
Surrealismo domestico. Questa, probabilmente, è l’espressione che meglio definisce le opere dell’artista Helga Stentzel, specializzata nella creazione di pittoresche sculture poste sugli stendibiancheria. L’artista londinese di origini russe crea opere d’arte utilizzando abiti stesi che compongono ogni volta figure diverse.
Ma facciamo un passo indietro. Avete mai sentito parlare della PAREIDOILIA?
Si, lo so, è una parola strana che sembra difficilissima ma in realtà è una cosa che capita spesso a tutti. Avete presente quando vedete una forma di nuvole che vi ricorda un drago? O un interruttore che sembra una faccia?
Ecco. State avendo una visione pareidoilica, ma non abbiatene paura, succede a tutti, anzi, alcuni artisti come Giotto e Leonardo la onoravano mettendo nelle loro opere dei segni apparentemente neutri ma che guardandoli con attenzione si potevano riconoscere i loro profili o altre immagini non inerenti all’opera esposta.
E’ un fenomeno davvero interessante, in sintesi è l’illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma più o meno casuale. È la tendenza istintiva e automatica a trovare forme familiari in qualcosa che non è realmente ciò che stiamo vedendo.
Si tratta di un fenomeno istintivo, molto più comune di quanto in realtà potrebbe lasciare intendere il suo nome.
La pareidolia nasce con ogni probabilità dalla necessità che avevano i nostri antenati preistorici di riconoscere un eventuale predatore mimetizzato tra la natura. Per loro riuscire a collegare pochi elementi visibili per individuare un animale feroce era necessario alla sopravvivenza della specie. Nonostante si tratti di una facoltà congenita nell’uomo, presente fin dall’età infantile, il tipo di oggetti individuati dipende molto anche dalle esperienze pregresse e dalla cultura visiva personale. Non è un caso che volti di Cristo o della Madonna appaiano sui muri, sugli alberi, sulle piastre dei ferri da stiro e persino sulle fette di pane tostato solo alle persone particolarmente credenti.
La produzione artistica di HELGA STENTZEL si basa proprio su questa sensazione visiva.

Helga Stentzel è un’artista multidisciplinare con sede a Londra, Regno Unito. Lavora con una vasta gamma di media tra cui fotografia, illustrazione, videografia, scultura e design murale. Nel 2020 ha ricevuto il premio “Food Art Creator of the Year” e ha collaborato con Hermes, Amazon, BBC, Honda e O2, tanto per citarne alcuni.
Ha partecipato a numerose mostre collettive a New York e Londra e ha tenuto una mostra personale a Seoul nel 2022.
Prima di diventare una artista affermata ha lavorato nel settore della pubblicità e ha gestito un’attività di abbigliamento per bambini.
“La mia arte consiste nel trovare la magia nel banale, nel vedere la bellezza nelle imperfezioni e nel connetterci alla nostra realtà in un modo nuovo. Adoro notare somiglianze giocose, che si tratti di un maglione su una linea di abbigliamento che assomiglia a un cavallo o di una fetta di pane che ricorda la testa di un cane. È solo il punto di partenza però. Da questo momento in poi le storie e le immagini iniziano a ronzarmi in testa: come sarà questo cavallo? Qual è il suo nome e il suo carattere? Le piace correre con altri cavalli? – La lista potrebbe continuare all’infinito! Spero che la mia arte aiuti le persone a connettersi con il loro bambino interiore e a riscoprire la gioia di assaporare piccole delizie visive dentro e fuori le loro case”.
La cosa che mi intriga di più è che ha saputo coniugare le forme più semplici con attività quotidiane, e lo ha fatto realizzando pezzi unici e inaspettati, imprevedibili, anzi, incredibili.
Tutto è iniziato con quella che l’artista chiama “osservazione senza aspettativa”, come facciamo noi quando, sdraiati sulla sabbia, contempliamo la forma delle rocce o la forma delle nuvole e cominciamo a immaginare oggetti e animali.
Iniziano così a nascere le creazioni dell’artista, assembramenti che combinano elementi del surrealismo con la vita domestica. Prima sono nati il “Banana Terrier” (un cane fatto con una banana), il “Choco-cat” (un gatto posto sopra una pallina di gelato) e il “Brad Pet” (un cane fatto con il pane).
Successivamente, sarebbe apparsa la serie sugli stendibiancheria, ribattezzata “Clothes Line Animals”. Poi l’artista è andata più a fondo e ci ha mostrato un elefante creato con dei pantaloni e una camicia.
I materiali usati per le sue opere sono decisamente non convenzionali.
L’artista combina tessuti colorati, calze, camicie, cesti della biancheria, pane, spaghetti, banane, torte, gelati, uova, pezzi di tastiera, in un modo surreale per dare libero sfogo a tutta la sua creatività e alla fine riesce a creare opere uniche.
Il lavoro di Helga ormai è famoso ovunque, ha ricevuto l’attenzione dei media in tutto il mondo – dalla Corea alla Colombia; anche sulla stampa, in TV e online. La sua pagina Instagram è seguitissima e sul suo sito si possono vedere molte opere e volendo anche acquistarle.
Se avete voglia potreste provare a produrre immagini di pareidoilie, dalle più semplici alle più complesse, è un esercizio molto interessante per allenare la mente fotografica. Fate un paio di prove.
Trovare l’ispirazione forse non è facile, lo so, oggi con questo ritmo frenetico di vita quotidiana, dedichiamo poco tempo alla contemplazione di ciò che ci circonda e invece è assolutamente fondamentale trovare qualche minuto di pausa per far emergere la creatività. Ma se trovi il tempo e decidi di provarci, lascia che le opere riflettano chi sei: crea pezzi che rispecchino il tuo carattere, nel modo più naturale e spensierato possibile.
Questo è ciò che darà più originalità alle tue opere di surrealismo casalingo.
https://www.helgastentzel.com/
Tutte le fotografie sono di © HELGASTENTZEL
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Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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