Quando si dice trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Anzi, perfetto.
Vi racconto la storia.
Giovanna Calvenzi viene a Torino, la mia città, per recarsi presso alcune mostre e io, impunemente, mi aggiungo al suo tour; sia perché mi fa sempre piacere incrociare Giovanna, soprattuto nei luoghi di mostre fotografiche, sia perché in effetti non le avevo ancora visitate.
L’ultima tappa del giro è da Camera, c’è la mostra di Paolo Ventura che lei conosce fin da quando erano ragazzi e così oltre alle opere in mostra aggiungo la bellezza dei suoi racconti inediti. Ad un certo punto arriva Gianni Berengo Gardin, da lì a poco terrà un incontro proprio nella sala conferenze di Camera su alcune sue immagini giovanili realizzate alla Olivetti. Mentre ci avviamo tutti insieme nell’aula magna e ci facciamo i doverosi saluti Giovanna prende un libro da una borsa e lo dona a Berengo il quale resta con l’espressione sospesa tra il ringraziamento e lo stupore, poi lo guarda bene, sorride e con la sua voce inconfondibile esclama: “ Eh, grazie, sei molto cara… ma io ce l’ho già questo!”, Giovanna si stupisce ma ne gioisce, se lo riprende, mi guarda e porgendomelo “Allora lo diamo a Ranzani”.
Ecco il perché dell’incipit.
E’ un libro che conoscevo ma non avevo e riceverlo dalle sue mani mi ha fatto saltellare come un bimbo.
L’ho letto in pochi giorni e oggi vorrei parlarvene e consigliarvelo, non tanto per questioni di affetto o amicizia, ma proprio perché è un bel leggere. Già la storia di come è nata l’idea della raccolta di interviste in un libro è molto curiosa, ma non ve la anticipo, preferisco la leggiate nell’intro scritta da Giovanna. Vi posso invece raccontare che sono interviste realizzate nei primi anni 80 dall’esordiente giornalista Calvenzi per la rivista IL FOTOGRAFO (per chi ha un po’ di anni come me sentirà un treno di ricordi a ripensare a quella rivista). Più o meno andò così, Lei propose questa idea e, forse con anche un po’ di sorpresa da parte sua, il direttore accettò. Bill Brandt, Andrè Kèrtesz, William Klein, David Bailey, Jeanloup Sieff, Jaques-Henri Lartigue, Mario Giacomelli, Elliott Erwitt, Franco Fontana, tutti nomi da far girare la testa, e Lei li incontrò uno ad uno, come una collana di perle, infilati uno ad uno, intervista e ritratto fotografico. Quelle incredibili conversazioni trovarono casa sui periodici di fotografia dell’epoca e lì rimasero, si potevano leggere solo su quelle pagine ormai introvabili se non su qualche bancarelle o su e-bay.
E invece, grazie ad una serie di incontri casuali, oltre 20 anni dopo, mani nell’archivio, ecco un libro che vi trascinerà in un sentimento di invidia gentile per non essere stati lì anche voi, a guardare New York dalla finestra dello studio di Art Kane, a passeggiare per Modena con Franco Fontana o stare seduti sulle panchine dei giardini delle Tuileries di Parigi discutendo di clavicembali con Doisneau…
Datemi retta, fatevi traghettare, verbo magnifico che usa Giovanna e che riporta perfettamente l’idea di quando qualcuno riesce a prenderti su una sponda e ti porta su un altro confine da esplorare, leggete questo libro e fate il giro del mondo (della fotografia) ed entrerete in un incanto di spunti…. e di appunti di vista.
Edito da POSTCART
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TOMMASO OTTOMANO – IL REGISTA DEI MANESKIN
Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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