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GIAN PAOLO BARBIERI – OLTRE

di Tiziana Bonomo

@Gian Paolo Barbieri Naomi Campbell in Yves Saint Laurent Parigi 1988 Courtesy Musée Yves Saint Laurent Paris

Sfogliando un libro mi incanto davanti a questa immagine di un riconoscibile autore italiano della fotografia che vince, nel 2018, il premio Lucie Award come Miglior Fotografo di Moda Internazionale.

Sveliamo lentamente. Rimaniamo sull’immagine che fa pensare ad un mondo incantato come quello delle fiabe. Così è stato per me. Il profilo perfetto, una silhouette da favola. La magia è nell’insieme di un abito di tulle da ballerina indossato con grazia e bellezza da una figura che sembra realmente da fiaba. Le luci suggeriscono la scena di un racconto che ognuno può immaginare a suo piacimento. Questa fotografia potrebbe essere di ispirazione per scrivere la scenografia di un film di Disney.

 

La foto è tratta da il catalogo della mostra “Oltre” di Gian Paolo Barbieri. Una foto fatta nel 1988 alla modella Naomi Campbell in Yves Saint Laurent. Questa immagine non fa parte delle icone “internazionali” di Barbieri come gli scatti alla Bellucci per Dolce e Gabbana o Jerry Hall per Vivienne Westwood o a Lilly Bistrattin per Pomellato o a Benedetta Barzini o Tina Turner e Gianni Versace o quelle a Tahiti. Ma questa fotografia comunica bene il suo pensiero: «Ho tolto la modella dalla pedana bianca e l’ho inserita in una scenografia, questo è stato uno dei cambiamenti più rivoluzionari nella fotografia di moda». D’altronde il film documentario Gian Paolo Barbieri. L’uomo e la bellezza di Emiliano Scatarzi inizia con una scena in cui il fotografo guarda un film degli anni ’30 in bianco e nero dove una donna bellissima disperata e piangente per amore guida un’auto dell’epoca e muore in un incidente. Ebbene quel film ha ispirato Barbieri per una sequenza di moda per Valentino pubblicato su Vogue Italia nel 1983. D’altronde la sua fotografia racconta storie ed è molto studiata, come se ogni immagine fosse realmente un mini-film.

In questa come nelle altre immagini di Barbieri non c’è intervento di post-produzione ma c’è una ricerca e un’analisi che vengono fatte a monte per raggiungere quel risultato. il teatro e il cinema sono le sue grandi fonti di ispirazione, da cui ha preso linfa, luce, dimensione. D’altronde è cresciuto con una madre che gli lasciava “campo libero” e lui con i suoi amici potevano fare ciò che volevano. Barbieri stesso evoca di un ritrovo in casa – ancora molto giovane – con i suoi amici dove avevano addobbato e rivoluzionato la sala con della paglia per terra, con i muri imbrattati di carta e colore ….

Ad un certo punto suona alla porta sua madre: lei apre guarda chiude la porta e scompare. Dopo qualche giorno mentre Barbieri passa nel corridoio sente la madre che confida ad una amica “Era talmente bello che non ho osato dirgli nulla”. Grandiosa!! Un enorme vantaggio crescere con a fianco qualcuno che riesce a sostenere la creatività, l’estro che altro non sono se non manifestazioni dell’anima che hanno bisogno di spazio e libertà per esprimersi.

Uno straordinario personaggio che negli anni ’80 era già il fotografo di Armani e con uno stile che lo ha sempre contraddistinto!

Nel filmato Barbieri si confida: “Non c’è stato un momento in cui io mi sia sentito pronto per iniziare la fotografia. L’ho sempre fatta, ho sempre avuto la macchina fotografica in mano. Poi dopo sono diventato professionista. Però non ho fatto una scelta, è andata così.” La sua esperienza di 8 mesi negli studios di Cinecittà incontrando Fellini e lavorando con Visconti, Lattuada gli hanno consentito di affinare e modellare l’estetica che siamo in grado di ammirare nelle sue fotografie. “Fotografavo di sera sul mio terrazzo con la luce che creava le ombre e stampavo io le foto … così è cominciata la mia carriera”.

Ha iniziato a lavorare a Parigi patria della fotografia e della moda. Per diventare un significativo e riconosciuto fotografo di moda, per riuscire ad esaltare la bellezza e farla diventare sognante non è sufficiente lavorare con modelle straordinarie e conoscere alla perfezione la tecnica fotografica. Sono i pensieri, le ricerche, le idee che rendono uniche le sue immagini: esaspera i personaggi e li fa diventare attori di scene inventate. La foto di moda è mille cose secondo di chi prende in mano la macchina fotografica e abbiamo tanti validi esempi italiani ma di Gian Paolo Barbieri possiamo affermare che ha anticipato tendenze ed ha segnato uno stile inconfondibile. Barbieri fa la storia e fa affiorare dalla sua cultura e dalla sua mente tutti quei riferimenti e rimandi che attinge dalla sua memoria cinematografica, visiva, pittorica. La sua ricerca è la perfezione compositiva ed estetica. La bellezza è la sua ossessione come cosa molto delicata: ”devi essere colta”!

Così uno dei più grandi fotografi di moda del Novecento nel docu-film reagisce alla visione di sé stesso sul grande schermo, sperando che il suo lavoro “possa essere fonte di ispirazione per i giovani fotografi, fungendo da guida per questo percorso sempre più difficile e complesso. È importante non smettere mai di credere in ciò che si ama o che si scopre di amare. La scoperta è il motore principale che muove la conoscenza, necessaria per i cambiamenti e l’evoluzione. Storia, letteratura, arte, cinema, teatro sono sempre stati i compagni dei miei viaggi, elementi essenziali per continuare a crescere fino alla fine”. Naomi Campell è un pretesto così come l’abito di Yves Saint Laurent per affermare il piacere di disegnare con il linguaggio magico della fotografia la bellezza che ispira pensieri positivi che rimanda ad un mondo fatto di arte di cultura di pace.

 

DIDASCALIA @Gian Paolo Barbieri Naomi Campbell in Yves Saint Laurent Parigi 1988 Courtesy Musée Yves Saint Laurent Paris

 

BIOGRAFIA

Gian Paolo Barbieri nasce in via Mazzini, nel centro di Milano, da una famiglia di grossisti di tessuti dove, proprio nel grande magazzino del padre, acquisisce le prime competenze utili per la fotografia di moda. Muove subito i primi passi nell’ambito teatrale diventando attore, operatore e costumista insieme al  “Il Trio” , gruppo teatrale formato con due suoi amici, nel rifacimento di alcune parti di famosi film come La via del Tabacco, La Vita di Toulouse Lautrec e Viale del Tramonto. In seguito, gli viene affidata una piccola parte non parlata in ”Medea” di  Luchino Visconti, con Sara Ferrati e Memo Benassi. Il cinema noir americano costituisce una base importante per lui, cercando di capire come le attrici potessero risultare così belle illuminate da una luce tutta particolare che le rendeva ancora più affascinanti. Innumerevoli gli esperimenti con lampadine infilate nei tubi della stufa della cantina, da autodidatta, non avendo frequentato nessuna scuola di fotografia.Il cinema gli diede il senso del movimento e l’occasione di portare la moda italiana, nata su fondo bianco in pedana, in esterno, dandole un’anima diversa. Con l’occasione di trasferirsi a Roma, e grazie alle prime fotografie scattate in puro clima “Dolce vita”, Barbieri accetta l’offerta di  lavorare a Parigi poiché definito talentuoso nella fotografia di moda. Inizia così la sua carriera come assistente al fotografo di “Harper’s Bazar”, Tom Kublin, per un periodo breve ma intenso, in quanto Kublin mancò per un ictus solo 20 giorni dopo. Nel 1964 torna a Milano aprendo il suo primo studio fotografico, dove comincia a lavorare nella moda scattando semplici campionari e pubblicando servizi fotografici su Novità, la rivista che in seguito, nel 1966, diventerà Vogue Italia. Da quel momento inizia la sua collaborazione con Condè Nast, pubblicando anche su riviste internazionali come Vogue America, Vogue Paris e Vogue Germania.  Personaggi della scena come Diana Vreeland, Yves Saint Laurent e Richard Avedon, fanno parte della sua storia tanto importante quanto le collaborazioni con le attrici più iconiche di tutti i tempi da Audrey Hepburn a Veruschka e Jerry Hall. Fondamentale tappa del suo percorso è l’esperienza con Vogue Italia insieme alla realizzazione delle più grandi campagne pubblicitarie per marchi internazionali come Valentino, Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Armani, Bulgari, Chanel, Yves Saint Laurent, Dolce & Gabbana, Vivienne Westwood e tanti altri con il quale ha interpretato le famose creazioni degli anni ’80, in concomitanza con la conquista del Made in Italy e del prêt-à–porter italiano. Gli anni Novanta portano Barbieri a compiere diversi viaggi alla scoperta della cultura senza limiti, uniti alla curiosità per paesi lontani e gruppi etnici, per la natura e per gli oggetti più disparati secondo le sue ispirazioni, dando vita poi, a meravigliosi libri fotografici in cui luoghi e realtà lontane vengono raccontati attraverso il suo impeccabile gusto. Nonostante le foto siano in esterno e spesso immediate o fugaci, risultano talmente “perfette” da sembrare scattate in studio, unite alla spontaneità della popolazione e dei luoghi con un’eleganza ed uno stile che lo contraddistinguono sempre, riuscendo ad intrecciare la spontaneità della fotografia etnografica al glamour della fotografia di moda. Classificato nel 1968 dalla rivista Stern come uno dei quattordici migliori fotografi di moda al mondo, oggi vince il premio Lucie Award 2018 come Miglior Fotografo di Moda Internazionale.  Barbieri continua tutt’oggi – all’età di 82 anni –  ad essere richiesto come fotografo e artista per campagne pubblicitarie e redazionali, oltre ad essere presente con le sue opere nel Victoria & Albert Museum e National Portrait Gallery di Londra, nel Kunsforum di Vienna, nel MAMM di Mosca e nel Musée du quai Branly di Parigi. https://fondazionegianpaolobarbieri.it/it/gianpaolobarbieri/biografia/.

 A 82 anni, firma ancora campagne importanti e si apre al mondo attraverso la sua Fondazione che guida Emanuele Randazzo e dice: «L’obiettivo è tutelare la vastità del patrimonio artistico di Barbieri, ma intendiamo anche sostenere nuovi artisti, soprattutto gli italiani che non hanno la possibilità di essere conosciuti».

La mostra GIAN PAOLO BARBIERI OLTRE è al Forte di Bard in Valle d’Aosta fino al 3 marzo 2024.

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