Enrica Pontin è Socia TAU VISUAL PROJECTS.
Altre info puoi trovarle qui: https://www.phocusmagazine.it/tau-visual-projects-chi-siamo/
Il lavoro nasce e si sviluppa tra il 2020 e il 2023.
In un blocco personale e di perdita di fiducia sentivo venir meno ogni mia capacità fotografica ed espressiva ma soprattutto alcuni episodi traumatici avevano creato in me una sorta di autismo relazionale.
Nei precedenti anni, in alcune fasi acute di vulnerabilità, avevo iniziato a colloquiare tra me e me e la mia ombra.
La parte che non si sentiva ascoltata e compresa diventò presente prepotentemente. Identificarla, inserirla anche visualmente nel mio dibattere mi permetteva di mettere a fuoco, di marcare dei confini, buttando fuori rabbie, inquietudini, malumori, tristezze, frustrazioni, interrogativi.
La mia ombra era un traduttore che mi aiutava a decodificare; era divenuta quindi una grande possibilità introspettiva.
I soliloqui iniziarono a far evocare in me ricordi, luoghi, passaggi fondamentali della mia storia e poi talenti, aspirazioni ma soprattutto nuove energie per affrontare la vita.
Erano messaggi impellenti, che richiedevano di interfacciarmi permettendomi di ristabilire un equilibrio.
Una notte, con la sola luce della lavagna luminosa, nella parete bianca della mia stanza cominciai a proiettare alcune foto del mio archivio, immagini che avevano avuto un ruolo fondamentale nella mia storia e dove avevo elaborato dei click interiori. Iniziai a introdurre in ogni immagine della narrazione la mia ombra di modo che interagisse con il rappresentato.
Fu un percorso negli anni a seguire, che pian piano mi ha condotta verso una stabilità emotiva, a nuove fiducie e ripartenze. Mi ha fatto riemergere da un abisso profondo.
Dopo aver assimilato che l’ombra esiste perché c’è presenza di luce, i monologhi si sono trasformati in dialoghi facendomi riscoprire il potenziale esplorativo, ispirativo e creativo di queste zone buie.
Aver trasformato tutto ciò in una serie di autoritratti racchiude un’esigenza evocativa, una narrativa di elaborazioni intime e di disvelamento interiore.
È un lavoro autobiografico al passato prossimo, nato da un’urgenza trasformativa del mio essere non imperturbabile.
Una proiezione dei miei paesaggi interiori, un dialogo e una rivelazione.
Una volta esaurito il compito di risolvere una criticità personale, oltre a raccontare in immagini una parte della mia interiorità, ho sentito il desiderio di condividere questo sviluppo fotografico con l’intento di offrire all’osservatore la possibilità di esplorare qualcosa dei suoi paesaggi interiori e a coinvolgerlo in un dialogo con se stesso.
I Dialoghi dell’Ombra è stato selezionato da Denis Curti per STILL Fotografia a Milano e nella mostra collettiva “Confessioni: il realismo fotografico dell’intimità” si sviluppa, con la curatela di Alessio Fusi, come esperienza installativa dove dei box luminosi e un interruttore permettono al fruitore di interagire e di scorgere il ruolo della luce e il valore dell’ombra.
Nota biografica
Il suo approccio alla fotografia nasce da un bisogno di osservazione e lettura interiore, inizialmente in forma autodidatta. Attraverso i dettagli sperimenta e trasforma in immagini l’introspezione e la sensibilità percettiva. Sempre più iniziano a sedurla elementi materici, gestualità, linee e forme, luci e ombre coinvolgendola in un’urgenza creativa e comunicativa. Esplora ciò che la circonda e che vive dentro se stessa.
Attraverso l’autoritratto inizia a sviscerare gli stati d’animo e a scoprire la fotografia come forma imprescindibile di espressione, diviene la carta geografica del mondo interiore, una metafora di identità. Attraverso corsi e workshop, mostre e sperimentazioni approfondisce la valenza narrativa che diviene il suo mezzo più congeniale.
La ritiene una camera oscura interiore.
L’importanza della permanenza della foto, dei ricordi e la necessità di lasciare traccia dei passaggi di vita, rendono la sua fotografia estetica, evocativa e intimista. Trova complementarietà nel background in campo formativo, educativo e sociale, mettendo a servizio il linguaggio fotografico all’esplorazione del sé e proponendo una metodologia esperienziale.
Crede nella cultura visiva, nel ruolo dell’esperienza dello sguardo per generare sensibilità, veicolare messaggi e toccare corde profonde, sollecitare.
Vive la necessità di un contatto materico e reinterpretativo della fotografia e il processo di stampa e installativo diviene sempre più parte indispensabile per rendere completo il percorso.
Vive a Bassano del Grappa ma ama oltrepassare i confini, dovunque la conducano.
Facebook: enrica.pontin
IG: enricapontin_fotografia
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