“Il magico studio fotografico di Hirasaka” di Sanaka Hiiragi
Un libro fantastico, un libro per tutti, ma per i fotografi si potrebbe rivelare una sorpresa decisamente inaspettata.

Ne “Il magico studio fotografico di Hirasaka”, Sanaka Hiiragi ci conduce attraverso un viaggio unico tra la vita e la morte, intrecciando la magia della fotografia con la delicatezza della transizione verso l’aldilà. La storia si svolge in uno studio fotografico molto speciale gestito dal signor Hirasaka, un traghettatore di anime, che accoglie visitatori provenienti da diversi percorsi di vita.
La narrazione si apre con la presentazione di tre personaggi: un’ex insegnante novantenne, un membro della Yakuza (nome tristemente celebre della mafia giapponese) e una ragazzina. Ognuno di loro ha l’opportunità straordinaria di rivivere i momenti più preziosi della propria vita attraverso le fotografie.
Lo studio fotografico del signor Hirasaka non è un luogo qualsiasi. Ogni visitatore viene accolto senza fretta, secondo un rituale preciso. In giardino, tante piccole lanterne brillano tra i ciliegi. Hirasaka li fa sedere su un comodo divano di pelle, prepara il tè e illustra i servizi speciali che offre lo studio. A tutti consegna degli scatoloni pieni di foto-ricordo della loro vita: potranno sceglierne una per ogni anno che hanno vissuto. Ma non solo: hanno l’opportunità straordinaria di rivivere il loro ricordo più prezioso e di scattare di nuovo la loro foto preferita. C’è una regola, però: non possono interagire con nessuno. Perché lo studio di Hirasaka si trova al confine tra questo mondo e quell’altro. In Giappone, infatti, fin dall’antichità si crede che ci siano dei luoghi di passaggio e che, prima di andare nell’aldilà, le persone abbiano dei flashback in cui ricordano la loro esistenza. La chiamano “somato”, lanterna girevole dei ricordi, ed è ciò che Hirasaka costruisce con le fotografie dei suoi ospiti. Cosa sceglieranno? Che vite hanno vissuto? E perché tutti vanno e vengono da quello studio, ma Hirasaka resta sempre lì? Una storia magica e consolatoria sulla vita e la morte, l’amore e la perdita, l’importanza di saper cogliere la bellezza in ogni attimo.
La peculiarità della storia risiede nella prospettiva positiva e affascinante con cui la morte è affrontata in Giappone. La cultura giapponese, attraverso le pagine di Hiiragi, ci insegna che la transizione non deve essere visto solo come un addio, ma un passaggio verso una nuova esistenza.
La speciale delicatezza del romanzo si manifesta nella capacità di Hiiragi di toccare il tema della morte con leggerezza e dolcezza, per noi occidentali non è proprio una cosa semplice da assorbire. Il protagonista, Hirasaka, emerge come un traghettatore di anime che rende piacevole il trapasso, insegnando a coloro che incontra a valutare la propria vita e ad apprezzare ogni momento di bellezza. La scelta di presentare i personaggi come fantasmi recentemente scomparsi aggiunge un elemento di mistero e intimità alla trama, mentre Hirasaka si erge come una figura consolatoria.
Qualcosa potrebbe farci tornare in mente il nostro Dante e il traghettatore Virgilio, ma la cultura è diversa e quindi anche il concetto espresso.
Sanaka Hiiragi, con la sua passione per la fotografia e per i kimono, mette tutta la esperienza e la sua sensibilità dentro la storia, donando al romanzo un tocco di autentica imprevedibilità. La sua capacità di trasmettere un messaggio di consapevolezza, gratitudine e realizzazione attraverso la trama è chiaro fin dall’inizio, l’autrice crea un’opera che va al di là della semplice narrativa.
In conclusione, “Il magico studio fotografico di Hirasaka” è un libro che cattura il lettore con la sua dolcezza e magia, offrendo una prospettiva unica sulla vita, la morte e la bellezza che risiede in ogni attimo. Un’opera che rimane incisa nella mente, sopratutto per i fotografi, appassionati o professionisti.
Chi è Sanaka Hiiragi?
Presentiamola come si deve.

E’ una scrittrice giapponese nata nella prefettura di Kagawa nel 1974. Cresciuta nella prefettura di Hyōgo, attualmente risiede a Tokyo, dove coltiva la sua passione non solo per la scrittura, ma anche per le vecchie macchine fotografiche e i kimono. Dopo aver conseguito una laurea in Letteratura presso l’università femminile di Kōbe, Hiiragi ha completato gli studi all’università Himeji Dokkyō.
Il suo stile narrativo affronta argomenti profondi con leggerezza e dolcezza, regalando ai lettori un’esperienza avvincente ma che possiamo anche chiamare “consolatoria”.
Nel 2013, ha debuttato come vincitrice segreta del “Premio KONOMYS”. Una serie di racconti ambientati in un classico negozio di macchine fotografiche a Yanaka e anche con un romanzo giallo, indovinate un po? Già, un mistero che riguarda una macchina fotografica.
Qualche anno dopo ha scritto “Jinsei shashinkan no kiseki” – Miracoli nello studio fotografico dopo la vit a- (Takarajima-sha), un’altra storia su uno studio fotografico, anche questo molto speciale, dove si scattano foto di lanterne in movimento.
Nel 2022 è uscito “Tengoku kara no takkyubin” – Consegna a domicilio dal cielo- (Futabasha). Anche qui non si sottrae alla sua passione spasmodica e scrive un episodio su un club di fotografia insolito e nel capitolo n.4 del romanzo si può leggere un giallo umoristico su tre ragazze che si sono iscritte in una scuola di fotografia.
In una intervista racconta il suo amore/ossessione per le fotografie e per le fotocamere, amore che, come abbiamo constatato, traduce in romanzi di successo.
“Quando stavo cercando di dedicarmi seriamente alla fotografia, ho scoperto che ogni macchina fotografica aveva la propria comunità di amatori e ho iniziato a scoprire le varie tipologie di fotocamere. Tra queste, ho trovato che la fotocamera RICOH GR era quella che mi restituiva un senso più confortevole sullo sfuoco. Poi ho iniziato a scattare foto con la GR Digital II come un diario, poi la GR1, la GRIII e la GR IIIx. Devo ammetterlo, Ricoh GR è sempre stato il mio buon partner.
Quando sono in giro porto con me il portafoglio, il telefono e la mia GR. Lo porto con me ovunque, anche quando vado a fare jogging e anche in campeggio.
La tengo per abitudine nella mano destra e non appena vedo qualcosa che mi colpisce : “Oh, che belle nuvole in aereo!” Voglio che la mia macchina fotografica sia con me ogni volta che il mio cuore si muove anche solo un po’.
La vita di tutti i giorni è così fragile che scivola via rapidamente dai tuoi ricordi.
Che si tratti del colore di una foglia di banana, del riflesso dell’acqua o di un paesaggio innevato, voglio catturarli uno per uno e conservarli come un tesoro.”

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Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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