Sorprendente potrebbe essere uno degli aggettivi più consoni all’attività di un giovane ultranovantenne come Nino Migliori capace di realizzare sempre opere innovative. E invece no: e invece no perché Nino è stato sempre un autore trasversale, sperimentale, insaziabile ricercatore di stimoli visivi e concettuali nuovi e, appunto, sorprendenti. Come atipico e ammirevole è il suo stare al mondo, relazionarsi con le persone, affrontare la vita con una carica entusiasmante.
E così ho avuto la fortuna di capitare un paio di anni fa nel suo studio, nel pieno della realizzazione di un nuovo lavoro: ritratti di amici, operatori e quanti altri sono passati, dal 2016 ad oggi, dal suo studio, realizzati al lume di un fiammifero.
La metodologia operativa è la stessa da lui usata per realizzare qualche anno prima la sua ricerca Lumen sulle statue e i bassorilievi d’arte illuminati dalla luce di una candela, per avvicinarsi alle luci medievali quando queste figure di pietra nelle chiese e in altri luoghi sacri potevano essere illuminate soltanto dalle candele.
Certamente passare dalle statue di arte antica alle persone di oggi contempla un bel salto concettuale oltre che operativo: le fotografie delle prime sono indissolubilmente legate a una sorta di rivisitazione moderna di manufatti che la storia, non solo quella dell’arte, ha consolidato nel corso dei secoli e che Nino, con la luce fievole e nello stesso tempo dura e contrastata di una candela porta all’antica fruizione in cui i forti chiaroscuri accentuano la sacralità, il mistero, la drammaticità di tempi remoti. Questi effetti luministici cambiano completamente di significato nei ritratti alle persone anche se la metodologia di ripresa resta simile se non identica: Nino si è avvalso di lunghi fiammiferi – che gli hanno consentito una maggiore durata della fiammella – con i quali ha esplorato i volti delle persone ritratte cercando di coglierne sguardi, atteggiamenti e contrasti di luce che accentuassero l’individualità del soggetto.
Questa raccolta di ritratti, circa 600, è adesso in mostra a Bologna in una grande sala del Museo Civico Archeologico e costituisce l’ennesima, valida testimonianza della inesausta ricerca di uno dei più importanti fotografi italiani.
Nino Migliori
Via Elio Bernardi, 6. Ritratti alla luce di un fiammifero
A cura di Alessandra D’Innocenzo Fini Zarri
1 – 31 luglio 2021
Museo Civico Archeologico, Bologna
Mostra promossa da Doutdo e Fondazione Nino Migliori
In collaborazione con Istituzione Bologna Musei e Fondazione Cineteca di Bologna.
Il progetto si articola in molte parti:
1. LA MOSTRA: oltre 600 ritratti in bianco/nero in formato 18x24cm verranno esposti tra luglio e settembre all’interno delle splendide sale del Museo Civico Archeologico di Bologna.
2. IL CATALOGO: la mostra è accompagnata da una importante pubblicazione di oltre 600 pagine.
3. IL “MUSEUM” della mostra: tutte le fotografie esposte nella mostra saranno contenute in un contenitore in copia unica, firmato, composto da 12 volumi interamente rilegati a mano.
4. LA SOLIDARIETÀ: il ricavato delle donazioni per le stampe, firmate, dei ritratti, le vendite del catalogo e la donazione per l’assegnazione del ”MUSEUM” contenitore della mostra andranno interamente devolute alla Fondazione Hospice Maria Teresa Chiantore Seràgnoli, Bologna.
Altri articoli di questo autore
Stefano Di Marco – Le pietre di scarto
Cieli e rami, acque e luci nelle fotografie di Fabiana Bassetti
Fino all’ultimo miglio
Lo spazio del Sacro di Gianni Zanni
Le montagne di carta di Gianni Maffi
Il fascino di un fiume nelle fotografie di Pino Pavone
Le fotografie surreali di Mario Cucchi
Le “Mappe arboree” di Alessandro Vicario
BuonaDomenica#191 “Lui”, il senzatetto stanziale e il primo maggio di Pio Tarantini
Novecento volte Eugenio Allegri: un volume pregiato da realizzare
Sul ritratto fotografico di Paola Mattioli
BuonaDomenica#188 Foto-telefonini tra sacro e profano
BuonaDomenica#187 – False fotografie, veri problemi
Il racconto del giardino in una nuova galleria a Milano
Di sguardo in sguardo
L’“Essere Holga” di Carlo Riggi
La Settimana Santa dei fratelli Tartaglione
Le cose buone dal mondo di Margherita Del Piano
L’intenso minimalismo di Federico Pacini
Sulle orme di Pasolini a Voghera Fotografia 2022
Storie e paesaggi di periferia
Carlo Garzia e la sua storia fotografica in mostra a Lecce
Le atmosfere misteriose di Stefano Di Marco
Le capsule surreali di Giacomo Giannini
Esplorazioni dello spazio a Catania
Il Luna Park dell’anima di Maurizio Coppolecchia
I paesaggi dell’omologazione di Franco Sortini
Le vie di fuga di Tina Cosmai
Elementum, le materie del mondo
A più di 40 anni dal terremoto
Giuseppe Monga fotografo per passione
L’altra metà del cielo in mostra a Trieste
La commedia umana di Fausto Giaccone
Fotogenesi, dialogo generazionale
Roberto Masotti, musica, arti e fotografia
Gli sguardi trasversali sul Po di Paolo Simonazzi
Paolo Bonfiglio: immagini, pensieri, parole
La Città Eterna di Giacomo Pepe
I paesaggi di confine di Pietro Amendolara
Gli ectoplasmi sperimentali di Giacomo Vanetti
Gian Butturini: un fotografo contro
Sempre uguali, sempre diversi: i pesci di Luca Casonato
Un paese in posa per Giulia Caminada
Una dea di speranza per Libero De Cunzo
Mediterraneo: un piccolo grande mare
I ritratti di Joe Oppedisano
I dieci anni di Spazio53 a Voghera
Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
La sua ricerca di fotografo eclettico si è estesa in diversi ambiti, superando i vecchi schemi dei generi fotografici a partire dal reportage, al paesaggio, al concettuale… Leggi tutto
No comment yet, add your voice below!