Sui grandi fiumi si sono costituite da sempre mitologie che si perdono nella notte dei tempi, soprattutto per i fiumi più grandi in assoluto come il Nilo, il Mississippi, il Rio delle Amazzoni, il Gange e altri. L’Italia, per le sue dimensioni e la sua conformazione geografica non è un territorio adatto per accogliere un fiume gigantesco come quelli citati prima: come è noto, il più grande del nostro Paese è il Po che, partendo dalle Alpi occidentali, attraversa la pianura Padana fino a sfociare a Est nell’alto Adriatico. A parte il percorso montano iniziale il territorio che attraversa è sostanzialmente uniforme, caratterizzato dalla piattezza della pianura: un paesaggio caratterizzato da fertili campi estesi a perdita d’occhio e spesso delineati da filari di alberi. Sulle sponde del fiume e nelle aree vicine, nel corso dei secoli, sono nati e si sono consolidati tantissimi centri abitati, piccoli e grandi, che hanno potuto fruire dei vantaggi economici e commerciali che il fiume offre: dalla fertilità del terreno alla possibilità di navigazione fino al mare.
In questo contesto economico-geografico si è strutturato un paesaggio antropizzato particolare, tra punti di approdo, cascine, centri abitati, strutture agricole e industriali che segnano il territorio.
L’area fluviale è stata perciò da sempre oggetto di interesse da parte di letterati, artisti e, nell’età contemporanea, di registi cinematografici e fotografi. Basti pensare, a proposito di questi ultimi, quanto interesse ha suscitato la macro-regione padana nella fotografia di paesaggio a partire dai lavori di molti autori ancora intrisi di neorealismo, tra gli anni Quaranta e Cinquanta, agli anni Ottanta del Novecento con gli autori del cosiddetto Nuovo Paesaggio Italiano che ha avuto probabilmente in Lugi Ghirri, nato e vissuto in Emilia, il massimo cantore.
Di questa più recente poetica diventa partecipe ai nostri giorni il fotografo Paolo Simonazzi (Reggio Emilia, 1961) che attorno al paesaggio del Po ha realizzato un corposo lavoro, Il filo e il fiume, attualmente in mostra a Parma.
Questo lavoro di Simonazzi non è strettamente riconducibile a una concezione restrittiva di fotografia di paesaggio: se questo aspetto pare dominare il flusso di immagini selezionate – 56 fotografie presenti in mostra e in catalogo – tuttavia si tratta di un paesaggio multiforme, integrato da interni e ambienti a volte animati dalla presenza o dai ritratti di persone. E anche quando le persone non sono direttamente presenti nell’inquadratura se ne avverte la presenza come nell’immagine di una vecchia cucina-fornello e di un tavolo, collocati ai margini di un campo, sui cui piani sono posati vari oggetti di uso comune.
Ancora, per restare in ambienti più domestici, l’inquadratura di una sala di ristorante, con i tavoli ripresi probabilmente al termine di un pranzo, dominata da una enorme gigantografia di un paesaggio fluviale. In queste immagini, e in altre simili, si incrociano diversi livelli di lettura dove l’immediatezza del primo dato realistico viene arricchita dai richiami metaforici della citazione visiva presente nell’inquadratura con la gigantografia.
E poi spesso ci si imbatte in altri segni del vivere quotidiano, tra una grande, misteriosa, ruota che aleggia su un centro abitato e cortili con i panni stesi. Questi segni di diversa fattura e tenore costituiscono quel filo metaforico cui fa riferimento il titolo della mostra, Il filo e il fiume: una vibrazione visiva che collega momenti, ambienti e paesaggi diversi ma uniti dalla consapevolezza che tutto ruota attorno al grande fiume. Scrive al proposito, tra l’altro, in uno dei testi presenti nel volume Davide Papotti: «[…] …il filo, in ultimo, è anche quello che congiunge, invisibile ma tenace, i lavori di Paolo Simonazzi inanellati nel corso del tempo: sottili rimandi, delicate coerenze, sottese citazioni, giochi di assonanza.»
Simonazzi è un autore con un percorso consolidato da molti progetti presentati e pubblicati in Italia e all’estero e questo lavoro in particolare probabilmente accentua e rafforza il suo legame con la terra in cui è nato e alla quale ha dedicato altri importanti lavori.
La mostra si avvale anche del contribuito video del regista Riccardo Marchesini con ulteriori elementi di conoscenza e chiavi di lettura del progetto.
Pregevole, come consueto nella produzione di Silvana Editoriale, il catalogo che accompagna la mostra e che – oltre alle fotografie dell’autore − si avvale dei contributi critici di Davide Papotti e Francesco Zanot.
Paolo Simonazzi - Il filo e il fiume
Paolo Simonazzi. Il filo e il fiume, a cura di Francesco Zanot. Edizione bilingue italiano / inglese. 146 pp., formato cm 21.5 x 28.5, Silvana Editoriale, 2021, € 39,00.
Mostra:
Paolo Simonazzi
Il filo e il fiume
a cura di Andrea Tinterri e Ilaria Campioli
26 marzo – 8 maggio 2022
Palazzo Pigorini – Parma
Strada della Repubblica 29/a
Ingresso: mercoledì, giovedì e venerdì: ore 15.30 – 19.30 | sabato e domenica: ore 10.30 – 19.30
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
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