
Cosa sia un libro lo sappiamo lo tutti. Ma se faccio questa domanda a cento persone è probabile che ottenga 100 risposte diverse. Per alcuni può essere un passatempo, una distrazione, un’evasione. Un libro può essere emozionante e può conciliare i capricci della memoria. Il libro è un pensiero astratto a cui solo il lettore puoi dare la forma. Nel libro “Lago” di Ron Jude i ricordi sono descritti e non strutturati. E’ un’osservazione pura che coinvolge momenti pre-cognitivi dell’autore. Questo libro è stato realizzato nel deserto della California del Sud tra l’Imperial Valley e l’Apple Valley, principalmente a Salton Sea Lake tra il 2011 e il 2014. In esso si ritrovano il calore dell’infanzia passata a nuotare nel lago, si percepisce l’odore dell’aria secca del deserto. Le figure contenute all’interno descrivono i ricordi primitivi dei luoghi dove l’autore ha vissuto da bambino. Le immagini sembrano apparentemente sconnesse, in esse non c’è la conoscenza del luogo, ma l’essenza dello stesso. Manca la classica trama che costruisce un racconto. In “Lago” si sviluppa un dialogo tra la terra e l’autore, che si forma in un luogo sospeso creato dall’immaginazione e si espande attraverso le sensazioni. Sfogliando “Lago” vengo catapultato nel deserto, in un luogo fatiscente. Sento il vento soffiare, il suo rumore spazza via i pensieri allo stato embrionale. La polvere si alza e i granelli formano spiagge a lisca di pesce nei pressi dell’acqua. Il rombo dei motori fuoribordo mi costringe in un loop emotivo. Il cielo è senza nuvole, il bagliore della luce è accecante e il calore mi soffoca, il respiro è affannato. Alcune pagine stropicciate di giornali sono portate dal vento senza destinazione alcuna, montagne di spazzatura e di plastica sono ammucchiate contro recinti arrugginiti. Vengo assalito dalla nostalgia, sono schiacciato da un senso di perdita. I contorni del mondo non sono più definiti e tutto è annebbiato. Le strutture sono in decomposizione, dettagli isolati mi compaiono innanzi senza darmi punti di riferimento precisi, per poi sparire improvvisamente. Cammino nel deserto, mi trascino in un mondo a metà strada tra ciò che esiste e ciò che stato. Chiudo gli occhi e ascolto il suono dell’immensità.


La narrazione non è lineare, l’atmosfera del libro è tesa e la sensazione è di sospensione. I luoghi esistono senza un motivo e gli oggetti esistono senza i luoghi. “Lago” è la descrizione di uno stato d’animo ricercato attraverso il mondo. E’ l’indagine su se stessi in un posto che esiste ed è in continua evoluzione. Il deserto rappresenta l’essenziale, qui resiste solo ciò che ha davvero valore, qui i vivi lo sono per davvero. In questi luoghi i sensi si affinano attraverso la privazione che l’ambiente impone e diventano capaci di cogliere l’essenziale, che è invisibile agli occhi, e la forma originale delle cose. Nel deserto si ascolta la propria voce senza il rischio di confonderla con qualcos’altro. Qui l’anima è autentica e obbedisce alla saggezza del cuore. Il “Lago” non è un luogo reale, l’estetica del libro è iconica, il calore è rivelato dal bagliore delle immagini e dalla palpabilità della luce. Le coordinate sono date dalle anomalie presenti nelle fotografie, e non dai dettagli. La presenza umana si percepisce attraverso le tracce sparse lungo la narrazione. Il vuoto diventa lo spazio del possibile. Tutta la sequenza è una ripetizione piatta di oggetti insignificanti come i barattoli, la cui funzione è fondamentale per la comprensione della narrazione. Nel libro sono presenti 54 immagini stampate con la tecnica litografica, la copertina è rigida realizzata con il lino mentre la rilegatura è cucita. L’oggetto è molto bello, il feeling al tatto è quello che si ha con le cose di valore. Il design di Grégoire Pujade-Lauraine è minimalista e azzeccato. Lago è un viaggio dentro se stessi, un percorso dentro le immagini la cui rivelazione è un atto di scoperta.




La prima edizione del libro è stata stampata nel 2015 dall’editore MackBooks di Londra presso Optimal Media.
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Vivo in un piccolo paesino della Liguria, in riva al mare, dove sono tornato dopo aver studiato archeologia, arte e fotografia a Genova, Roma e Milano. Da un decennio sono impegnato in progetti a lungo termine con finalità sociali e di approfondimento in est Europa, Asia e nell’area del Mediterraneo. Utilizzo la fotografia come strumento d’indagine nello studio di ciò che mi interessa e quel che mi circonda. Sono da sempre un sostenitore dell’originalità, riversata nel linguaggio contemporaneo che cerco nella mia scrittura, nelle immagini e nella vita. Sostengo l’editoria indipendente e amo il libro in tutto le sue sfaccettature.
Dopo alcuni corsi di tecnica fotografica a Genova durante gli anni dell’Università decido di approfondire le mie conoscenze sul linguaggio e mi trasferisco a Milano dove frequento l’accademia John Kaverdash. Successivamente, sempre a Milano, partecipo alla Bauer dove svolgo un Master in ritratto fotografico e un Master per Photo Editor, per poi passare all’academy dell’agenzia LUZ.
Infine mi accosto a Door a Roma, frequentando dapprima un Master internazionale sul libro fotografico e svariati workshop con autori internazionali, diventandone membro nel 2019.
Sempre nel 2019 svolgo un Master per curatela museale on line presso Artedata.
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