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I giorni della Kolyma

di Emanuele Mei

Questi giorni mi hanno ricordato “I racconti della Kolima” di Varvam Salamov. Ho immaginato più volte leggendo il libro cosa avesse provato realmente l’autore. Tutte le storie si soffocano a vicenda, è un libro complicato su una situazione difficile. Una storia innevata, all’inizio si sente il rumore della stufa, la stessa stufa presente nelle stanza della chruščëvka in cui sono ospite in questo momento. La condivisione degli spazi, il freddo, l’acqua fredda, la neve e il panorama dalla finestra mi hanno riportato dentro il libro, in una terra dove è impossibile rimanere umani.
Qui le storie sono tutte vere, e i sentimenti prendono uno nuovo significato sugli scheletri della Russia sovietica.

Nella neve di Varlam Šalamov

Come viene aperta una strada nella neve vergine? Un uomo avanza per primo, sudando e imprecando, muove con difficoltà una gamba poi l’altra, e sprofonda ad ogni passo nello spesso manto cedevole. L’uomo è sempre piú lontano e nere buche irregolari segnano il suo cammino. Stanco, si allunga sulla neve, accende una sigaretta e il fumo della machorka si espande lentamente in una piccola nuvola azzurrina sopra la bianca neve scintillante. L’uomo è già andato oltre, ma la nuvoletta resta sospesa là dove si era fermato a riposare: l’aria è quasi immobile. Per aprire una strada si scelgono sempre delle giornate calme, affinché i venti non spazzino via le opere degli uomini. L’uomo sceglie da sé i punti di riferimento nell’infinità nevosa: una roccia, un albero alto, e come il timoniere che conduce la barca lungo il fiume, da un promontorio all’altro, cosí l’uomo sposta il suo corpo attraverso la neve. Sulla pista stretta e labile che ha segnato avanzano, spalla contro spalla, cinque o sei uomini. Tutti posano il piede non nella traccia ma accanto ad essa. Quando raggiungono un punto convenuto in precedenza, fanno dietro front e ritornano sui propri passi, sempre badando a calpestare la neve intatta, là dove l’uomo non ha ancora posato il suo piede. La via è tracciata.
 
(Testo tratto da I racconti della Kolyma di Varlam Tichonovič Šalamov)
©️Emanuele Mei

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