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HO VISTO UN POSTO – La Corea del Sud

di Verdiana Gasperini

Viaggiare in giro per il mondo è uno dei più grandi privilegi che si possa avere: scoprire nuove località, immergersi nelle culture locali, conoscere la gente del posto e vivere esperienze indimenticabili è qualcosa che non ha prezzo.

La fotografia è parte integrante di ogni mio viaggio. Attraverso la fotografia infatti posso immortalare e bloccare per sempre un’immagine nella mia mente, che anche a distanza di anni mi evocherà ricordi indelebili.

Quando riguardo le foto dei miei viaggi, a distanza di tempo, riesco a rivivere esattamente quelle sensazioni, talvolta sentendo addirittura gli odori o i suoni legati a quel determinato posto.

Lo scorso settembre sono partita alla volta della Corea del Sud, una terra tanto lontana e tanto diversa da noi, da cui mi sentivo da tempo fortemente attratta e affascinata.

Dal 2012, quando la canzone Gangnam Style di PSY ha fatto il giro del mondo, la Corea non si è più fermata. K-pop e K-drama sono ormai noti a chiunque e presenti su tutte le piattaforme di streaming, sono molto apprezzati in occidente. Anche io sono “entrata nel tunnel” e dopo aver fatto una scorpacciata di serie tv coreane ero davvero curiosa di approcciarmi per la prima volta a questa terra.

È stato il mio primo viaggio con una mirrorless, strumento che non avevo mai avuto l’opportunità di testare.

Il programma di viaggio, rigorosamente stilato da me, era piuttosto fitto e l’idea di dover fare diversi cambi di ottica nella frenesia degli spostamenti e in condizioni non sempre ottimali non era la soluzione migliore, inoltre cerco sempre di limitare il peso dell’attrezzatura soprattutto quando so che ci sarà molto da camminare.

Così sono partita con il mio Nikkor Z 28-400 f/4-8, un tuttofare che consente di ottenere ottimi risultati con un ingombro piuttosto contenuto.

Arrivo a Seoul nel tardo pomeriggio, in Corea non adottano l’ora legale, per cui è già notte. Sbrigate le pratiche burocratiche all’immigrazione mi dirigo verso il centro città alla ricerca del mio hotel, situato in un quartiere non troppo popolare tra i turisti. Non sapevo cosa aspettarmi ma ero emozionata all’idea di scoprire di più su questa terra.

Il quartiere mi accoglie con un’atmosfera che mai avrei immaginato. Le temperature sono ancora gradevoli e si sta volentieri all’aperto. In una piazzetta ci sono decine di banchetti che preparano cibo da strada, da mangiare rigorosamente sul posto, sui tavolini di plastica a volte rossi a volte blu che si trovano davanti ad ogni chiosco.

I menù sono tutti in coreano, segno che sono finita proprio in un posto autentico, e dopo alcuni tentativi di traduzione con le app sullo smartphone, una ragazza che parla anche inglese, cosa non comune tra i coreani, si offre di darmi una mano. La gentilezza e l’ospitalità di questo popolo si percepisce da subito.

Il quartiere è pieno di giovani e di ragazzi che passano un sabato sera spensierato mangiando del buon cibo e bevendo Soju, un distillato locale tanto amato dai coreani.

Le premesse sono ottime, non vedo l’ora di iniziare l’esplorazione.

Seoul è una città vibrante e viva ma allo stesso tempo calma ed educata. È una città piena di contrasti che convivono perfettamente tra loro: puoi imbatterti in una residenza d’epoca e avere un grattacielo sullo sfondo, o scovare un tempio colorato in mezzo a grandi palazzi adibiti ad uffici.

Durante la mia permanenza a Seoul ho visitato residenze reali, abitazioni tipiche ma anche strutture moderne e grattacieli dai quali godere di meravigliose viste panoramiche. Ho visitato un’isola verdissima, passeggiato in mercati cittadini e in aree riqualificate della città che mi hanno fatto capire quanto i coreani ci tengano alle loro città.

Anche se la città è immensa, e questo lo si percepisce ancora di più ammirandola dall’alto, la rete dei trasporti è ben strutturata e facile da comprendere, dunque anche se le distanze sono notevoli, è sempre piuttosto facile arrivare da un punto all’altro.

Il cibo, vario e diverso a seconda del ristorante in cui ci si trova è sempre delizioso ed è venduto ad un prezzo ottimo. Neanche il tempo di ordinare che già la tavola viene imbandita con acqua, sempre gratuita, e qualche contorno di verdure, compreso l’immancabile kimchi, il cavolo fermentato in salsa piccante di cui ognuno ha la sua personale ricetta.

Il mio viaggio però non si è limitato a Seoul e ai suoi dintorni. Con un treno veloce ho raggiunto la costa a sud est del paese, per vivere l’atmosfera autentica dei paesini meno conosciuti e per niente turistici, dove gli abitanti, come in un drama ti fissano incuriositi, come fossi un alieno.

Della parte sud il posto che più mi ha colpito è sicuramente la città di Gyeongju, indubbiamente molto turistica ma allo stesso tempo piacevole e piena di siti interessanti tra cui fra tutti la dimora storica illuminata dopo il tramonto che si specchia nel laghetto circostante. La sua particolarità è la simmetria perfetta che forma col suo riflesso il che lo rende una tappa imperdibile per tutti gli amanti della fotografia.

Qui ho trascorso una notte in un Hanok. Gli Hanok sono abitazioni tradizionali coreane, disposte in genere intorno ad un cortile comune; in casa si entra rigorosamente senza scarpe, un po’ come in tutta la Corea e il materasso è posizionato direttamente sul pavimento. Esistono poi varianti più lussuose con letti enormi e vari servizi, ma a mio avviso ci si discosta un po’ troppo dall’autenticità. Questa esperienza si può fare anche in altre località, tra cui Seoul.

Molto interessante anche la città di Busan, la seconda città della Corea del Sud, con le sue spiagge enormi e gli eventi serali come l’insolito spettacolo dei droni.

A Busan si possono ammirare quartieri antichi e aree più moderne, inoltre ogni giorno c’è un gigantesco mercato del pesce, pieno di banchetti con pesci di ogni genere in cui per chi lo desidera si può mangiare il pescato del giorno. Tuttavia non mancano aree pedonali, passeggiate sul mare, tanto street food, negozi, e l’imperdibile e romantico trenino colorato con vista mare.

Per terminare il viaggio lontano dalle grandi città ho preso un aereo per l’isola di Jeju, la più grande isola della Corea del Sud, meta molto gettonata anche dai locali.

A Jeju scopro un’atmosfera più rilassata, un’acqua azzurra e limpidissima e tante formazioni naturali molto interessanti. Se si ha fortuna si può avvistare la boa di una delle Haenyeo, le donne sub che si immergono senza bombole di ossigeno per pescare molluschi, una vera istituzione per Jeju tanto da essere state inserite nella lista dei patrimoni UNESCO.

Sull’isola il tempo cambia velocemente e durante la mia breve permanenza molti spot fotografici che contavo di visitare sono impossibili da raggiungere per il maltempo. Sono imprevisti che si mettono in conto quando si parte per un viaggio e anche se il senso di frustrazione può essere tanto, ho imparato con il tempo a non scoraggiarmi, piuttosto ad essere grata per l’esperienza che ho avuto la possibilità di vivere.

Della Corea mi porto a casa, oltre a una memory card piena di foto, il ricordo della gentilezza e della cortesia delle persone, disposte ad aiutare nonostante le barriere linguistiche, il profondo senso di sicurezza percepito in ogni angolo e ad ogni ora del giorno o della notte e l’estrema pulizia delle strade e dei luoghi pubblici, che mi fa sperare che un mondo migliore è davvero possibile.

“Sono una viaggiatrice curiosa ed instancabile, determinata a voler conoscere più pezzi di mondo possibile. Non chiedetemi però qual è il viaggio che mi è piaciuto di più, perché rispondere a questa domanda è troppo difficile.
Non parto mai senza la mia macchina fotografica, fedele compagna di ogni avventura. Grazie a lei riesco a rendere indelebile il ricordo delle esperienze vissute e a raccontarle tramite le immagini.
Nel 2019 ho aperto un blog per parlare dei miei viaggi e per fornire consigli utili a tutti coloro che sono interessati alle destinazioni che ho avuto modo di conoscere.”
 
Di seguito i link ai miei canali.

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