia mirrorless di mio fratello ho potuto capire che il visual, lo studio delle immagini, era la mia vera vocazione. Per questo ho intrapreso un percorso di studio alla facoltà di Design, Comunicazione Visiva e Multimediale presso “La Sapienza” e nel frattempo ho sviluppato lavori focalizzati sempre sulla creazione di identità visuali tramite immagini e declinazioni grafiche da usare nei contesti più disparati. Ogni giorno la mia metà artistica lotta con quella più razionale e lavoro affinché questi due aspetti possano coesistere nel migliore dei modi.
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